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SEGNALIBRO/CHE RUMORE FA LA FELICITÀ

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

16
OTT
2018

Meglio trascorrere un’esistenza tranquilla e perfettamente organizzata o lasciarsi trasportare dagli eventi, assaporando appieno gioie e delusioni, entrambe fattori indispensabili per una vita degna di essere vissuta? Se lo chiede la Haywood, che con questo suo primo romanzo dallo stile fresco e brillante ha conquistato critica e lettori.

A un amante delle piante che non si definirebbe propriamente un pollice verde, spesso si consiglia una pianta grassa, tipo un cactus, poiché non richiede grande cura.
Il cactus sembra bastare a se stesso: fiero, tronfio e placido. Se ne sta lì buono, buono e pian piano cresce, necessitando solo la soddisfazione di alcuni bisogni primari, come quello di essere nutrito quotidianamente con una buona dose di acqua.
Non gli serve altro e anzi, se qualcuno gli si avvicina troppo, lui è pronto a sfoggiare i suoi aculei, tenendo tutti a debita distanza.
Proprio come un cactus vive Susan, la protagonista di questo bel romanzo edito da Feltrinelli. Lei è una solitaria, una donna estremamente indipendente, efficiente e pratica. Funzionale, la si definirebbe se fosse un oggetto. Svolge alla perfezione il suo dovere, non si lascia prendere da inutili sentimentalismi, non è mai preda delle sue emozioni.
È quasi un robot, con gli orari già preimpostati, tabelle di marcia da seguire no matter what. Pena: un disagio profondo e la necessità di riorganizzare i propri programmi. Susan è una sorta di Temperance Brennan reichsiana, che basa sulla logica e l’ordinaria precisione la sua intera vita. Persino le relazioni sociali.
Ecco che i suoi colleghi diventano dunque arredo di un ufficio che preferirebbe vuoto, inutili elementi sempre sul punto di raccontarle qualcosa della loro vita e, ancor peggio, di chiederle della sua; l’uomo che frequenta assiduamente da circa un decennio e che chiunque altro definirebbe fidanzato o compagno, è solo un essere con cui ha stipulato un formale contratto di reciproca compagnia; la vicina è un elemento di disturbo, che tuttavia talvolta è in grado di tollerare e di trovare persino piacevole; e suo fratello non è altro che un rivale delle attenzioni – forse a lei negate – della sua famiglia.
Eppure anche al più autosufficiente dei cactus a volte non basta un semplice bicchiere d’acqua. Certo, grazie a quello sopravvive, ma per fiorire e diventare splendente c’è bisogno di molto altro.
Proprio come alle persone. Che senso ha condurre una vita senza lasciarsi avvicinare troppo, senza mettersi in discussione e provare ad amare pienamente?
È sufficiente trascorrere le giornate nella più totale ordinarietà o è invece preferibile lo sconvolgimento dei piani, la gioia, il pianto, il dolore, l’emozione?
Susan imparerà pian piano che la vita non la si può programmare più di tanto, che l’inconveniente è sempre dietro l’angolo, ma forse è esattamente ciò che stava aspettando.

 



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