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Amara terra mia/ PERO´ ABBIAMO I VIP

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

14
FEB
2014
Nel 2013, anno del boom del turismo mondiale, l’Italia rispetto al 2012, ha perso il 4,6% dei turisti. Intanto cresce il “vippismo”:  il bisogno di ospitare e rincorrere le celebrità ha preso anche la nostra Regione. Cosa cela questo fenomeno diffuso anche a Martina Franca?
 
 
Che il nostro mondo è un origami dalle mille pieghe; che imprevedibile è la traiettoria del granello della nostra esistenza lungo una di quelle infinite pieghe; che la vita non è semplice; che il pendolo ininterrottamente oscilla fra opposte verità, probabilmente ci appare molto più chiaro anche in virtù del potere della rete: specchio di quel che già esiste. A rappresentare il problema, dando a questo termine l’accezione di ostacolo, non è tanto la quantità delle informazioni che circolano, quanto la complessità e  la difficoltà di  vagliarle criticamente e confrontarle approfondendone gli aspetti. Insomma, la possibilità di cogliere i nessi tra quel che sta accadendo intorno a noi potrebbe aiutarci a comprendere il presente, a capire “verso dove stiamo andando e se stiamo andando” come il nostro attivo assessore alla  Cultura, Antonio Scialpi,  ha scritto in un suo recente post su Facebook.  
La sfida, in altre parole, è quella di riuscire a individuare  un senso, una direzione dal confronto tra posizioni diverse, dall’analisi di alcune esperienze,  degli ultimi “eventi”,  per usare il  termine più diffuso. Essi (gli eventi, appunto),  letti/ partecipati/accolti isolatamente  lasciano il segno di una piuma sul collo,  messi invece in relazione l’uno all’altro ci illuminano, permettendoci di capire cosa accade sotto la superficie di questo presente. Una sorta di enorme boccale nel quale stiamo tutti versando con foga competitiva una certa quantità di birra, il cui effetto è quello di vedere il boccale traboccare di schiuma e solo giù sul fondo una modestissima quantità dell’antica bevanda scoperta dagli egizi. Il problema non è rappresentato né dal boccale, troppo piccolo, né dalla birra che al netto della schiuma non ci disseta affatto, ma dalle modalità che si sono utilizzate. Ma, bando alle ciance retoriche, passiamo all’analisi dei fatti concreti.
Rocco Papaleo, Al Bano, il tanto discusso giovane filosofo Diego Fusaro, sono transitati la scorsa settimana a Martina Franca. In verità quella di Al Bano è stata un’apparizione fugace. Una comparsata che a chi scrive è sembrato un gentile (ma  non troppo) gesto di cortesia personale nei confronti di don Franco Semeraro, definito dall’ugola d’oro di Cellino con tono  ironico e non propriamente bonario, un  “gran prete”. E perché mai? Semplicemente perché don Franco ad Al Bano aveva chiesto di cantare l’Ave Maria. Richiesta non accolta e surrogata da 30 secondi, sì proprio trenta, del ritornello della canzone di Modugno “Amara terra mia”. Dopo il quale il cantante s’è congedato in fretta e furia, assaltato all’uscita da anziane donne, rimaste loro sì a bocca amara, anche perché s’erano assicurate il posto a sedere a San Martino giungendovi con largo anticipo. “’Na canzon a putev cantà” – hanno protestato – e lui s’è giustificato dicendo che per cantare ci vuole “almeno un organo!”. Come se non sapessimo che la sua voce, che tutto il mondo ci invidia, se ne fa un baffo dell’accompagnamento musicale. Al Bano, Al Bano, che ci vieni a raccontare! 
E ora allarghiamo il nostro sguardo. Nei giorni scorsi un altro vip, il fascinoso attore  Richard Gere, l’American gigolò, ha scatenato in Puglia un vero e proprio delirio tra i fan. Atterrato con aereo privato a Brindisi, ha passeggiato a Lecce e visitato le Grotte di Castellana, per giungere domenica scorsa a Tricase, il paese salentino noto per il suo Presepe vivente. Convinti della necessità di un uso consapevole delle parole, rammentiamo che “vip” è l'acronimo di Very Important Person, cioè persona molto importante appartenente al mondo dello spettacolo, della cultura, della politica, etc… In generale tutte quelle persone che per un motivo o un altro hanno acquisito una certa popolarità. In sintesi: celebrità. Bene! Nessuna forma di invidia per loro, sia ben chiaro. Onore al merito, al talento, alla tenacia nel coltivarlo e farlo crescere. Il nocciolo della questione è un altro. Cosa spinge un ente, una città, un territorio a inseguire il “vip”? Perché vogliamo ospitare il “personaggio famoso”? In che cosa ci sentiamo carenti? Il nostro territorio, il nostro paesaggio, gli abitanti che lo animano e portano avanti, nel bene e nel male, le loro vite non certo da vip, ma non per questo meno degne, quale beneficio concreto traggono dal vippismo? Ci basta fare da idilliaco e peraltro artefatto sfondo? E’ questo che vogliamo? Infatti c’è poco da stare allegri se Richar Gere girerà a Tricase uno spot  per pubblicizzare una bevanda amata dai giapponesi: tutti i cartelli della stazione ferroviaria della cittadina salentina  sono stati modificati e tradotti in francese perché  il luogo  riprodurrà una località della Provenza. Perché allora non girarlo direttamente in Provenza?  Cosa sta accadendo al nostro territorio?  Ci inorgoglisce così tanto essere “sfondo ritoccato” per spot, film, manifesti pubblicitari che saranno sì fruiti in tutto il mondo ma i cui fruitori non sapranno mai (a meno che qualcuno glielo dica) che quei luoghi non sono la Provenza, ma la Puglia? Quali sono le vere ragioni dell’interesse per la nostra Regione? E un esempio ancora: è davvero la passione per il kart che, sempre la scorsa settimana, ha portato a Otranto lo sceicco del Barhein, Abdullah bid Hamad Al Khalifa? Nell’anno del boom del turismo mondiale come mai l’Italia, rispetto al 2012, ha perso il 4,6% dei turisti (il dato peggiore in tutta Europa), scivolando al 26 posto nel mondo e al 17mo in Europa? Le risposte sono contenute nell’ultimo dossier Unwto (organizzazione mondiale per il turismo) dal quale si evince la perdita di competitività nel settore turistico per prezzi, trasporti, organizzazione, sicurezza. Insomma l’Italia arranca. Però abbiamo i vip! 
 


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