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Per non dimenticare la tragedia delle Foibe e dell'esodo Giuliano Dalmata

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

9
FEB
2021

IL GIORNO DEL RICORDO

Un giorno che ricorda la memoria e l’identità di un paese e del suo popolo.

Il 10 Febbraio in tutta la Nazione viene celebrato il Giorno del Ricordo in memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani, dei dalmati italiani dalle loro terre d’origine durante il secondo conflitto mondiale precisamente dal 1943 al 1945.

Questo triste episodio rappresenta una complessa vicenda che afflisse il confine orientale italiano e la scelta di ricordare questa giornata venne presentata a partire dal 1995 da svariati gruppi parlamentari italiani. Una legge riconosciuta dalla Repubblica Italiana e promulgata il 30 marzo 2004 al solo fine di testimoniare e ricordare la memoria di tutte le vittime delle foibe.

Ripercorrendo la storia necessariamente si ritorna alla famosa data dell’Otto Settembre del 1943, data dell’armistizio. L’esercito italiano regnava nel completo caos, era privo di linee guida da parte dello Stato Maggiore in fuga verso i territori occupati dagli Angloamericani e colto impreparato nell’affrontare una nuova situazione militare alquanto sconosciuta che per molti assaporava la fine delle ostilità.

Migliaia di uomini situati al controllo dei confini orientali in breve tempo si trovarono nelle condizioni di combattere il loro storico alleato tedesco. Molti cercarono di fuggire verso l’Italia meridionale mentre altri si arresero alle truppe tedesche che occuparono dopo pochi giorni l’Italia settentrionale e furono considerati come traditori, fatti prigionieri e condotti nei campi di prigionia in Germania.

Anche il Comando della Regia Marina, colto di sorpresa corse ad estreme decisioni in merito, infatti il Comandante in Capo del Comando Marittimo dell’Alto Adriatico, Ammiraglio di Divisione Emilio Brenta, prontamente decise con il suo stato maggiore di ordinare a tutte le imbarcazioni in grado di navigare di evacuare al più presto dai porti orientali e dirigersi verso Sud, come stabilito dagli alleati. Molte unità non riuscirono a partire in quanto sottoposte a riparazioni o in costruzione e ben presto con l’arrivo delle truppe tedesche furono catturate, requisite e poste alle dipendenze della Kriegsmarine.

L’Ammiraglio Brenta e il suo stato maggiore dopo aver colloquiato con una delegazione di Ufficiali tedeschi furono arrestati e internati nei campi di prigionia in Germania. Intanto con estrema rapidità nel confine orientale, istriano i partigiani del Maresciallo Tito approfittando del completo caos si appropriarono dell’intero materiale bellico, armi, munizioni, mezzi, combustibile e vettovagliamento lasciato dall’esercito italiano e velocemente occuparono molte città istriane. Spinti da un profondo odio i partigiani slavi seminarono verso la popolazione morte, violenze, assassinarono gente innocente, effettuarono saccheggi, incendiarono interi quartieri e successivamente giustiziarono la popolazione catturata, denudata e legata fra loro con un lungo filo di ferro ai polsi e disposta sugli argini per poi essere gettata nelle“ Foibe”, cavità carsiche naturali molto profonde a conca chiusa, simili a inghiottitoi naturali. L’esercito tedesco si avvicinava velocemente, pertanto i partigiani di Tito in gran fretta dopo aver giustiziato fra le ottocento e mille persone si ritirarono sulle montagne tenendo testa all’esercito tedesco.

A guerra conclusa i partigiani slavi come orde barbariche occuparono nuovamente le terre italiane e scatenarono una guerra fratricida colma di atroci brutalità effettuate fino al maggio-giugno del 1945 e nelle città di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara furono condotte violente rappresaglieverso la popolazione, attentati dinamitardi e interi quartieri furono incendiati e distrutti al solo scopo di seminare terrore e ottenere con ogni mezzo a disposizione le terre conquistate.

