MENU

Protagonisti/Elio Greco, grande promotore di cultura

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

15
FEB
2018

Coi suoi splendidi novant’anni di età, il Presidente della Fondazione Nuove Proposte è per i martinesi il corrispondente dei presidenti americani scolpiti nella roccia del monte Rushmore: sta lì da sempre e sempre ci resterà, immortale come il granito

Sabato 3 febbraio, presso la Sala degli Uccelli di Palazzo Ducale, la Città di Martina Franca ha festeggiato i novanta anni di Elio Greco grazie all’ospitalità del vice-sindaco Stefano Coletta che ha accolto il festeggiato e i suoi amici con stile piacevolmente informale ma perfetto nella sostanza: offrire un omaggio sincero a un grande operatore culturale che ha portato il nome di Martina Franca in Italia e nel mondo. Quando pensiamo a Elio Greco, o meglio Elio Michele Greco come preferisce essere chiamato in situazioni ufficiali, scontiamo un fortissimo fattore di assuefazione che ci impedisce di percepire i contorni della sua spettacolare vicenda. Coi suoi splendidi novant’anni di età, di cui oltre una sessantina spesi come promoter culturale, Elio è per noi il corrispondente dei presidenti americani scolpiti nella roccia del monte Rushmore: sta lì da sempre e sempre ci resterà, immortale come il granito. Per questo oggi si rischia di non cogliere il clima socio-economico, politico e culturale di Martina Franca della fine degli anni ’60 quando prese vita un sistema culturale di imprevedibile energia che costituì – e ancora oggi costituisce – il valore aggiunto di una città già bellissima. Fu in quegli anni ruggenti e grazie a persone come lui che si raggiunse la consapevolezza di vivere in una città bella, ricca, vitale e piena di storia. Fino ad allora, fino al dopoguerra, non c’era niente: la promozione culturale era affidata a una ristretta èlite culturale sostenuta da grandi e storiche tipografie ed alla buona volontà del clero. Non vi era ancora visibilità, anche se si avvertiva forte l’odore, del brulicante movimento di associazioni che ci porta al confronto diretto con realtà ben superiori alla nostra nel covare il recente sogno di diventare “Capitale Italiana della Cultura”. Il meraviglioso brodo primordiale che avrebbe reso Martina così forte sul piano culturale era stato cotto a puntino da uno degli intellettuali europei più influenti del secolo scorso: il senese Cesare Brandi. Quando visitando Martina scoprì le masserie, la Valle d’Itria (quella incontaminata dell’epoca, ovviamente), le Pianelle, il centro storico non ancora assediato dal cemento del boom edilizio, Brandi scrisse un libro in cui si dichiarava innamorato pazzo di Martina e di noi martinesi non escluso il monumentale ciuccio autoctono “Rodrigo” la cui vista imponente fece sussultare il prestigioso viaggiatore che, fino ad allora, aveva viso solo somarelli poco più alti di un pony. Il messaggio di Brandi, fatto di bellezza, passato e soprattutto di futuro attecchì nel nostro tessuto civico che, fino ad allora, era tenuto insieme da valori solidissimi come quelli delle società di mutuo soccorso e delle congreghe, autentici forzieri antropologici del carattere di un popolo. In quella realtà, fatalmente destinata al cambiamento, prese corpo una piccola ma vitale comunità intellettuale destinata a crescere di pari passo col progresso economico e sociale di Martina Franca. In quello scenario si muoveva il nostro “giovanotto” e fresco novantenne che all’epoca frequentava un gruppo di giovani intellettuali baresi dal fortissimo potenziale, una comitiva di “belle speranze” che offrì al giovane Elio Michele la visione di una Martina Franca proiettata nella cultura. Il grande giornalista Michele Campione, il vice-direttore della “Gazzetta” e fine critico d’arte Pietro Marino, Giacomo Giacobelli, Ernesto Quagliarello (Rettore dell’università barese e presidente CNR, padre del parlamentare Gaetano), Franco Chieco, Donato Menichella, Giambattista Gifuni, Vittorio Fiore (scrittore e giornalista, protagonista  del clandestino movimento giovanile liberal-socialista in epoca fascista), Vito Maurogiovanni (scrittore, giornalista, sceneggiatore radiofonico e commediografo), Luigi Guerricchio (grande pittore nel giro di Rocco Scotellaro, Carlo Levi e Renato Guttuso), Mario Adda (ideatore, nel 1963, dell’omonima casa editrice), Luigi Palmieri e quel Renato Dell’Andro grande giurista e giudice costituzionale, amicissimo di Aldo Moro. Con queste