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SETTE INTERVISTE A SETTE MILLENNIALS

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

18
GEN
2018

I giovani dell’Associazione UPWARD non si arrendono al nichilismo passivo della rassegnazione e, con un confronto serrato con la realtà, declinano al presente indicativo i loro sogni.

Bisogna smettere di parlare dei giovani, perché è molto più utile parlare con i giovani e farlo non in modo solo confidenziale o, peggio, paternalistico, ma mettendoli in primo piano per conoscere cosa pensano e cosa stanno inventando per il loro futuro in questa società che sembra guardarli solo per etichettarli. Oggi per i giovani, che di fatto hanno già cambiato il mondo, catturando in anticipo  i segni del tempo nuovo (pensiamo all’uso della  Rete), non si tratta più di attendere il futuro, ma di afferrarlo con decisione fidandosi della loro forza biologica, sessuale e ideativa che tra i 15 e i trent’anni sono al massimo. Investendo sulla formazione, sul rigore, sulla passione e sull’entusiasmo  i giovani realizzano il proprio demone e, come ci ricorda Aristotele, raggiungono l’eudaimonia, la “buona realizzazione di sé”, ossia la felicità. E una società di giovani felici è essa stessa felice.
E’ questa la ragione per cui abbiamo voluto dialogare con un gruppo di giovani che recentemente ha dato vita ad una promettente associazione, UPWARD – PERSONE, PENSIERI, PROGETTI, presentatasi al territorio negli ultimi giorni di dicembre scorso. Nel corso dell’incontro tutti i soci fondatori hanno testimoniato la volontà di non arrendersi al nichilismo passivo della rassegnazione e, animati dalla certezza di potercela fare, hanno declinato i loro sogni non al congiuntivo desiderativo  ma, con un confronto serrato con la realtà, all’indicativo presente. Si tratta di giovani che agli adulti chiedono: “non ci spezzate le ali e non proponeteci la vostra esperienza, perché l’unica utile è quella che ciascuno fa da sé”. Perciò,  niente lezioni di “sano realismo” che spengono passioni ed entusiasmi, ma ascolto, ascolto, ascolto. Ed è questo lo spirito delle interviste che qui vi proponiamo.
 
Francesco Caroli, 30 anni,  nato e cresciuto a Martina Franca da 11 anni vive a Milano. Laureato come Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico. Ha lavorato per 3 anni come Ricercatore. Ora si occupo di diagnostica d’urgenza. Ha ancora il garofano rosso nel taschino e un grande sogno: gli Stati Uniti d’Europa. Tra i soci fondatori di Upward - Pensieri Persone Progetti -  Segretario

