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Lucia Pizzutel/La signora delle chitarre

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

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LUG
2013

 

Ospite del Festival Internazionale della Chitarra di Mottola già lo scorso anno, dopo il successo riscosso dal progetto “Chitarreinsieme”, Lucia Pizzutel è tornata per riproporlo anche quest’anno.

Non deve essere facile tenere un laboratorio di musica d’insieme e, in così poco tempo, coordinare un’orchestra di chitarre e prepararla, in meno di una settimana, per un’esibizione in pubblico...

«È qualcosa che a me è sempre venuto piuttosto naturale, non saprei dire se sia facile o difficile. Naturalmente chi gestisce il laboratorio deve fare a priori un lavoro molto tecnico e organizzativo, che preveda un'ampia elasticità, tipica della modalità “working in progress”. La parte più impegnativa, per me, è dunque ciò che precede il laboratorio, soprattutto immaginare un suono che proviene da un organismo e da persone che ancora non conosci, e ridistribuire la musica e le parti in modo che chiunque possa avere uno spazio coerente. Quando poi ho il gruppo di fronte, trovo tutto molto naturale e, anche se faticoso, entusiasmante. Il prodotto finale raramente è perfetto, ma tutti ritorniamo a casa con qualcosa di nuovo e di ricco».

Come docente, qual è la cosa fondamentale che cerca di trasmettere alle nuove generazioni, in generale e in particolare per chi coltiva la passione per la musica?

«Darò una risposta poco popolare: il contrario del tutto e subito, ovvero il piacere che si prova nel costruire una cosa piccolissima con molta fatica e in molto tempo, quando il senso profondo di qualcosa si coltiva a lungo, e ogni minuto in cui la cerchi la rende più preziosa. Mi sembra una dimensione fondamentale dell’esistenza che i giovani rischiano di non aver l’opportunità di conoscere. In tre parole: la qualità, l'attenzione e la pazienza».

Si parla ormai da molti anni di crisi, di recessione e di “spending review”. La cultura è sempre nella “lista nera” delle amministrazioni -sia locali che centrale- ed è la prima a pagarne le conseguenze quando si tratta di tagliare i fondi. Qual è il suo punto di vista?

«Voglio essere ottimista, perché osservo che le persone non rinunciano, nonostante le difficoltà, all’arte e le famiglie rinunciano a molte cose, ma non alla formazione dei propri figli. Ora dobbiamo “soltanto” trovare presone illuminate che, trovandosi nella posizione per intervenire, tengano ben presente questo fenomeno. La qualità della vita e il nuovo concetto di salute sono fortemente legati a questi aspetti».

Cosa pensa dei corsi a indirizzo musicale nella scuola dell’obbligo?

«Temo di essere di parte... credo molto nel valore formativo della musica e anche dello studio di uno strumento musicale, che ti insegna a rapportarti con il tuo corpo e con la tua anima contemporaneamente, a star bene da solo ma anche con gli altri, a provare a far una cosa e riuscirci... questi sono elementi importanti per ogni ragazzo che cresce, all’interno di questo fiorire mi è capitato più volte di incontrare delle eccellenze che poi hanno avuto un futuro artistico anche di altissimo livello».

Essere chitarrista e donna: vantaggi e svantaggi?

«È  praticamente la battaglia della mia vita, soprattutto nella ricerca di uno strumento adatto ad un corpo femminile -piccolo, nel mio caso- che non crei tensioni per l'affaticamento causato dall’usare continuamente la muscolatura al limite delle proprie possibilità. In fin dei conti è da moltissimo tempo che le violoncelliste utilizzano strumenti costruiti per il loro corpo, ci arriveremo anche noi, abbiamo già precedenti illustri con Ida Presti (chitarrista prodigio e compositrice italo-francese che dette il suo primo concerto a otto anni e mezzo - ndr), per citare il caso più noto. Vantaggi onestamente non ne vedo, in generale comunque, per chiudere con una battuta, mi sembra che la chitarra più una questione di amore che di sesso».



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