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SEGNALIBRO/TRA PASSATO E PRESENTE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
NOV
2018

In un paese come Kiewarra, nell’entroterra australiano, nessuno può essere così integerrimo da scagliare la prima pietra e i segreti di tutti si intrecciano fino a creare una rete di menzogne e di violenza in cui nessuno si salva davvero. A essere realmente senza peccato, forse, sarà solo il lettore.

Ogni volta che leggo un romanzo ho l’abitudine di associare ai personaggi della storia un volto noto, spesso di un attore che ho visto in qualche film o serie tv. Sin dalle prime pagine di Chi è senza peccato, coinvolgente thriller di Jane Harper, il protagonista per me ha adottato le sembianze di Colin O’Donoghue, meglio noto come Captain Hook in Once upon a time, pirata dall’animo buono che cattura il cuore di Jennifer Morrison/Emma. Non so bene il motivo, dal momento che spesso le descrizioni non corrispondono affatto all’attore irlandese, ma chissà, la mente a volte fa strani giri e il volto del bruno pirata mi ha accompagnato durante la lettura dell’intero libro.
Aaron Falk, alias Captain Hook, alias Colin, è un agente federale che ritorna a Kiewarra, il paese da cui è scappato da ragazzino per ragioni che continuano a tormentarlo, per cercare di capire cosa è realmente accaduto al suo amico Luke, personalità complessa, colpevole secondo gli abitanti del luogo di aver ucciso moglie e figlio e di essersi suicidato a sua volta, per non aver retto il senso di colpa dovuto a una tale atrocità.
Il thriller si apre dunque con un caso di omicidio/suicidio tra i più efferati e discutibili, in un clima di tensione che è reso ancora più sconvolgente dallo stato di abbandono del paese, per lo più di stampo agricolo, dove la siccità sta mettendo allo stremo allevatori e agricoltori, minacciando non solo l’economia, ma il benessere e la sanità di ognuno.
Gli umori, in un clima così caldo e con un fatto di cronaca tanto grave accaduto poche porte più in là, diventano sempre più cupi. Ci si rifugia nell’alcool, aumenta l’aggressività e di conseguenza il lavoro della polizia è reso ancora più difficile.
Aaron Falk, tenebroso, solitario e malvoluto da tutti in paese, è combattuto tra il desiderio di riscattare l’onore del suo amico, verso il quale sente di avere un debito per quanto accaduto in adolescenza, e il timore di non poter dimostrare la sua innocenza, o meglio il dubbio che possa davvero essere colpevole come tutti dicono.
Mentre passato e presente si fondono, aumentando le incertezze del bel Falk, i nodi vengono pian piano al pettine, svelando scheletri nell’armadio di molti abitanti e segreti fin troppo pericolosi.
La Harper è estremamente brava nel descrivere le conseguenze che un evento del genere crea all’interno di una piccola comunità, dove tutti conoscono tutti, ma nessuno si fida realmente dell’altro. Il thriller, che rappresenta la prima indagine di Aaron Falk, è ben orchestrato e godibile, e conserva la suspance fino alle ultimissime pagine, dove un indizio inaspettato metterà in discussione l’intero lavoro svolto fino a quel momento.
Chi è senza peccato l’ho divorato così avidamente che ora sono curiosa di leggere il più recente romanzo della Harper, La forza della natura, di cui il protagonista è sempre Aaron Falk, figura che si appresta a diventare, a mio avviso, tra le più carismatiche dei thriller in circolazione.
 



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