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Mediterraneo, confine fluido che unisce e divide

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
SET
2020

“Affondare la propria origine non necessariamente connessa alla nascita in Terra d’Otranto, è destinarsi un reale immaginario. È lì appunto nel primo di un settembre io fui nato. Otranto.": Carmelo Bene menziona con queste parole l’Antica Hydruntum, la città più orientale d’Italia, con una storia variegata, un perfetto connubio tra Europa e Oriente che sommersa trapela dal calpestio delle strade lastricate di pietra viva nel centro storico, intrecciandosi con la sua geografia.

Nel cuore del Borgo Antico (riconosciuto come patrimonio culturale dell’Unesco quale sito Messaggero di Pace tra i Borghi più belli d’Italia dal 2010) è situato il porto che ha reso Otranto un ponte tra Oriente e Occidente, un vero centro strategico fondato sul dialogo tra la cultura, la solidarietà e le tratte commerciali che da e per esso si muovevano nel Mediterraneo. Crocevia di culture, intreccio di civiltà, è definita come città di frontiera del Mediterraneo.

Nella terra del dialogo e della fratellanza, presso Largo Porta Alfonsina, secondo le regole previste per gli appuntamenti pubblici nell’attuale fase di ripartenza post lockdown, ha avuto inizio la 1° Giornata del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo 2020, alla presenza del direttore dell’evento Tommaso Forte e del sindaco di Otranto, Pier Paolo Cariddi. Per l’anno del Covid 19 tanti i Focus in programma su cui giornalisti, scrittori, esperti e istituzioni si confronteranno in un dibattito pubblico costruttivo anche nei prossimi giorni.

A moderare il primo incontro, è stata Cristina Giudici, direttore di Nuove Radici World, media partner del Festival. Sono intervenuti sul tema della prima serata “Mediterraneo con la mascherina e gli attuali scenari geopolitici”, il Comandante dell’Operazione EUNAVFOR MED IRINI, contrammiraglio Fabio Agostini, l’ex ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos e Paolo Di Giannanonio per Rai Tg1.

Il bacino del Mediterraneo non è uno spazio confinato e periferico rispetto agli attuali eventi geopolitici internazionali. Detiene ancora un ruolo strategico ma non dispone di un’unica cultura e di un’identità definita. Conflittuali realtà politiche, economiche e religiose lasciano emergere in mancanza di dialogo la necessità di tutelare e garantire la sicurezza dell’area.

La comunità internazionale è presente nel quadrante del Mediterraneo e “C’è una comunità internazionale rappresentata dall’Unione Europea che dopo la Conferenza di Berlino del 19 gennaio 2020 ha intensificato le forze – ha dichiarato il contrammiraglio Agostini -  per l’attivazione dell’embargo da e per la Libia istituito dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, contribuendo al processo di pace nel paese attraverso la nuova operazione militare di Politica di Sicurezza e Difesa Comune nel Mediterraneo”. Il Consiglio dell’Unione Europea ha infatti adottato una decisione che ha avviato l’Operazione EUNAVFOR MED IRINI. Irini non è un caso se in greco significa pace. “Armi” che arrivano da ogni parte del mondo, non c’è un singolo “attore”, – ha affermato ancora Agostini -  in modo equilibrato tutti i militari in area operativa ispezionano le navi in alto mare al largo delle coste libiche, sospettate di trasportare armi o materiale correlato, attraverso gli assetti marittimi, aerei e satellitari. La Missione Irini – ha detto Agostini – pur essendo una missione militare è a forte connotazione politica, in quanto i militari operano in un contesto internazionale complesso, dove viaggiano l’80% delle merci tra cui risorse energetiche e materi prime necessarie per l’Italia e per tutti i paesi europei. Il Mediterraneo è una cerniera tra diversi continenti, è il confine fluido a sud dell’Europa, è un mare che unisce e per certi versi può anche dividere per diverse credenze religiose e per diversi sistemi economici”.

Per l’ex ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos: “Non si ha memoria – ha dichiarato di una situazione geopolitica come quella presente attualmente nel Mediterraneo”. Dal più grande progetto infrastrutturale varato dalla Cina, la “Via della Seta” che procede verso l’Asia Centrale a quella meridionale all’inizio del conflitto Stati Uniti e Cina, dalla sovrapposizione delle Zone Economiche Esclusive degli otto Stati rivieraschi del Mediterraneo che creano accesi contenziosi come quello tra Grecia e Turchia, alla ipotetica creazione di un nuovo oleodotto per sostituire quello russo, sino alla Turchia che con le sue pretese sta diventando geopoliticamente ingombrante, ha delineato la situazione presente nell’area più turbolenta della regione, quella orientale.

“Sotto questo mare c’è talmente tanta ricchezza - ha affermato Di Giannantonio - che nel momento in cui si scopre, è assurdo litigare. La nostra è una vocazione mediterranea, si deve trovare una via che non sia quella dello scontro e della crisi a tutti i costi”.

 E se sotto il Mar Mediterraneo c’è un’immensa ricchezza, nelle sue acque viaggiano i migranti anche in tempo di pandemia.

“Il mediterraneo - ha dichiarato Agostini – è interessato da tre flussi migratori, quello orientale, centrale e occidentale. Il flusso centrale che proviene dalla Libia e dalla Tunisia rappresenta attualmente il 50% circa del flusso di tutto il Mediterraneo, rispetto al 30% dello scorso anno. A parità di periodo di riferimento quest’anno per la pandemia e per varie ragioni legate al conflitto in atto, c’è stato un aumento esponenziale. Per disarticolare anche il traffico di esseri umani, che è tra i compiti secondari della missione, non solo con il pattugliamento aereo e il continuo monitoraggio dell’area, contribuiamo anche al potenziamento delle capacità e alla formazione della Guardia Costiera e della Marina Libica nelle attività di contrasto. I traffici dal 2012 si sono notevolmente ridotti fino ad arrivare a circa 20 mila persone nel 2019”.

“L’immigrazione ha accompagnato – ha detto Carnelos - la storia di tutta l’umanità. È cambiata. Va certamente regolamentata e controllata. Se si guarda al Libano oggi, ha 4 milioni di abitanti di cui 2 milioni di profughi. È un esempio per tutti, per indurre a rivalutare soprattutto il senso dell’umanità”.

“L’impatto con l’immigrazione è diverso in alcune città italiane - ha affermato Di Giannantonio - rispetto a quelle città che accolgono come Lampedusa, Crotone o Taranto. Le periferie, inoltre, che sopportano l’arrivo di una parte di questi flussi sono abbandonate a se stesse. Non si deve lasciare al cittadino la responsabilità di trovare un accordo di convivenza con chi spesso non parla neanche la nostra lingua”.

A conclusione del Festival si terrà la cerimonia di conferimento del Premio “Caravella del Mediterraneo 2020” un premio che rappresenta l’incrocio dei mari e delle culture del Mediterraneo, scenario di scambi commerciali, linguistici e sociali tra Oriente ed Occidente, e che quest’anno riconosce la professionalità e il coraggio di chi ha raccontato l’emergenza COVID 19 stando in prima linea. Tra i premiati Giovanna Botteri per TG1, Renato Coen SKY Tg 24 e Stefano Lombardi direttore di Rete 4.



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