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Pino Giacovelli/Guarda cosa ti creo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

24
MAG
2013

 

Un’idea ecofriendly (che recupera il bello anche dagli oggetti di scarto) spiegata in meno di dieci domande dall’inventore a due studentesse. Lo slogan dice tutto: “pensato a mano”
 
Può spiegarci in cosa consiste l’attività laboratoriale di designer maker?
«Ricerchiamo e sperimentiamo la materia, dall’antichissima pietra, alle modernissimi resine, fino agli oggetti di recupero fatti rinascere per nuove utilizzazioni».
 
Cosa intende per “far rinascere gli oggetti di recupero”?
«Dalla mia passione per la creatività e l’ecosostenibilità ho tratto spunto per svolgere questa attività da più di 20 anni utilizzando gli oggetti di scarto e attuando un ciclo di rigenerazione».
 
Nel suo sito si parla di licenza materica, di che si tratta?
«È un neologismo ideato da me traendolo dalla ben più nota “licenza poetica”. Con questa affermazione ho voluto intendere che attraverso la mia attività creativa e laboratoriale gli oggetti di uso quotidiano, e più in generale la “materia”, perdono la destinazione d’uso convenzionale per vivere una nuova funzione nell’arte, nell’arredamento, nella vita di tutti i giorni della mia clientela».
 
Come è nata l’idea di creare questo laboratorio?
«Dopo aver conseguito il diploma presso un istituto tecnico di Martina Franca ho avviato la mia carriera professionale stampando magliette e creando murales. In seguito ho frequentato una scuola di grafica dove iniziai a creare affreschi e mosaici in pietra. Accostando poi il vetro alla pietra cominciai a creare delle lampade, fino alla “scoperta” della resina con il legno per la creazione di arredi: tavolini, sedie, armadi, ecc realizzando così la cosiddetta “Pietrification”».
 
Ha mai partecipato a mostre o altri eventi?
«Sì, ho al mio attivo ben 12 “Salone del Mobile” di Milano e ho avuto l’occasione di partecipare a mostre a Londra, Parigi, Bari, Parma, Roma e Torino». 
  
Quali sono state le motivazioni per la scelta del tuo laboratorio?
«La scelta della location di Art Design è stata principalmente economica, ovvero un affitto molto basso dovuto sia alle dimensioni del locale sia alla sua ubicazione. Infatti si trova nei pressi del meraviglioso centro storico di Locorotondo in prossimità di una piccola piazza, ma nonostante tutto non è molto visibile al pubblico. Tuttavia i miei prodotti sono per clienti amatoriali che vedono la mia vetrina virtuale sul sito internet e decidono di contattarmi». 
 
Cosa ci dice sulla concorrenza?
«L’azienda non soffre la concorrenza locale in quanto imprese artigiane come la mia sono più diffuse al nord che al sud, e così anche la sensibilità verso l’arte e l’ecosostenibilità è maggiormente diffusa  nei Paesi nordici. Tuttavia se la mia attività non soffre la coesistenza con altre attività concorrenziali, risente comunque della crisi economica internazionale che lambisce tutti, nessuno escluso. Per fortuna che regge il commercio elettronico. Comunque ho in animo di ampliare il mio laboratorio e quindi l’esposizione al pubblico sensibilizzando il compratore locale e il turista».
 
Quale messaggio si sente di rivolgere ai giovani che si accingono in questo periodo di crisi ad intraprendere un’attività imprenditoriale? 
«Posso rispondere a questa domanda attingendo dai princìpi della filosofia buddhista, da me abbracciata da qualche anno e che m porta a pensare che , “anche se non guadagno molto, almeno svolgo un’attività che mi appassiona e già per questo ho una ragione per alzarmi sereno tutte le mattine”. D’altro canto, anche Steve Jobs diceva: “Unire i puntini, amare il proprio lavoro e seguire il cuore, alla ricerca del proprio destino”».
 
* Classe 5^G dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Leonardo Da Vinci di Martina Franca  
 


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