D.: UPWARD è il nome scelto per la vostra associazione, “in su”, “verso l’alto”: qual è il senso di questo impegno e cos’è “alto” per voi?
R.: In realtà prima di Upward nasce l'associazione, cioè un gruppo di persone con un impegno comune. Poi quest'inglesismo Upward è diventato la parola chiave di questo nostro impegno, oltre che un efficace slogan della sua regola, “Verso l’alto”, che indica un continuo esercizio di crescita, di ricerca, di allenamento. Lo scorrere del tempo ci ricorda che non possiamo smettere di crescere, né di miglioraci ma talvolta le cose non vanno di pari passo. Upward si propone di essere uno strumento che possa far crescere in modo prima di tutto personale. Per noi “alto” vuol dire pensare con la testa e non con la pancia, vuol dire informarsi, approfondire e studiare. In una parola rimettere al centro la competenza.
D.: Com’è nata l’idea di dar vita a quest’associazione?
R.: L’idea è nata dalla constatazione della mancanza di un luogo, anche fisico, dove potessero confrontarsi giovani, imprenditori, politici e Istituzioni. Un luogo che favorisca un confronto quanto più eterogeneo possibile che possa offrire a ciascuno le stesse opportunità favorendo la condivisione e lo scambio di idee. Un luogo che esalti il rapporto umano nella sua unicità soggettiva da opporre alla logica individualista e populista dei leoni da tastiera. Lo scopo non è quello di trovare risposte unanimi o semplicemente rassicuranti ma di evidenziare la complessità dei fenomeni del mondo contemporaneo, incoraggiando quell'approfondimento culturale capace di ispirare un atteggiamento moderno e consapevole.
D.: Vi siete presentati al territorio in contemporanea allo scioglimento del Governo. Il sospetto che si tratti di un espediente politico, partitico ci sarebbe. Come fugate questo sospetto?
 R.: “Un uomo che non si occupa della Cosa Pubblica non è considerato innocuo ma inutile” parlava cosi nel 431 a.C. Pericle, tra i padri degli attuali sistemi democratici occidentali. Proprio condividendo questo pensiero affermiamo, fieri, che per noi fare politica è importante, poiché essa è alla base delle decisioni che riguardano la vita della comunità e di ciascuno. Lavoro, istruzione, sanità, ambiente… Tutto passa attraverso di essa e noi vogliamo studiare e approfondire tutti i temi che caratterizzano la nostra vita. Il punto più importante è che l'associazione in sé non ha alcun indirizzo partitico. Politica e partiti non sono sinonimi e chi li ritiene tali dovrebbe informarsi prima di giudicare. A nostro avviso le linee di destra e sinistra appartengono al secolo scorso, le nuove sfide sono tra europeisti e nazionalpopulisti, tra competenza e demagogia, tra chi guarda con nostalgia al passato e chi con fiducia al futuro. L'indipendenza è il più grande tesoro di cui l'associazione dispone (in realtà l’unico essendo autofinanziata!). Chi partecipa alle iniziative ha visioni politiche discordanti oppure ideologie diametralmente opposte e questa eterogeneità è necessaria al confronto, ai dibattiti e dunque alla crescita individuale. Un confronto tra gente che la pensa in modo uguale sarebbe un passatempo tanto noioso quanto inutile.

 
Francesco Scarcia, 30 anni. Laureato in Ing. Aerospaziale presso il Politecnico di Milano, Erasmus a Barcellona. E’ ingegnere presso il Politecnico di Milano e si occupa di propulsione spaziale. Si definisce “Cittadino del mondo”. Tra i soci fondatori di di Upward - Pensieri Persone Progetti - Project manager
D.: Tra i vostri propositi vi è quello di valorizzare il nostro territorio. Quali a vostro avviso i vantaggi e quali gli svantaggi che questo territorio presenta?
R.: E' un territorio, quello della Valle d'Itria, ricco di potenzialità, troppo spesso inespresse. In particolare con Upward puntiamo ad essere protagonisti di quel processo di internazionalizzazione che non può più essere rimandato e che punta a valorizzare le unicità e i valori di un territorio, a cui non manca niente per splendere in Italia ed in Europa. Lo svantaggio può essere quello di non avere ancora infrastrutture adeguate ma anche questo aspetto va affrontato con la consapevolezza di essere e sentirsi cittadini d'Europa e del mondo, contribuendo ad aiutare le Istituzioni e le imprese che lavorano per ridurre questo gap. Si potrebbe fare un mero elenco di vantaggi e svantaggi del nostro territorio ma la vera novità, nel modo di porsi di Upward, è quella di cercare proprio di partire dai punti deboli per rafforzarli con idee e progetti, di cui i punti già forti ne saranno dei capisaldi.
D.:  I membri dell’Associazione sono tutti millenians, cioè nati tra il 1980 e 2000, la prima generazione ad essere nata nel mondo della comunicazione globale dove tutto è connesso. Quali sono le caratteristiche che vi contraddistinguono? E come vi ponete in relazione alle generazioni che vi hanno preceduto e a quelle nate dopo il 2000?
R.: Sono generazioni che fanno del dinamismo e del fare network il centro della propria crescita. In un mondo in continua evoluzione, una rete di idee e valori è necessaria per imparare ad essere cittadini del mondo, un mondo in cui le distanze sono relative così come le peculiarità di ogni singolo Paese o territorio. E' proprio da qui che la nostra generazione deve partire per poter puntare ad eccellere ed ancor di più per lasciare alle generazioni successive i mezzi e le conoscenze sociali, tecnologiche e professionali necessarie per fare sempre meglio. Verso chi dovrebbe essere d'esempio e guida, vista la maggior esperienza di vita, invece l'atteggiamento è sempre quello di cercare di ascoltare per rendere anche le loro competenze e capacità parte di quel network di idee, progetti e valori in cui la generazione di Upward crede fermamente. Millenians non è e mai sarà un semplice appellativo ma una reale rampa di lancio verso un futuro in cui si ha il dovere morale di essere protagonisti attivi.
D.: Sicuramente avrete predisposto una tabella di marcia per i prossimi mesi. Potete dirci qualcosa?
R.: Assolutamente sì! Upward è in continua evoluzione in un turbinio di idee e progetti dalle grandi potenzialità, oltre che estremamente ambiziosi. Il confronto all'interno dell'associazione è costante e costruttivo e mira a presentare soluzioni ed eventi, che puntano alla crescita di Upward e soprattutto del nostro meraviglioso e sorprendente territorio. Possiamo anticiparvi che punteremo a coinvolgere personalità di rilievo di vari settori per approfondire temi di attualità sociale e politica e che continueremo a porci come protagonisti di quel processo di internazionalizzazione di cui abbiamo detto prima. Il tutto senza smettere mai di contribuire, nel nostro piccolo, ad implementare la preziosissima sinergia tra Istituzioni, società e imprenditoria. Upward parte da un gruppo di amici che non hanno mai smesso di sognare e per questo siamo pronti ad accogliere chi vorrà farlo insieme a noi.

ANGELO RAFFAELE MASSAFRA, 30 diplomato perito elettronico.  Elettricista e responsabile tecnico di Happy Casa.   Presidente dell’Associazione UPWARD.

D.: Una parola che ti rappresenta.
R.: Sognatore. La mia più grande qualità è quella di non pormi mai limiti anche se spesso la strada è in salita.
D.: Limiti e potenzialità di questo territorio
R.: Potenzialità enormi : cultura, arte, storia, territorio, non manca assolutamente nulla. I limiti sono solo mentali, con lo studio e la voglia di crescere si può ottenere tutto.
D.: Cosa dovrebbe avere Martina Franca per convincerti a restare
R.: La domanda reale è cosa potrei fare io per Martina. Se ognuno di noi si ponesse questa domanda allora sì che Martina migliorerebbe realmente.
D.: Cos’è per te la buona politica? Credi nei partiti?
R.: La buona politica è quella realmente vicina all'esigenze del cittadino, quella che sa ascoltare davvero. Io credo nel partito quando mi rendo conto che anche il partito crede realmente nelle mie potenzialità e quando è strutturato e trasparente.
D.: Ad un tuo coetaneo/coetanea consiglieresti di partire o di restare?
R.: Io consiglio di partire, studiare e tornare per aiutare davvero il nostro territorio a crescere.
D.: Cosa pensi della generazione dei cinquantenni?
R.: Penso che sia una generazione che non ha nulla da insegnare e dovrebbe avere l'umiltà di farsi da parte.

CHIARA CONVERTINI, 21 anni, nata e cresciuta a Martina Franca. Studentessa di Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Tra i soci fondatori di di Upward - Pensieri Persone Progetti

D.: Una parola che ti rappresenta.
R.: Fermezza
D.: Limiti e potenzialità di questo territorio
R.: Martina è il territorio dei muretti a secco, dei trulli e delle infinite distese di campagna. Martina è il territorio delle bellezze artistiche, come il barocco, delle eccellenze agro-alimentari, come il capocollo, dell' industria, come quella tessile. È il territorio dalle grandi potenzialità, ma carente di collegamenti con le realtà circostanti.
D.: Cosa dovrebbe avere Martina Franca per convincerti a restare
R.: Per convincermi a restare Martina dovrebbe avere la speranza. La speranza di una città migliore, in cui vivere e progettare il mio futuro sia possibile.
D.: Cos’è per te la buona politica? Credi nei partiti?
R.: La buona politica è il governo che antepone le esigenze del cittadino alle proprie e fa in modo che ogni obiettivo raggiunto conduca al benessere comune. Credo nei partiti, ma sono convinta che debbano essere riorganizzati e migliorati.
D.: Ad un tuo coetaneo/coetanea consiglieresti di partire o di restare?
R.: A un mio coetaneo direi di partire per conoscere nuove realtà per potersi arricchire e formare, ma poi di tornare qui, per fare di quella ricchezza un accrescimento per il nostro territorio unico e meraviglioso.
D.: Cosa pensi della generazione dei cinquantenni?
R.: La generazione dei 50enni è quella dei miei genitori e quella dei miei  professori. Credo in loro, perché le loro azioni portino a un miglioramento di questo presente, ma soprattutto di quello che domani sarà il mio futuro.

ANGELA PIGNATELLI, 19 anni. Frequenta il primo anno di Scienze dell’Architettura all’Università La Sapienza di Roma. Ama tutto ciò che riguarda arte e creatività. Le piace viaggiare, conoscere, scoprire, andare a fondo nelle cose, “osservarle da ogni punto di vista per coglierne  particolarità e  bellezza”.  Tra i soci fondatori di di Upward - Pensieri Persone Progetti
D.: Una parola che ti rappresenta.
R.: La parola che mi rappresenta sicuramente è 'crescita' perché mi piace pensare a 360 gradi tutto ciò che mi circonda per la mia crescita personale e questo è il motivo per cui ho scelto di far parte dell' associazione Upward-pensieri-persone-progetti.
D.: Limiti e potenzialità di questo territorio
R.: Penso che i limiti del nostro territorio siano molteplici. Innazitutto per il fatto che i giovani non hanno molta possibilità di crescere e sopratutto di esprimere il proprio sogno e fare quello per cui sono nati. Ad esempio io per avere una minima speranza futura devo spostarmi e andare a vivere lontano dalla mia famiglia. Però allo stesso tempo credo che la potenzialità di questo territorio è il fatto che sia un territorio che profuma di tradizioni e usanze che ci differenziano dagli altri e dovremmo saperle sfruttare.
D.: Cosa dovrebbe avere Martina Franca per convincerti a restare
R.: Io che frequento all' Università per restare vorrei avere qui l' università. Un'università che funzioni, non come quella di Taranto lasciata a se stessa dai rettori, ma un'università che conti e che salvaguardi i propri studenti e di conseguenza le intelligenze del proprio territorio. Quindi, una politica che curi i propri ragazzi.
D.: Cos’è per te la buona politica? Credi nei partiti?
R.: La buona politica è quella che si cala nella realtà e propone delle soluzioni concrete ai problemi per il bene collettivo e non per una cerchia ristretta di cittadini. Nei partiti non ci credo, perché se ci fosse un' ideologia legata al partito non ci dovrebbero essere cambi di casacca per ottenere il potere personale. Questo mi fa capire che i partiti sono diventati soltanto un mezzo per raggiungere il potere puramente personale.
D.: Ad un tuo coetaneo/coetanea consiglieresti di partire o di restare?
R.: A un mio coetaneo dovrei consigliare di rimanere?  Per fare cosa? Io consiglierei di partire, studiare e tornare se il percorso scelto lo consente.
D.: Cosa pensi della generazione dei cinquantenni?
R.: La generazione dei cinquantenni è la generazione dei miei genitori e penso anche dei genitori dei miei coetanei. Penso che è la generazione che più sta subendo la crisi economica, perché ha conosciuto anche la situazione precedente tale crisi, quindi, avverte in maniera più evidente la differenza e inoltre ha più difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro se perde il proprio impiego.

