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27 NOVEMBRE 1940/LO SCONTRO DI CAPO TEULADA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

15
NOV
2018

La battaglia tra le forze della Regia Marina e la Royal Navy britannica, avvenuto durante la seconda guerra mondiale

Dopo l’attacco a sorpresa  alla base di Taranto effettuato dalla Mediterranean Fleet, la Regia  Marina anche se posta in difficoltà per le riparazioni in corso delle sue corazzate danneggiate tentò di contrastare la supremazia navale inglese attaccando i convogli mercantili atti a rifornire le basi ad Alessandria, Malta e in Grecia. Il 17 novembre 1941, un grosso convoglio mercantile diretto a rifornire l’isola di Malta venne intercettato dalla nostra squadra navale composta dalle corazzate Vittorio Veneto e Giulio Cesare e fu costretto ad invertire la rotta anche se scortato da due portaerei ed un incrociatore da battaglia. Lo scontro navale di Capo Teulada pone le sue radici nel secondo tentativo da parte dell’Ammiragliato inglese di inviare un convoglio mercantile carico di materiale bellico e truppe, indispensabile per rifornire le sue basi. Per attuare il piano di scorta l’Ammiragliato fece salpare la Forza D. da Alessandria, costituita dalla corazzata Ramillies e dagli incrociatori Berwick, Newcastle, Coventry e cinque cacciatorpediniere classe Defender per incontrarsi con L’Ammiraglio James Somerville, posto al comando dell’operazione “COLLAR” e della Force H,F,B, di stanza a Gibilterra che comprendeva l’incrociatore da battaglia Renow,(Nave ammiraglia) la portaerei Ark Royal e gli incrociatori Sheffield, Despatch, Manchester, Southampton e nove cacciatorpedinieri, il tutto schierato in difesa del convoglio.
La squadra navale italiana salpò dal porto di Napoli la sera del 25 novembre al comando dell’Ammiraglio Inigo Campioni con le corazzate Vittorio Veneto, Giulio Cesare, la 2^Squadra navale con gli Incrociatori pesanti Pola ,Fiume, Gorizia, scortati dalla 9^squadriglia Cacciatorpedinieri,(Alfieri, Carducci, Oriani, Gioberti) e la 3^ Divisione con gli incrociatori pesanti Trieste, Trento, Bolzano, scortati dalla 12^Squadriglia cacciatorpediniere (Lanciere, Ascari, Carabiniere), al comando dell’Ammiraglio Angelo Iachino, imbarcato sul Pola. L’Ammiraglio inglese Somerville nutriva una forte preoccupazione inerente al volume di fuoco delle corazzate italiane, in particolare modo i grossi calibri della corazzata Vittorio Veneto e l’elevata velocità degli incrociatori pesanti classe Zara. Supermarina il mattino del 26 novembre inviò al comandante superiore in mare gli ordini intesi ad intercettare la formazione inglese e se ci fossero le condizioni favorevoli doveva ingaggiare e attaccare, inoltre aveva provveduto ad allertare le basi aeree italiane collocate in Sardegna per effettuare la copertura aerea alla flotta e attacchi aerosiluranti. Alle ore 08.00 del 27 novembre le due squadre navali si riunirono a 70 miglia dall’isola di Capri e proseguirono per la rotta di intercettazione comunicata da Supermarina. Alle 09.45 un ricognitore lanciato dall’incrociatore Bolzano intercetta il grosso convoglio inglese e comunica immediatamente all’Ammiraglio Campioni il quale ordina di lanciare nuovamente altri ricognitori per intercettare la giusta posizione delle navi di scorta al convoglio. In concomitanza L’Ammiraglio Somerville, avvisato della  presenza delle navi italiane e dei suoi aerei ricognitori, ordinò al convoglio di deviare verso sud/est, allontanando in questo modo lo stesso dalla probabile area di uno scontro navale e contemporaneamente ordinò alla portaerei Ark Royal di approntare il decollo immediato di aerosiluranti per attaccare le corazzate italiane in modo da distoglierle dal convoglio. Alle 12.07 a 30 miglia da capo Teulada, alcuni incrociatori inglesi vennero avvistati dagli  Incrociatori italiani della 1^Divisione, comandati dall’Ammiraglio Matteucci, imbarcato sull’incrociatore  Fiume. L’Ammiraglio Iachino ordinò a Matteucci di aprire il fuoco sul nemico da una distanza di 23.500 metri usando le torri poppiere, costringendo le unità inglesi a servirsi delle sole torri prodiere. Il tiro di bordata degli incrociatori italiani  fu veloce, intenso ed in rapida successione e ben presto le salve colpirono l’incrociatore inglese Berwick, mettendo fuori uso una torre poppiera e causando morti e feriti. Anche gli incrociatori inglesi risposero al fuoco da una distanza di 23,800 metri concentrandosi sul Bolzano ma le loro bordate caddero nelle vicinanze della nave senza colpirla. Anche la corazzata Ramillies e l’incrociatore Renow con i loro cannoni collimarono gli incrociatori italiani ma le loro bordate caddero nelle vicinanze senza causare danni. Alle 12.50 circa, la corazzata Vittorio Veneto, dopo aver eseguito diverse virate per evitare l’attacco degli aerosiluranti inglesi a loro volta attaccati ed allontanati dagli aerei italiani, aprì il fuoco da una distanza di 27.000 metri sugli incrociatori inglesi con la torre trinata di poppa, sparando sette salve per un complessivo di 19 colpi da 381mm, inquadrando il bersaglio ma senza colpirlo, determinando un veloce allontanamento degli incrociatori inglesi, coperti dalle cortine fumogene  stese dai caccia di scorta  per evitare e confondere il tiro dei grossi calibri della corazzata italiana. Alle 13.15 il tiro di artiglieria delle navi cessò e L’Ammiraglio Somerville volle evitare lo scontro con le corazzate italiane e fece rotta verso Gibilterra, mentre il resto del convoglio inglese attraversò durante la notte il canale di Sicilia, sfuggendo miracolosamente ai ripetuti attacchi delle siluranti e torpediniere  italiane per raggiungere successivamente la propria destinazione. Anche L’Ammiraglio Campioni dopo aver riunito le due squadre navali, non ritenendo  opportuno affrontare un combattimento contro la squadra inglese, decise di rientrare effettuando rotta verso le basi di appartenenza.
In definitiva dopo 52 minuti di battaglia o scontro navale le unità della Regia  Marina spararono 692 colpi di artiglieria, colpendo l’incrociatore Berwick causando morti e feriti, mentre da parte italiana il solo cacciatorpediniere Lanciere, colpito da una salva inglese, subì un avaria alle caldaie e fece rotta per Cagliari. Lo scontro navale non ebbe nè vinti, nè vincitori ma si concluse in situazione di parità. Supermarina non approvò la condotta inconcludente dell’Ammiraglio Campioni e il Duce, Benito Mussolini, scontento ed insoddisfatto degli esiti, sostituì gli alti vertici della Regia Marina. Anche L’Ammiraglio Somerville al suo rientro a Gibilterra venne posto sotto inchiesta per il suo comportamento irreprensibile ma successivamente venne assolto. Lo scontro di Capo Teulada ai vertici militari italiani dimostrò l’importanza di possedere una aviazione capace di difendere la squadra e convinse lo Stato Maggiore ad iniziare la costruzione di una portaerei per contrastare la minaccia del nemico.



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