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L'ULTIMO DEI GRANDI CHANSONNIER/SENZA OFFESA, CHARLES

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
OTT
2018

Tale Carlo Moretti ti ha definito, sulla Repubblica, il "miglior chansonnier francese". Ma tu sai che non è così: il più grande di tutti è stato il fiammingo Jacques Brel, ironia della sorte, anche lui "diversamente francese" come te che eri di origini armene. Paghi dazio nel dualismo con Brel per la sua maggiore capacità di fare la scarpetta nell'esistenzialismo francese mentre tu tagliavi i tuoi diamanti sentimentali e raccontavi storie struggenti in cui l'amore te lo devi guadagnare. L'amore come una battaglia (!), tra dècolletè galeotti e cravatte a farfalla, corna reciproche così acuminate che manco se le cesellavi al tornio eppure indossate con borghese dignità, pochi tramonti e molti abat-joures, corpose quantità di cognac per reprimere il dolore dei mancati amori. In realtà, chi ti vuole confrontare ti deve paragonare ai crooners più grandi, in un olimpo riservato a Sinatra, Tom Jones, Bing Crosby, Tony Bennett, Hengelbert Humperdink, Yves Montand e pochi altri... Parlavi correntemente 6-lingue-6 e questo ha fatto di te un artista globale che, per un paio di giorni, apparirà in milioni di profili facebook, i tuoi you-tubes stracceranno record su record ma si sa, mon cher Charles, ormai quando muore un artista celebre, sui social è tutto un garrire di condoglianze, esternazioni di dolori lancinanti, di "ti sia lieve la terra..." anche da parte di chi non ti ha mai donato manco 3.000 lire per quelle meravigliose raccolte della RCA - LINEA TRE - molto diffuse negli anni '80. E’ uno dei motivi per cui evito di esprimere condoglianze “a un tanto al chilo” di cui frega niente a nessuno: chi già ti amava continuerà a farlo mentre chi non ti conosceva proseguirà la sua esistenza senza sussulti. Ai giovani fan di certi rapper apparirai come un vecchio pezzo di artiglieria del 18° secolo. Non sanno, non possono sapere che sei stato un fiero rappresentante delle sofferenze, ancora non appianate, del tuo popolo armeno vittima di un genocidio che la storia sta ancora palleggiando tra dolore e negazionismo. Come ti posso salutare? Non chiedermi il classico di facebook “…continua a cantare lassù, per gli angeli…” che proprio non me la sento. Opterei  per un più sobrio: sei stato un grande uomo!



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