MENU

Più che chicchi/Il tesoro della Banca dei Semi

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

10
GEN
2014
Salvaguardare territorio e saperi: è la mission di questo progetto, nato di recente, il primo nel suo genere a livello nazionale. Ce ne parla il suo giovane fondatore, Remomanuel Bolognino
 
Grazie alla globalizzazione da una parte, alla ricerca scientifica e tecnologica dall’altra, è ormai possibile consumare ogni tipo di frutta e verdura in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi stagione. Ciò va spesso a discapito della qualità di quello che mangiamo, contribuendo peraltro alla scomparsa di specie e realtà caratterizzate a livello locale, meno forti sul piano della commercializzazione. Da anni infatti sono in atto processi d’indebolimento della biodiversità noti come fenomeni di erosione genetica, che stanno compromettendo seriamente l’esistenza di molte specie: basti pensare che in 30-40 anni si è estinto l’80-90 % di esse. La Banca dei Semi salentina nasce quindi per recuperare e promuovere un tesoro gravemente a rischio, radicandosi da subito nel mondo dell’associazionismo locale, come spiega il suo fondatore. «Io sono Remomanuel Bolognino, studente di Scienze e Tecniche Psicologiche a Lecce e membro dell’associazione Mille Piedi, con sede a Giuggianello, da tempo impegnata nel campo della multiculturalità, progettazione e ambiente. L’associazione gestisce inoltre un laboratorio del ‘mitico’ Parco dei Paduli, che grazie ai fondi regionali del bando Bollenti Spiriti è riuscito a creare un Parco Agricolo Multifunzionale in un’area geografica poco valorizzata e fuori dagli itinerari turistici. Il Parco è attivamente impegnato nella diffusione di un modello e un metodo di coltivazione dell’ulivo e di sviluppo sostenibile». 
Com’è nato il progetto della Banca dei Semi? «L’idea è maturata fra le fila dei Paduli - spiega Remo - io volevo allargare il discorso della diffusione di un modello agricolo sostenibile vincente all’intera area salentina e per tutte le cultivar tipiche del territorio». Gli eventi, a questo punto, si sono accavallati velocemente. «Il 6 dicembre scorso Roberto Malerba (associazione Salento Gelsi) organizza un seminario al Museo della Civiltà Contadina a Tuglie sulle erbe spontanee del Salento, tenuto da Roberto di Gennaio (tecnico ARPA). La sala è gremita e la partecipazione altissima, qualcuno chiede dove si possono trovare le nostre antiche cultivar... gli si risponde di chiedere a qualche contadino che ancora riproduce quei nostri antichi semi spariti dal mercato; manca infatti una Banca dei Semi salentina. I quattro giorni successivi li ho dedicati a prendere tutte le informazioni possibili sull’argomento, e, dopo un’attenta analisi, il 10 dicembre ho deciso di fondare la Banca dei Semi salentina». Sin da subito non sono mancati i feedback positivi. «La pagina Facebook ha avuto immediatamente un successo grandioso. Roberto Malerba propone il Museo della Civiltà Contadina come sede della Banca, e io accetto anche perché, se pur appassionato di agricoltura,  non posso fare a meno dell’esperienza e dell’incredibile rete di contatti che vanta Roberto che oggi è socio al 50% e pilastro portante dell’organizzazione.  Non perdiamo tempo e contattiamo le principali realtà associative impegnate nel campo dell’agricoltura sostenibile e della formazione del territorio: LUA di Abitare i Paduli, Spazi Popolari di Sannicola, Casa delle Agricolture di Castiglione e soprattutto l’Orto Botanico dell’Università del Salento. Sono tutti entusiasti, soprattutto Rita Accogli dell’Orto Botanico, che porta avanti il discorso della salvaguardia della biodiversità vegetale salentina da anni, ma non aveva mai potuto contare su una rete cosi ampia di collaboratori, fatta da enti, associazioni e cittadini».  A questo punto i tempi sono maturi per condividere l’iniziativa con l’opinione pubblica. «Il 19 dicembre si svolge la presentazione del progetto, a cui partecipano le associazioni sopra citate, ovviamente Mille Piedi, Salento Gelsi e Rita Accogli dell’Università del Salento. E’ un successo epocale: agronomi, aziende agricole, associazioni, ben pensanti, enti, anche da Fasano, hanno voluto partecipare ringraziandoci per ciò che stavamo facendo, e da quell’incontro non ci siamo più fermati ».