In poco tempo i partigiani di Tito torturarono e uccisero nelle tante foibe quasi diecimila persone condannandole solo per essere fedeli all’ideologia italiana. Con la stipula del Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, l’Italia in qualità di Nazione sconfitta cedette le terre orientali alla Jugoslaviae dal quel preciso momento per le tante comunità italiane ebbe inizio il grande esodo verso l’Italia.La popolazione costretta a fuggire dalle azioni brutali della polizia Ozna, lasciò ogni avere e possedimenti, affrettandosi e avventurandosi con qualsiasi mezzo, a piedi in lunghe e impervie marce fra i tortuosi e irti sentieri di montagna, di notte e di giorno per poter miracolosamente raggiungere le terre italiane. La fuga avvenne anche per mare attraverso le innumerevoli imbarcazioni dislocate nei tanti porti e porticcioli delle coste orientali. Motovelieri, panfili, motobarche, motopescherecci che partivano colmi di persone ma spesso e volentieri non raggiungevano le coste italiane in quanto, causa i frequenti marosi, molti battelli affondarono o sfortunatamente furono intercettati e catturati dai battelli armati, appartenenti alla Mornaricka (NOVJ marina dell’esercito di Tito) che pattugliavano le varie zone costiere. A queste volontarie azioni umanitarie dell’epoca intese a traghettare sul continente la popolazione istriana-Dalmata, parteciparono numerosi motopescherecci d’altura provenienti dai vari porti situati da Pescara fino a Brindisi. Molti non tornarono, forse prigionieri o forse uccisi ma dichiarati ufficialmente dispersi in mare.

Nei grandi porti di Trieste, Pola e Fiume furono impiegati molti piroscafi italiani, (celebre il piroscafo Toscana) per trasportare la popolazione di oltre duecentomila persone, costrette a umilianti ed estenuanti file di attesa oltre a essere sottoposte a molteplici perquisizioni e controlli personali, effettuate dalla polizia slava denominata OZNA e solo dopo veniva concesso il visto d’imbarco .I fortunati potevano portare a seguito solo 5 Kg di indumenti, chiusi in valigie, precedentemente ispezionate più volte e una somma di denaro non superiore a cinque mila lire. Gli oggetti personali come oro, denaro, oggettistica, foto, documenti, titoli bancari e indumenti pregiati venivano indebitamente sottratti e sequestrati in nome del Governo Jugoslavo. Un territorio diviso da una linea immaginaria decisa dalle potenze vincitrici sulla quale si instaurò un governo guidato dal  suo leader Tito il quale stabilì ed instaurò una politica basata sull’ideologia Socialista che provocò in seguito forti disaccordi e tensioni internazionali fra le varie potenze  europee e americana circoscritti a vari argomenti politici,improntati a definire e delineare una nuova linea di sicurezza occidentale che in breve tempo causò una definitiva rottura politica fra La Russia e la Jugoslavia.

Il 5 Ottobre 1954 a Londra, dopo tantissime polemiche internazionali fu firmato il Memorandum d’Intesa che finalmente constatava da parte delle potenze alleate l’impossibilità di applicare le normative imposte dal precedente trattato di pace ed eliminava la ripartizione delle due zone A e B assegnando ai rispettivi governi dell’Italia e della Jugoslavia i territori spettanti e le rettifiche delle proprie frontiere. Il 26 Ottobre 1954 le truppe militari italiane entrano nella Città di Trieste, liberata dalle truppe militari e finalmente la popolazione triestina era libera di sentirsi cittadini italiani. Dopo questo piccolo inciso storico resta il doveroso gesto di onorare profondamente e ricordare la memoria di tutte le vittime delle foibe e di tutti gli italianiche hanno perso la vita durante il grande esodo con l’auspicio che queste atrocità non siano più commesse.

Michele Fiorentino



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