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Le notti del mito/La storia come non l´avete mai vista

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

23
AGO
2013
A Caprarica di Lecce il più grande museo a cielo aperto d’Italia. L’Archeodromo Kalòs  apre le porte dell’archeologia anche ai non addetti ai lavori
 
La storia è una disciplina per la quale, in genere, non ci sono mezze misure. La si ama, o la si odia. Tuttavia la sua importanza va ben oltre il mero dato nozionistico: in un certo senso, il passato è come un terreno che contiene già i semi da cui prenderà vita il futuro. Quel che è stato, quindi, può rappresentare un’ipoteca o un’eredità per le generazioni seguenti. Eppure, spesso è proprio il modo con cui i fatti storici vengono raccontati a rafforzare la sensazione che questi siano qualcosa di completamente staccato da un prima e un dopo, e quindi distanti anni luce dal presente che pulsa. Non sempre è facile far “uscire” gli eventi dai libri di storia restituendo loro sostanza e vivacità, così da evidenziarne il nesso con l’attualità. Tuttavia, provare a farlo è comunque importante, anche perché i risultati possono rappresentare una piacevole sorpresa, come dimostra l’evento Le notti del mito. Viaggio nel tempo dei Messapi tenutosi il 16, 17 e 18 agosto a Caprarica di Lecce nel parco Kalòs, l’Archeodromo del Salento (http://www.parcokalos.it/), il più grande museo a cielo aperto d’Italia. 
L’Archeodromo è situato sulla serra di Galugnano, in un’area all’interno della quale, in precedenza,  alcuni tratti erano occupati da vere e proprie discariche a cielo aperto. La costituzione del parco, ideato dall’archeologo Alessandro Quarta, ha reso quindi possibile la riqualificazione della zona, valorizzandone l’aspetto paesaggistico e il bagaglio storico. L’Archeodromo è un esempio importante di “archeologia sperimentale”: al suo interno sono ricostruite cinque fasi storiche che hanno caratterizzato il Salento (protostoria, età del bronzo, fase messapica, epoca romana e Medioevo), attraverso spettacoli di musica, danza, e scene che riproducono momenti quotidiani dell’antichità. Infatti, spiega Alessandro Quarta  “Kalòs nasce con l’obiettivo di avvicinare il grande pubblico al tema dell’archeologia in maniera nuova e coinvolgente, con ricostruzioni sperimentali di grande effetto. L’archeologia non può e non deve essere relegata a scienza di pochi ma deve coinvolgere tutti con un linguaggio nuovo e non obsoleto”.
Come sono state concepite Le notti del mito? «L’idea nasce la primavera scorsa, subito dopo il grande successo di Un giorno nella storia, evento didattico per le scuole con la partecipazione di oltre 12000 studenti. Le notti del mito nascono con intento di allargare al grande pubblico il tema dell’archeologia, delle nostre radici storiche. La prima edizione dell’anno scorso è stata subito un successo, con oltre 6000 visitatori, soprattutto turisti».
Le notti del mito  vogliono dare  la possibilità d’immergersi in una festa dei Messapi, per (ri)scoprire i fermenti che attraversavano il Salento 2600 anni fa. “Tre notti per lasciarsi incantare dai Messapi, dai loro culti, dalle magie che animavano le tenebre quando l’uomo danzava per liberarsi dagli affanni del giorno, per associarsi a forze misteriose per investigare il futuro e chiedere la protezione degli dei”.
Quest’anno Le notti del mito hanno voluto offrire una full immersion sensoriale: alla rappresentazione di danze ancestrali e scene di quotidianità messapica (soldati che si allenano, rituali sacrificali dedicati alle divinità …) si è aggiunta infatti la possibilità di curiosare tra stand gastronomici e di artigianato tipico.
Un evento come Le notti del mito indica con chiarezza che il Salento ha risorse umane e storico-ambientali sufficienti per (ri)definire e ampliare il concetto di terra a vocazione turistica. Questo consente al territorio di farsi conoscere e apprezzare per le sue molte sfaccettature superando una certa immagine “da cartolina” piuttosto stereotipata che lo vede di solito appiattito, a causa di un marketing vorace, su pochi, ben determinati eventi. Un circolo virtuoso del genere coinvolge anche i giovani, consentendo loro di lavorare nella propria terra, mettendo a frutto le competenze maturate in anni di studio. Insomma, recuperare la storia fa bene non solo alla memoria della comunità, ma può servire anche a imprimere al presente una nuova direzione … e porre solide premesse per le generazioni future.
 
 


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