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Don Antonio/Dono e Servizio

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2018

Che emozione! Quanti ricordi  riaffiorano alla mente! Sto percorrendo il viale della sua villa, ormai in piena città, e inevitabilmente i miei pensieri mi riportano al passato, alla mia adolescenza… di anni ne sono trascorsi tanti, ma non certo quanto quelli che mi riportano oggi in questo luogo, in questa casa. Sono qui per porgere di persona a don Antonio Corrente i miei auguri per i suoi 100 anni.
“ Il centenario è arrivato perché sono passati 100 anni, non dipendeva da me”, accoglie con queste parole il mio arrivo e mi invita ad accomodarmi nel suo studio, anch’io sono stata sua alunna, anch’io l’ho ascoltato attenta e interessata in classe, ma anche nella chiesetta di San Vito, in pieno centro storico, e tra queste mura, dove il sabato con altre compagne di scuola ci fermavamo a riflettere sul nostro progetto di vita, sul come fare sul serio, sotto la sua guida.
La ricorrenza del compleanno  ha visto partecipare amici, ex alunni e fedeli a una tre giorni con celebrazioni eucaristiche, nella chiesa del  Divino Amore,  presiedute da tre vescovi a lui molto vicini: mons. Filippo Santoro, mons. Benigno Papa, mons. Salvatore Ligorio.
Ogni serata, di ringraziamento al Signore, ha fermato l’attenzione su un aspetto specifico e particolare del sacerdote come servo: dell’uomo in difficoltà, della Parola di Dio, della Comunità…
E’ stato tutto il clero e i vescovi, in particolare a voler fortemente festeggiare questo traguardo, fosse stato per don Antonio tutto sarebbe passato in sordina, con un personale ringraziamento a Dio e null’altro.
Quante volte mi ha ripetuto  negli anni “ Tutto, tutto ci è stato donato. Siamo il frutto di quello che abbiamo ricevuto dagli altri: genitori, educatori, persone incontrate, esperienze vissute”.
Non ha mai amato essere al centro  dell’attenzione,  anche nelle manifestazioni, pur avendo il posto riservato in prima fila, preferiva sedere dietro.
Sicuramente ha gioito, però, della spontaneità e di tutto l’affetto che gli è stato manifestato, auguri sinceri e sentiti di tantissima gente che ha partecipato ogni sera, ma anche che lo ha fermato per strada, gli ho comunicato che moltissimi sono stati i pensieri d’auguri e di riconoscenza presenti  su facebook  e sui social.
Ha insegnato dal 1942 al 1978. Per ben  25 anni a Taranto, dove si recava con il pullman o come si diceva all’epoca con “l’autobus”. Difficilissimo dire quanti alunni sono passati tra i banchi durante le sue lezioni di religione sì, ma soprattutto di vita. “Ogni volta che entravo in classe pensavo che tra quei ragazzi, tanti erano molto, molto più capaci di me, ma con l’unico “torto” di essere nati molti anni dopo. In classe avevo la consapevolezza di dover dare molto a quei ragazzi e  di lasciare qualcosa in loro per la vita”.
Mi ritrovo a distanza di tanti anni ad ascoltarlo, nello stesso luogo: il suo studio, con immutata attenzione e interesse e, soprattutto con la voglia di far mia tanta saggezza e tanti insegnamenti.
L’arcivescovo Benigno Papa un giorno gli disse: “Mi dicono che sei severo” e don Antonio  rispose: “Non severo, ma serio, bisogna fare sul serio”.
Ha sempre sentito la responsabilità dei ragazzi affidatigli a scuola e proprio per quella serietà che lo ha sempre contraddistinto non ha sciupato nemmeno un’ora in tanti anni d’insegnamento. E questo lo ricordano tutti i suoi alunni tra cui possiamo annoverare anche accademici, ecclesiastici, politici, funzionari dello Stato, ufficiali, imprenditori.
Sono certa che tutti loro, come me, ricorderanno la sua domanda ricorrente “Stai crescendo?”, sempre, ad ogni incontro, seppur veloce, tra i corridoi o per la strada, perché crescere è sinonimo di trasformazione, di passo in avanti, di cammino, di felicità per sé e per l’altro.
Nella sua vita, possiamo a ragion veduta dire lunga vita, ha sempre tenuto presente il pensiero di San Paolo quando affermava che è più felice chi dona, e far felice l’altro consiste nel servirlo.
“La vita ha un senso se serve all’altro, dare all’altro ciò che gli manca perché lui possa diventare quello che desidera e deve diventare. Purtroppo oggi, l’epoca che sto vivendo, ed è diversa da 100 anni fa, sul vocabolario la parola servire non c’è più, oggi tutto si misura, purtroppo, sul profitto”.
Ma lui, che appartiene all’altra epoca, ha voluto fortemente aiutare gli altri, dar loro quello di cui avevano bisogno, fare dono… e così ha fondato 20 anni fa in Camerun una scuola per ostetriche, frequentata oggi da 38 allieve, questo progetto nasce per dare risposta ad un problema  presente in Africa:  il decesso di tante donne durante il parto.
In Afghanistan le donne non potevano  frequentare la scuola e don Antonio ha fortemente voluto un asilo aperto alle bambine.
In India è in costruzione una Chiesa, che don Antonio ha voluto dedicare alla “Santa Famiglia” e che sarà guidata dalle Suore Missionarie del Sacro Costato, per noi martinesi, le suore di San Paolo..
La chiesa del Divino Amore, dedicata allo Spirito Santo, è stata “progettata e costruita” da don Antonio, l’ha curata nei minimi particolari e  ormai è punto di riferimento per tutti gli abitanti.
Grande attenzione alla struttura architettonica, agli spazi e anche ai mosaici. Volutamente non ci sono quadri, perché la chiesa non è un locale da esposizione, né un museo, il mosaico resta lì dove è stato realizzato, con l’immagine che è stata pensata e voluta. Dalla Chiesa bisogna uscire diversi, all’ingresso del Divino Amore c’è scritto:
Entrate per  ascoltare voi stessi, ascoltare Dio e parlargli.
Devo andar via, ma rimarrei ancora ad ascoltarlo. Ha sempre pensato che l’insegnamento vero è un seme. Lui di semi ne ha piantati tanti, sono cresciuti, hanno portato frutto in tante parti del mondo, testimoniando la sua convinzione che tutto è dono, che la vita è un dono gratuito.
Tra le tante cose che mi porto con me, il suo invito a prestare attenzione all’altro, ai suoi bisogni, con spirito di servizio… facendo sul serio, sempre!

Grazie don Antonio e auguri, auguri di cuore.
 



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