MARIA TRIVISANO, 27 anni, avvocato. Tra i soci fondatori di di Upward - Pensieri Persone Progetti
D.: Una parola che ti rappresenta.
R.: Determinazione. Intesa non solo come attitudine a darsi uno scopo fondamentale e a perseguirlo, ma come vera tensione impermeabile a difficoltà e momentanei insuccessi, che serve a non perdere di vista gli obbiettivi prefissati.
D.: Limiti e potenzialità di questo territorio
R.: Nel nostro territorio, ci sono voglia e consapevolezza di giovani e imprese che credono nello sviluppo e non si arrendono. Esiste un nuovo, irrinunciabile, approccio culturale.  Le potenzialità sono molteplici, alcune inespresse. Energie preziose, da valorizzare. Turismo, agricoltura, agroalimentare e cultura: parole chiave su cui la nostra generazione, formatasi anche in ambito internazionale, può e deve investire per il futuro.
D.: Cosa dovrebbe avere Martina Franca per convincerti a restare?
R.: Credo che siamo noi stessi gli artefici del nostro futuro, pertanto dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo. Io ho scommesso restando nella mia città.
D.: Cos’è per te la buona politica? Credi nei partiti?
R.: Insegnare la buona politica  è il principale strumento  per sconfiggere l’ANTIPOLITICA. Partire dalla preparazione sui temi che riguardano le istituzioni, la politica del Paese può contribuire a formare la classe dirigente del futuro. La politica, la BUONA POLITICA è fatta di contenuti, e guarda alla realizzazione "concreta" dei programmi.
D.: Ad un tuo coetaneo/coetanea consiglieresti di partire o di restare?
R.: Queste sono scelte molto personali, anche se mi piacerebbe che fossimo la generazione che non cerca il lavoro ma che lo CREA, che lo INVENTA. Ed allora se si vuole andate fuori a formarsi e a fare esperienza che lo si faccia, ma l’auspicio è quello di ritornare per mettere a frutto quanto imparato.
D.: Cosa pensi della generazione dei cinquantenni?
R.:  I “poveri” cinquantenni sono i figli del boom delle nascite degli anni sessanta. A vent'anni erano giudicati come ribelli, a trent'anni disoccupati laureati,  a quaranta professionisti rampanti. Troppo giovani oggi per andare in pensione eppure troppo vecchi per essere presi più in considerazione. Ma comunque una risorsa.
 
ANGELO ORDINI, 30 anni, nato e cresciuto a Martina Franca.  Studia Scienze Motorie a Chieti e lavora nella ristorazione e nel wellness. Tra i soci fondatori di di Upward - Pensieri Persone Progetti

D.: Una parola che ti rappresenta.
R.: Dinamismo
D.: Limiti e potenzialità di questo territorio
R.: I limiti sono mentali oltre che strutturali (mancanza del piano regolatore) anche se i limiti strutturali sono anche dei punti di forza (salvaguardia del territorio).
D.: Cosa dovrebbe avere Martina Franca per convincerti a restare
R.: Martina Franca dovrebbe essere più aperta all'ascolto, soprattutto di noi giovani (cosa quasi inesistente).
D.: Cos’è per te la buona politica? Credi nei partiti?
R.: Non credo nei partiti se questi ultimi son vicini al popolo sporadicamente e occasionalmente, comunque la buona politica parte dal piccolo ogni giorno, i partiti non sono altro che persone come noi, perciò riflettono il modus operandi di chi non fa parte dei partiti ma fa comunque parte di una comunità, con le sue leggi i suoi diritti e doveri che per la maggiore passano in secondo piano.
D.: Ad un tuo coetaneo/coetanea consiglieresti di partire o di restare?
R.: Ad un mio coetaneo consiglierei un’esperienza all'estero per portare più ricchezza al nostro territorio e al proprio bagaglio culturale.
D.: Cosa pensi della generazione dei cinquantenni?
R.: I cinquantenni li vedo come vittime e allo stesso tempo carnefici (inconsapevoli) del periodo storico in cui viviamo, saccenti ma ignoranti.
 

 



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