Sono molteplici le attività di cui si occupa la Banca. In primo luogo, spiega Remo, «la ricerca sul territorio di eventuali semi antichi dati per estinti e che invece potrebbero essere stati riprodotti da qualche ignaro contadino. La riproduzione di questi semi e di tutte le cultivar nostrane e la loro ridiffusione è possibile grazie alla rete di libero scambio semi che gestiamo. Questa viene definita conservazione in campo, e costituisce la nostra forza, avendo una rete così ampia e non disponendo al momento di  frigoriferi per la conservazione».  Un ruolo significativo è inoltre riservato alla ricerca scientifica. «Io probabilmente farò la tesi su questo progetto. Inoltre, nell’ambito della biologia c’è la necessità di stabilizzare alcune specie di orticole; l’Ateneo ci ha dato il suo pieno appoggio e supporto tecnico-scientifico». Per consentire alla Banca di “camminare” è cruciale la formazione del territorio: sono infatti in programma  «seminari, iniziative di educazione ambientale e promozione dello sviluppo sostenibile, e soprattutto una discussione e uno studio già avviato con agronomi, Università e ambientalisti sul giusto modello agricolo per il Salento e la sua diffusione».
A questo punto mi viene spontaneo chiedere a Remo quali siano le impressioni raccolte nella primissima fase di vita della Banca.  «Il 2 gennaio è venuta nelle sede della banca a Giuggianello una signora di Pisa che ha detto che stiamo suscitando un’attenzione enorme sul web. Il giro del mondo, lo ha definito, sottolineando che siamo un esempio per tutta Italia, essendo la prima realtà del genere della nazione». Si procede insomma con il vento in poppa, forti della spinta che scaturisce dalla passione e dalla condivisione. «Troviamo ogni giorno motivi in più per continuare, e l’entusiasmo e la partecipazione della gente è incredibile. Il programma per il futuro è vastissimo, considera che siamo una rete di associazioni già forti e piene di iniziative da sostenere e sottoscrivere. Per quanto riguarda l’immediato futuro, il 2 febbraio per la Festa della Candelora (festa di inizio semina) dovremmo organizzare un evento con piantumazione di antiche coltivar nei campi di Tuglie, e da lì poi continuare nelle varie campagne che si impegneranno a riprodurre queste specie e a diffondere il loro seme attraverso la Rete dei Semi. Prevediamo inoltre, prossimamente, concorsi letterari, fotografici, cinematografici, musicali che si accosteranno alla ricerca dei semi con la finalità di recuperare anche i saperi legati al seme, quindi storie di semi, coltivazioni e cultura culinaria, prima che la globalizzazione ci faccia dimenticare anche dove siamo nati. I seminari principali della Banca verranno organizzati probabilmente nell’ambito del bando dei Laboratori dal Basso, a partire da settembre, mentre i seminari di paese in paese partiranno da subito».
Un progetto, questo, che fa tesoro dell’esperienza di realtà dell’associazionismo locale già consolidate,  «ho una squadra di progettazione che mi sostiene, e che è la mia associazione Mille Piedi», spiega Remo. L’intento di fondo è mettere in rete una serie di buone prassi, generando un dialogo virtuoso da cui possa scaturire, in ciascun ambito specifico d’intervento, il meglio per il territorio. L’auspicio è quindi che la Banca dei Semi salentina cresca e ampli il proprio raggio d’intervento, costituendo inoltre un felice precedente per iniziative analoghe in altre aree della penisola.  
 
 
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor