MENU

Beni culturali/Un anno vissuto anonimamente

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

29
MAR
2013

 

Territorio, turismo, archeologia, cultura: sono termini che ricorrono spesso qui a Taranto, e più in generale in Italia, anche se nessuna agenda politica locale o nazionale li mette all'ordine del giorno, né tanto meno ne rimarca l'importanza. Ne parliamo con Silvia De Vitis e Sara Libera Mainieri
 
Nel frammentato e caotico clima politico-sociale italiano, fra governicchi ed incarichi precari, emergenze economiche e crisi cipriote, fra mercati finanziari ballerini e manifestazioni di popolo più o meno condivisibili, si sono svolte, sabato 23 e domenica 24 marzo, le Giornate Fai di Primavera, giunte alla XXI edizione, che hanno aperto e reso fruibili su tutto il territorio nazionale 700 beni culturali.
Il Bel Paese ha mostrato, per due giorni, la sua faccia più affascinante e il suo immenso patrimonio di beni artistici, storici, culturali, che rappresentano, è bene ricordarlo, la vera, oltre che l'unica, materia prima del nostro paese, povero com'è di risorse naturali quali gas, petrolio, oro e ferro, giusto per citarne alcuni.
Anche Taranto, di solito immemore dei suoi immensi tesori, è stata interessata da questa iniziativa: erano aperti infatti il Palazzo delli Ponti e l’adiacente Ipogeo, che hanno attirato un gran numero di appassionati e curiosi che sono stati accolti dai volontari del Fai di Taranto.
Il Palazzo delli Ponti degli inizi del XVIII secolo, nato da strutture edilizie preesistenti, rappresenta un'originale e suggestiva soluzione architettonica che, accorpando negli anni diversi edifici,  come era in uso a quell'epoca,  ha sviluppato una  disposizione degli ambienti  molto caratterizzata e complessa.
Altro discorso per l'Ipogeo, che rappresenta un vero e proprio bignami di storia ed archeologia. Entrando sul camminatoio in acciaio e vetro temperato si arriva ad una piccola balconata, da dove, guardando da desta a sinistra, si ripercorrono in poco più di 30 metri quadrati oltre mille anni di storia del nostro territorio, partendo, appunto, dal tratto di mura difensive del V secolo a. C. per giungere alle sepolture, di due tipi, a fossa ed ad arcosolio,  che testimoniano la frequentazione del sito per scopi funerari e rituali fino a VII secolo d. C..
Noi di Extra Magazine, che eravamo tra i visitatori, abbiamo raccolto le dichiarazioni di due volontarie del Fai jonico. Per prima abbiamo ascoltato l'archeologa Silvia De Vitis, una vera e propria attivista dei beni culturali, che ha dichiarato: "Sopratutto questo contesto del Palazzo e dell'Ipogeo delli Ponti, che unisce architettura, storia dell'arte ed archeologia, ci dà un'idea delle potenzialità di Taranto. Queste due autentiche bellezze possono favorire una positiva crescita civile della città, che ancora, ahimé, non si rende conto di quanto è bella e di quante ricchezze possiede. Anche se l'apertura di queste sedi è sempre complicata, è però anche molto apprezzata dalle persone, che dimostrano di tenere al nostro patrimonio. La lotta, allora, è proprio quella della democratizzazione della conoscenza."
Più amaro e disincantato il parere dell'altra volontaria del Fai, Sara Libera Mainieri, laureata in Beni Culturali oltre che presidente dell'Associazione di Promozione Sociale ERIS, molto attiva sul territorio, che ci confessa: "Non è giusto considerare un privilegio la scoperta di siti e beni culturali che fanno parte della storia del nostro territorio. La fruizione e la valorizzazione del nostro patrimonio devono essere garantite affinché tutti possano beneficiarne."
Non dovremmo limitarci a fruire dei nostri beni culturali solo una o due volte all’anno, grazie a questa o quella iniziativa, relegandoli per i rimanenti mesi nell’oblio, nell’incuria e nell’anonimato. Se davvero si vorrà dare una svolta all'economia jonica, ed italiana, la prima cosa da fare sarà quella di conoscere ed apprezzare tutte le ricchezze di cui il nostro territorio è ricco, non in una o due occasioni, ma per 365 giorni all’anno; dobbiamo in una parola diventare turisti della nostra città ed osservare i luoghi che abitiamo come se li vedessimo per la prima volta per scoprirne o ri-scoprirne la bellezza. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, il momento di crisi che viviamo è particolarmente brutto e forse, per l'Italia e, ancor più, per Taranto, vale ciò che disse Dostoevskij: "La bellezza salverà il mondo.”
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor