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Luigi Tosti/Here comes "The cancer"

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

7
GIU
2013
Cosa succede se un ricercatore scopre una cura per il cancro che però è molto più economica di quelle proposte dalle case farmaceutiche? Lo scoprirete nel nuovo romanzo dello scrittore che per l’occasione è diventato anche un po’ medico
 
Il Male del secolo diventa il villain di un romanzo. 
A dire il vero, ho qualche dubbio che possa essere definito male del secolo, poiché il cancro è conosciuto sin dai tempi antichi. La prima trattazione scritta di oncologia risale nientemeno al 1850 avanti Cristo, in Egitto. Nello specifico, si approfondiva una forma di tumore all’utero. Lo stesso termine cancro deriva dal greco antico karkinos, “granchio”, perché secondo Ippocrate, come il crostaceo chelato, il cancro divora i tessuti in una morsa dolorosa. Curiosamente, un mostro mitologico aveva proprio il nome di Carcino ed era un granchio gigantesco che viveva assieme all’Idra di Lerna. Fu ucciso assieme all’Idra da Ercole durante la sua seconda fatica. Si potrebbe credere che il mito abbia voluto allegorizzare la lotta a questo male già a quei tempi, come era consuetudine (Ercole rappresenterebbe l’uomo e le sue fatiche gli ostacoli che la Natura gli pone). Ancora, secondo alcuni storici, lo stesso Giulio Cesare, se non fosse caduto vittima della ben nota congiura repubblicana, sarebbe morto a causa di un cancro al cervello. Unico indizio: le crisi epilettiche che lo affliggevano.
Da questo breve excursus capiamo che il cancro è antico quanto la vita (si parla di tracce tumorali addirittura nei dinosauri!) e non è possibile delimitarlo cronologicamente solo a questo secolo. Se vogliamo parlare di cancro come Male del secolo, tra gli altri, potremmo invece discutere del mercato che “l’industria del cancro” (sic!) annualmente produce. Meglio ancora se sorbiamo il delicato e difficile argomento attraverso le dolci lettere di una buona opera di narrativa. E a questo proposito ci viene incontro Luigi Tosti. 
 
La trama del Suo romanzo, The Cancer, si avvicina molto ai moderni thriller spionistici letterari. Quali differenze e quali analogie trova tra il Suo Alex e l'eroe spy thrilling più famoso di sempre, James Bond?
«Effettivamente, il tema trattato nel romanzo non potrebbe essere più odierno, in quanto, volente o nolente, coinvolge l'esistenza di ognuno di noi: la tutela alla salute. Il protagonista, Alessandro Ruggeri, è un eccelso giovane ricercatore che propone ai vertici della casa farmaceutica per la quale lavora, una cura che potrebbe debellare definitivamente il cancro, ma ha il "difetto" di rivelarsi più economica delle terapie ufficiali.
In definitiva, causerebbe un crollo degli introiti nelle casse delle industrie farmaceutiche. Alex diviene un bersaglio a tutti gli effetti di questa poderosa macchina che stringe l'umanità intera come una morsa. Così come nella serie "Bond", anche in "The Cancer", è colui che detiene il potere a decidere chi vive e chi deve morire, analogamente a quanto purtroppo avviene nella vita reale.
In realtà, le differenze fra i due personaggi sono sostanziali: le rispettive occupazioni, licenza di uccidere, rispetto per la vita umana, eccetera. A ragion veduta, tuttavia, un'analogia accomuna i due protagonisti: la determinazione, entrambi decisi a compiere il proprio dovere. A ciascuno il suo, insomma».
 
Ian Fleming, scrittore creatore di James Bond, pubblicò le sue nutrite ricerche preliminari per il romanzo "Una cascata di diamanti" in un saggio intitolato "The diamondsmuggler". Memore di questo esempio, pubblicherebbe le Sue ricerche in un saggio o crede che il romanzo The Cancer sia sufficiente a diffondere le informazioni che ha raccolto?
«Non avrei le basi per trasmigrare questo romanzo in un saggio, per la semplice constatazione che non sono un medico. Aggiungo, inoltre, che un saggio scientifico di questa portata non sarebbe fattibile al momento, almeno senza ricevere ritorsioni.
Mi ritorna alla memoria un noto oncologo italiano, forte sostenitore dei rimedi naturali, il quale fu radiato dall'ordine dei medici, dopo aver subito un arresto per aver rigettato la chemioterapia come cura dei suoi pazienti.
C'è da dire che la sua terapia naturale riportò ottimi risultati, al punto che decise di mettere a disposizione di tutti un manuale di quasi 800 pagine, nel quale spiega in modo chiaro i rimedi naturali contro il cancro.Ovvio immaginare che il medico in questione fu deriso e osteggiato. Personalmente ritengo che un romanzo sia molto più d'effetto di un saggio per diverse ragioni, e forse addirittura più credibile.
Si sa che la maggior parte dei romanzi è ispirata a episodi realmente accaduti; questo solo concetto mette al lettore una grossa pulce nell'orecchio, desidererebbe sapere quanto di vero ci sia nel racconto. Un altro essenziale parametro a favore del romanzo è l'indiscusso coinvolgimento emotivo di un thriller, anche se a sfondo medico.
E' risaputo, infatti, che un saggio di qualsiasi materia susciterebbe l'interesse dei soli addetti ai lavori: se scrivessi un saggio di stampo medico, per esempio, sarebbe coinvolto il solo target medico. "The Cancer" è un thriller alla portata di tutti, accessibile a ogni fascia d'età. Sono dell'opinione che tutti abbiano il diritto all'informazione e nulla può farlo meglio di un thriller.Questo è quello che si propone il mio romanzo per vie indirette».
 
Considerando il tema portante del Suo romanzo di pubblicazione prossima, ci sono stati ostacoli durante il lavoro preliminare di documentazione?
«Un consistente numero di ostacoli direi! Per ciò che avevo in mente di scrivere, dovevo inventarmi di sana pianta due cure per il cancro, e in più, che fossero abbastanza credibili dal punto di vista scientifico. Questo è stato l'ostacolo più grosso.
Si è reso quindi necessario uno studio approfondito di biologia, fisiologia e nanotecnologia del DNA; infine sbozzai, per così dire, due cure, che per ovvie ragioni di credibilità scientifica, misi al vaglio di un medico chirurgo e ricercatore.
Essendo un thriller, naturalmente, ho dovuto documentarmi anche in altre discipline a prescindere dalla medicina, come l'informatica. Devo aggiungere che sento la necessità di ringraziare pubblicamente le due persone che, nelle rispettive competenze, hanno contribuito in maniera decisiva nel dare credibilità e valore scientifico al romanzo: Manuel Pallotti e la dott.ssa Mariella Sivo».
 
Allo stesso modo, ci sono stati editori cui ha proposto il romanzo che hanno detto di no, visto l'argomento “rischioso”?
«Nessuno si è espresso apertamente, tuttavia ci sono state delle "non risposte" sull'argomento proposto. Non posso avere la certezza che abbiano rifiutato silenziosamente un tema di tale delicatezza, tuttavia sarebbe comprensibile questa scelta. Non escluderei, addirittura, la possibilità che il romanzo venga censurato una volta pubblicato».
 
Come crede che potrebbe reagire la gente al Suo scritto?
«Non in maniera univoca, questo è certo. C'è una gran fetta del pubblico saturata dai messaggi ambigui che i media diffondono. Ciò provoca una visione molto limitata sul tema. Esiste già su facebook una fan page intitolata "The Cancer" e lì si sono subito registrate le prime contestazioni, per fortuna molto limitate. 
Quello che stupisce, non è tanto il grado d'ignoranza di fronte a un argomento così importante, quanto il non voler accettare l'inconfutabile raltà dei fatti. Si tratta del risultato che scaturisce quando abbiamo la televisione come unico mezzo di informazione, escludendoci a priori la possibilità di verificare se le notizie date siano genuine o leggermente distorte.
Le contestazioni che indubbiamente il romanzo si troverà ad affrontare, nascono proprio da questo. Per buona sorte, è presente un nutrito numero di persone assetato di informazioni. "The Cancer" sta già ottenendo un'elevata cifra di consensi proprio fra queste persone, oltre che suscitare la curiosità di leggere un romanzo dal significato così insolito».
 
Tra tanta disinformazione e cultura avariata, un romanzo da solo può cambiare le cose?
«La volontà di coloro che detengono il potere è impossibile da cambiare. Un romanzo può aprire la mente a diverse vedute che differiscono dalla realtà. Ne scaturisce un concetto paradossale, nel quale il romanzo diviene realtà e la realtà un romanzo in cui tutti noi siamo i protagonisti. Ciò che voglio dire, è che dietro la parola "cancro" si nasconde una realtà differente da quella a noi nota.
Se tutti noi sapessimo di più rispetto a ciò che vogliono farci credere, ci ritroveremmo a vivere in una dimensione talmente corrotta che stenteremmo ad accettare. In sostanza è ciò che il romanzo si propone, senza avere la presunzione che esso da solo possa capovolgere questa visione fatta unicamente di sete di potere, senza alcun rispetto verso la vita umana.
"The Cancer", da solo, è come un filo d'erba: sottile e fragile. Ma se messo insieme a una nutrita schiera di sostenitori quali sono i lettori, si formerebbe un grosso fascio d'erba molto robusto. Ne concludo che un romanzo può essere solo un promotore: è il classico principio de "l'unione fa la forza", la medesima forza che potrebbe sovvertire l'attuale stato delle cose».
 
 


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