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SEGNALIBRO/QUANDO L´AMORE È PROIBITO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

13
SET
2018

Ci sono storie che non possono essere vissute appieno, che devono essere fermate, a ogni costo. Anche se a pagarne le conseguenze sarà quel figlio adorato, troppo bello e troppo diverso per essere lasciato libero nella sua terra. Struggente e delicato, il romanzo della Nanetti, apre voragini e toglie il respiro, come un pugno allo stomaco. Proprio come un buon libro dovrebbe fare.

Quanto peso ha il luogo in cui viviamo e in che misura esso è in grado di determinare l’andamento della nostra vita? E, ancora di più, quanto incide la famiglia da cui proveniamo sul nostro destino?
Per Nunzio, protagonista dell’incantevole romanzo della Nanetti, tanto. Troppo, anzi, in maniera totalizzante.
Perché la terra in cui Nunzio si muove e cresce è la Calabria degli anni Settanta e la sua famiglia, di stampo fortemente patriarcale, è una di quelle in cui gli uomini devono fare gli uomini e le donne se ne devono stare quiete e mute.
Diverso da tutti, Nunzio, nel carattere e nell’aspetto: un angelo biondo, bellissimo e delicato, in un paese di bruni, irsuti, forti e con le mani ruvide, odoranti di pesci appena pescati, sporche di terra e di sangue. Quel sangue che a Nunzio fa rivoltare l’anima, fa dilaniare il cuore, strappato dal petto e ridotto in frantumi. Sangue che lo costringe a una fuga verso Londra, lontano da tutti, anche da quella madre che lo adora, il suo figlio prediletto, ma che nulla ha potuto fare contro la legge degli uomini.
È giovane, solo e pieno di paure quando mette piede per la prima volta nella capitale inglese, ma almeno lì potrà vivere, forse, la vita che in Calabria gli è preclusa.
Perché nella Calabria degli anni Settanta, nella famiglia di Nunzio, certe cose non si possono fare. Certi amori non si possono provare. E così, come è lui, non si può essere. È peccato. Bisogna essere maschi.
E allora fugge, Nunzio, lontano da tutti, anche da se stesso, così come cercherà di fare Annina, sua nipote, qualche anno dopo. La sua colpa, quella di essere fìmmina, bella assai, una che fa girare la testa, che cattura gli sguardi, che incanta gli uomini, ma troppo ribelle per accontentarsi di fare la moglie e la madre nel suo piccolo paese.
Lei vuole fare l’attrice e la sua terra le sta stretta, le tarpa le ali. Chissà se a Londra…
Ma le radici, si sa, sono come corde elastiche: più le tendi allontanandoti e più velocemente ti riportano indietro, come una forza alla quale sembra impossibile opporsi.
Perché in fin dei conti, si può provare a fuggire da tutto e da tutti, ma non dal proprio destino.
 



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