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Segnalibro/Un formicaio, una città e i suoi problemi

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

21
GIU
2018

Lui, Mimmo Laghezza, scrittore e giornalista tarantino, è da sempre in prima linea per far fronte al dramma della città, contro i poteri forti, per la salute e la vita, per la chiusura del colosso siderurgico dell'Ilva

Non è facile, e nemmeno semplice, intraprendere la lettura di un libro, soprattutto quando diversi elementi potrebbero trarti in inganno a partire dal formato pocket e dalle 76 pagine di testo.
Ma non solo, perché tra gli elementi pronti a ingannarti ci sono la prefazione, le belle e colorate illustrazioni di Giulio Peranzoni, ma soprattutto il titolo che l’autore, lo scrittore e giornalista tarantino Mimmo Laghezza, dà a questo suo lavoro pubblicato da Multimage: “Il Formicaio delle Zampe pelose”, sì, proprio così, zampe con la “Z” maiuscola. Se, poi, ti vai a leggere la prefazione a firma di Laura Tussi, moglie dell’autore, tra l’altro, leggi: “Questa storia è scritta per voi ragazzi che avete occhi capaci di vedere il bello che c’è nel mondo, dove l’egoismo dell’uomo calpesta il ‘bene comune’, l’ambiente e la pace, spetta a voi giovani proporre una alternativa. Questo racconto vuole farvi anche comprendere quanto assurde siano le distinzioni razziali e le discriminazioni di ogni tipo. E’ una storia pensata al positivo… la formica è solidale e laboriosa e proprio per questo ambientare un racconto in un formicaio vuole essere un monito a tutti noi per la salvaguardia della natura”.
Ci sono le bellissime e coloratissime 7 illustrazioni di Giulio Peranzoni, compresa la copertina del libro che sono distribuite nei 14 capitoli che compongono il lavoro del giovane Laghezza.
Dunque, come si diceva, tutto ci induce a credere e pensare nel trovare nel libro storielle di formiche laboriose, altre formiche dalle Zampe pelose, così intese come elemento di crescita fisica e intellettuale e poi ci sono “quelli lì” che l’autore mette in corsivo e che sono coloro che difendono “il mostro” e che non si schierano dalla parte dei ceti più poveri e più abbandonati della società.
Allora, il libro è destinato soltanto ai ragazzi o anche agli adulti? E’ destinato ad entrambi, ma i ragazzi sappiano che non troveranno storielle passatempo o di fantasia ma che saranno chiamati come gli adulti a riflettere sui problemi che attanagliano la società moderna come quelli della famiglia, dell’educazione dei figli, del rispetto della natura, di un lettura ragionata e attualizzata della Resistenza e dei partigiani ma, soprattutto, la lotta che sembra senza fine che i tarantini si trovano a combattere contro “il mostro”.
E’ facile a questo punto intuire come “il mostro” sia lo Stabilimento Siderurgico del capoluogo ionico del quale la Tussi dice: “A Taranto da molti anni il “mostro d’acciaio” inghiotte con i suoi fumi e le sue macerie tutto ciò che di bello esiste in questa città, ricca di una grande umanità”.
E’ chiaro, allora, il taglio sociale che il Laghezza conduce con prosa chiara e con messaggi immediati usando molto spesso lo stesso linguaggio dei bimbi e dei ragazzi e dando ai suoi personaggi i nomi che sono tipici del mondo delle favole dei bambini.
Nel lavoro si apprende anche il problema della discriminazione razziale ma anche quello tanto attuale dei migranti che approdano nel nostro porto.
A proposito del rapporto tra industria pesante e malattia, noi aggiungiamo anche il lavoro che dà il pane a tante famiglie.
Il lavoro ha un esordio in sordina con il dialogo tra un padre premuroso e un figlio che vuole ricchezza ma  viene sconfitto subito su un campo di calcio. Si allarga, poi, via via verso le tematiche alle quali abbiamo accennato. Ci piace ancora mettere in risalto come l’autore ponga al centro del racconto il Galeso perché il lettore ne possa scoprire la bellezza e la portata storica.
Molto partecipata dall’autore è la problematica ambientale nel rapporto tra città e industria e, dopo aver raccontato la resistenza di ieri, l’autore dice di quella di oggi, con riferimento al “mostro”: “Ma no! Sappiamo per certo che non è la normalità questa, neanche per loro. Organizzano la resistenza. E, come ogni resistenza che viene dal basso, è destinata a vincere non si sa quando, ma vinceranno. Lo dice la Storia”.
Dell’accoglienza agli altri l’autore scrive: “Ragazze, non dovete giusti care la vostra presenza in un territorio che non vi ha visto nascere. Pensate che siamo le formiche giuste per discriminare chi viene da lontano? Il mondo è la nostra terra! Siamo a casa ovunque ci sia amore, ovunque ci sia rispetto, ovunque ci sia tolleranza”.
Parlando poi del nuovo formicaio che si è deciso di scavare l’autore dice che: “Si trova in uno dei luoghi più belli del mondo: sulla riva del Golfo di Taranto, nei pressi della foce del Fiume Galeso”.
Dunque, un libro di protesta ma anche con tanta voglia di riscatto.
Taranto, sei sulla buona strada!



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