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SEGNALIBRO/PICCOLI GRANDI DRAMMI

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

1
FEB
2019

Due racconti che viaggiano sul filo dell’inquietudine, scritti da un autore degno di questo nome, il quale riesce a mostrare i sentimenti più nascosti con una semplicità tale da incantare a ogni parola.

Quando un libro è bello, bello davvero, lo si intuisce sin dalle prime pagine. Leggere Peter Cameron conduce all’estasi, perché possiede un’eleganza nella scrittura che in pochi possono vantare. Sarà per quel suo modo semplice di raccontare, senza particolari fronzoli. A volte, senza neanche una vera e propria storia. Il fulcro del suo narrare sta tutto nelle emozioni, nella sua capacità – chissà se innata o coltivata – di descrivere alla perfezione gli stati d’animo dei suoi personaggi, che il lettore percepisce in maniera cristallina da ciò che, di primo acchito, può sembrare una banalità: un piccolo gesto, una notte insonne, qualcosa di non detto, qualcosa di non fatto. Sta tutto lì, in quelle poche parole utili a capire il tormento del protagonista, in questo caso dei protagonisti, anzi.
Gli inconvenienti della vita è un volumetto piccolo e maneggevole che racchiude due diversi racconti, accomunati tuttavia da una profonda inquietudine che assale entrambi i personaggi chiave.
Nel primo ci immergiamo nel dolore privato e malcelato di un uomo che, dopo aver causato un terribile incidente, fatica a riprendersi. Non fisicamente, per quello fa fisioterapia, la sua vita va avanti comunque, seppure con qualche piccolo cambiamento nel suo aspetto e nelle sue abitudini. A fare male è la sua anima, in perenne subbuglio. Ritroviamo, dunque, un uomo di mezza età che nel bel mezzo di un pranzo scoppia quasi a piangere perché ha trovato troppe acciughe nel suo piatto, che non riesce più ad avere un sano rapporto con il suo compagno, che si rifiuta di andare da uno psicanalista, perché a suo dire l’analisi lo fa star peggio.
Nel secondo racconto, a narrare le sue vicissitudini è, invece, una donna. Anche lei con un grosso dolore nel cuore a causa di un grave lutto. A destabilizzarla però è un evento inaspettato: il reverendo della sua parrocchia, che lei scopre di odiare profondamente, la costringe a ospitare una famiglia di sfollati. Quelle settimane passate a condividere la sua casa con dei perfetti estranei la obbliga quasi a uscire dal sicuro, quanto noioso, guscio del suo tiepido matrimonio e a rivedere il suo Credo, la sua Fede, sotto una nuova luce. A colpire è il fatto che non è la tragedia della sua vita ad aver rimesso in discussione tutto – o quantomeno si vuole far credere che non sia così –, bensì un gesto altruistico, una conversazione forzata, la possibilità di dialogare con qualcuno e di esprimere i propri sentimenti.
È questa la forza di Peter Cameron: raccontare una catastrofe come fosse niente e, allo stesso tempo, dare luce e importanza ai piccoli, grandi turbamenti, scatenati da qualcosa di assolutamente normale.
Nel marasma di pubblicazioni talvolta inutili, che si rivelano dei veri e propri fuochi di paglia, leggere Cameron permette di riscoprire la grande letteratura, i romanzi destinati a restare nel panorama editoriale per molto, molto tempo.





 



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