credenziali, Elio Greco non fece fatica ad aprire un dialogo con belle intelligenze martinesi che all’epoca si assunsero l’onere di spingere la città sul terreno della cultura: Luigi De Siati, Giovanni Chisena, Glauco Ferrante, Giovanni Matera, Lorenzo D’Arcangelo costituirono la prima rete culturale cui presto si sarebbero aggiunti, secondo il racconto del lucidissimo novantenne, altri martinesi impegnati nell’affermazione culturale della nostra comunità:  Lorenzo Castellana (editore/direttore del periodico “Giorno per Giorno”, esperienza editoriale che ha segnato un’intera epoca a Martina), Angelo Costantini, Angelo e Piero Marinò, il professor Michele Pizzigallo, Ciccillo Muschio, Pinuccio Ancona. In questo clima di grande fervore – il 2 dicembre 1970 - un freddissimo mercoledì martinese, prese ufficialmente le mosse una grande avventura che avrebbe fruttato alla città la bella realtà della Fondazione Nuove Proposte. La scelta ricadde sul Palazzo Ducale, presso la galleria d’arte di Peppino Cito e del pittore-saggista Agrusti che attualmente ospita lo Studio Notarile Torricella. Agrusti era reduce da una trionfale stagione parigina dove i suoi strepitosi nudi avevano riscosso grande successo. Fu presentato il libro “Eravamo tutti balilla” di Vito Maurogiovanni per le illustrazioni del celebre pittore Beppe Labianca che, tra l’altro, esponeva contemporaneamente una sua “personale”. Per Labianca si trattava addirittura dell’esordio ufficiale in una galleria d’arte (!!!!) ma già la sua simbologia metafisica faceva presagire una splendida carriera che lo avrebbe proiettato fino ai fasti della Biennale di Venezia del 2011.  “Le Proposte”, come si chiamò inizialmente quell’esperienza, crebbe per influenza e prestigio fino all’estate del 1974 quando riuscì ad allestire una rassegna culturale estiva presso Largo Cappelletti, nel cuore del centro storico. Ma il punto più alto di quella straordinaria stagione fu raggiunto quando, sempre in piazza Maria Immacolata, fu proposta una performance di body-art, una prassi artistica in cui il corpo stesso assurgeva al ruolo di opera d’arte in movimento. Ebbene Martina, così casta e bizzocheggiante, si proiettava di colpo allo stesso livello delle capitali mondiali dell’avanguardia artistica, addirittura in leggero anticipo rispetto alla celebrata Biennale di Venezia. Nel frattempo, un’altra figura insostituibile per Martina, “Nico Blasi & Friends” con l’indimenticabile Dino D’Arcangelo, accendeva un affascinante percorso di ricerca intorno alla nostra storia e al territorio murgese circostante. Erano due modi complementari di intendere la cultura che, nel loro genuino dualismo, hanno finito per rendere Martina Franca un diadema splendente. Non ci siamo fatti mancare niente: la nascita del Festival della Valle d’Itria nato bellissimo dalla passione di Alessandro Caroli e reso grande e maturo con l’impegno di Franco Punzi ha chiuso il cerchio di un impianto culturale da brivido cui nessun festival di pizzica-pizzica da quattro soldi potrà osare contendere il primato. In questo grande affresco dai molti protagonisti che narra le vicende martinesi dell’ultimo mezzo secolo Elio Greco continua ad avere, imperterrito, un ruolo di grande mattatore. Carissimo Elio, io non saprei dire se quello che hai realizzato sia la causa di una delle nostre più acute e gradevoli sindromi collettive ma, sta di fatto, questa città è divenuta una comunità di scrittori e grafomani (nel senso buono del termine). Grazie alla tua visibilità nazionale ed internazionale, hai inondato la città di libri di alta qualità e creato un microclima in cui la cultura viene inalata attraverso la respirazione. Sarà questo il motivo per cui gli scrittori martinesi dell’ultima generazione sono grandi best seller? Loro stessi ammettono: se fossimo nati in un altro posto probabilmente non avremmo scoperto in tempo il nostro talento. Nel giorno del tuo novantesimo compleanno molti amici sono venuti a festeggiarti non solo col rispetto che ti si deve portare ma con affetto autentico. Tra loro Lino Aquaro, giornalista di grande esperienza e uomo saggio, nel dimostrarti il suo affetto coglie la possibile sfida dei tuoi anni a venire: “mi sarebbe piaciuto vedere più giovani oggi per una ideale continuità tra generazioni”. Questa grande città della cultura ora deve pensare al futuro quindi ha ancora bisogno di te. GRAZIE ELIO, CONTINUA COSI’!



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor