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Il contagio più piacevole? Quello del sorriso

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
APR
2012

 

Ridere di una tragedia, come fa Benigni nel film “La vita è bella”, aiuta ad affrontare meglio la malattia, soprattutto quando si tratta di bambini. Se ne parla nel libro “Se guardo dalla finestra del reparto”
 
 
L'associazione “Amici del Quinto Ennio”, nata nel dicembre 2010 e che ha come obiettivo principale quello di contribuire a stimolare la vita culturale di Taranto, nell'omonimo liceo ha presentato lo scorso 29 marzo l'opera “Se guardo dalla finestra del reparto”.
Il libro, curato da Alessandro Barca, dottore di ricerca in progettazione e valutazione di processi formativi presso la facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bari, e Pompeo Fabio Mancini, cultore di filosofia teoretica logica ed educazione comparata presso la medesima università, rappresenta un percorso che parte dalla consapevolezza del bambino come patrimonio umano. Tale verità apre alla riflessione sull'esperienza del bambino ospedalizzato, caratterizzata dalle sue tappe: l'arrivo in nosocomio, la permanenza, il rientro a casa, la paura e il grande senso di colpa, ma non solo, anche sulle figure fondamentali che accompagnano il bimbo, dalla famiglia ai medici, dagli insegnanti ai compagni di scuola, fino ad arrivare a quelle figure angeliche che supportano il malato: i volontari.
Questo progetto è stato il risultato di un'entusiasmante collaborazione tra il mondo della medicina, degli operatori, degli insegnanti e degli psicologi. Gli autori citati hanno infatti condiviso la loro esperienza con Romolo Percolla, medico chirurgo, Rosanna Arpino, psicologa e psicoterapeuta, Loredana Petrone, psicologa e psicoterapeuta e il cappellano dell'ospedale SS Annunziata di Taranto Don Filippo Urso.
Più che una semplice presentazione di un testo teorico, ma con al centro la vita, è stato un incontro basato sulla sensibilità dell'animo, che è un dono che si coltiva giorno dopo giorno.
Pompeo Fabio Mancini parla di «un'esperienza intensa dato l'argomento, e il bello è che l'intero testo, nonostante il mio saggio sia di natura filosofica, può essere considerato come una vera sinfonia a più voci la cui partitura è scritta su di un unico punto di riferimento: il bambino, non come malato ma come persona. La verità - continua Mancini - è che se si sorridesse di più, probabilmente saremmo tutti meno alienati e con il sorriso si potrebbe instaurare un nuovo approccio relazionale, basti pensare alla stessa ironia insegnataci da Aristotele, o per fare un esempio contemporaneo, cosa fa Benigni nella “Vita è bella”, che ride di una tragedia, simulando e dissimulando una grande verità».
Dal lato pratico invece è stata un'occasione significativa per  poter costatare che ormai da dieci anni è presente sul territorio tarantino l'associazione di volontariato “Mister Sorriso”. Il fondatore e presidente Claudio Papa racconta che attraverso la clown care therapy i suoi operatori cercano con un sorriso o un semplice naso rosso «di alleviare le sofferenze dei questi bambini e in generale di tutti i pazienti». «Tutti noi – continua Papa - dobbiamo ritrovare il valore di questa semplice pratica, ridendo in famiglia, con gli amici e a lavoro, perché bisogna sempre ricordare che una sofferenza condivisa si dimezza, l'allegria condivisa si raddoppia.»
 
 


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