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In memoria/Ciao Vito, detto Û Salvasûddę

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

31
GEN
2018

Ogni qualvolta si è parlato di Martina Franca e della sua tradizione più genuina, il suo brand ha rappresentato un sicuro punto di riferimento per la nostra identità

Carissimo Vito,
è un onore per me rappresentare il Nostro Popolo su queste pagine e renderti un saluto che, nel tuo caso, può avere solo una connotazione: la simpatia, la cordialità e la leggerezza con cui hai trattato intere generazioni di martinesi che ti hanno letteralmente adorato. Ogni qualvolta si è parlato di Martina e della sua tradizione più genuina, il brand  Û SalvasûddÄ™ ha rappresentato un sicuro punto di riferimento per la nostra identità. Hai assommato in te tutte le qualità ataviche della nostra gente: poche parole e molti fatti anche se nel tuo caso – evento rarissimo – il fumo (ed il profumo) ha rappresentato parte imprescindibile dell’arrosto!  Fino al punto da farti diventare nu VuccirÉ™ di culto perfino per l’esterrefatta squadra televisiva del Gambero Rosso, l’aristocrazia della cucina italiana, venuta in pellegrinaggio da te per apprendere l’antica magia du gnumridd e delle cingumm’ (affascinante neologismo quest’ultimo che meriterebbe seminari di studio e conferenze). Il resto viene consegnato alla leggenda: come quel tavolo di due metri quadri scarsi su cui ci siamo scannati per decenni nel tentativo di accaparrarci uno straccetto in più degli amici. Propongo l’immediato smontaggio e l’esposizione di quel tavolo - per almeno un mese – presso le sale più belle di Palazzo Ducale. Perché quel tavolo rappresenta momenti di spensieratezza per tutti i martinesi (ci dispiace per quelli che non ce l’hanno fatta) e decine di migliaia di selfie con lo smartphone in cui le chiassose comitive hanno preteso la tua presenza come si fa con le rock star o i beniamini del calcio. La mitologia racconta perfino di una crisi politica comunale – la famigerata crisi del fegatino – maturata per carenza di numeri di maggioranza a causa dell’inebriante profumo di fornello che aveva avvolto Palazzo Ducale ed attratto numerosi consiglieri comunali per una incartata volante di fornello. E comunque, con le tue arti magiche, sei andato politicamente oltre ogni possibile limite coniugando lo spirito giacobino di eguaglianza e parità di diritti con la più pura chimica dell’interclassismo democristiano: da te passavano tutti. Professionisti di grido, operai, artigiani, militari di alto rango, politici, contadini e magistrati, fancazzisti professionisti, nessuno poteva sfuggire al richiamo del tuo fornello. Colgo l’occasione per salutarti anche a nome dell’Arciconfraternita Immacolata degli Artieri di cui sei stato devoto confratello e che hai portato sempre nel cuore. Un’altra traccia indelebile della tua martinesità assoluta di cui ti proclamiamo campione ed esempio ineguagliabile. Ci salutiamo con una certezza – sarà difficile eguagliare la tua arte – e con la garbata semplicità di un ottimo padre di famiglia quale sei stato: ciao Vito Serio detto Û SalvasûddÄ™ e grazie di tutto.



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