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Parola di Oscar/Sette mosse per uscire dalla crisi

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

14
MAR
2014
Farinetti, imprenditore enogastronomico per eccellenza, ha incoraggiato gli animi di molti commercianti che in questo periodo non se la passano certo bene. Piccoli spunti e suggerimenti per non mollare
Sicuramente chi non lo conosce per nome lo ricorda immediatamente se si pronuncia Eataly. Oscar Farinetti è appena riuscito a trovare capitali freschi per la sua Eataly al fine di quotare la sua società in Borsa nel 2016/2017, subordinatamente alle condizioni dei mercati finanziari, e di rendere il gruppo alimentare anche una società ad azionariato diffuso (public company) che, «pur con un profilo sempre più internazionale, possa continuare a rappresentare l’Italian lifestyle con ancora maggior forza grazie ai benefici finanziari e di visibilità della quotazione». I soldi sono arrivati dalla Tamburi Investment Partners che, attraverso il veicolo societario Clubitaly, ha acquisito per 120 milioni di euro il 20% di Eataly da Eatinvest, la holding di famiglia dell’imprenditore. La somma valorizza il gruppo di Farinetti 600 milioni di euro, cioè 13 volte i margini attesi per fine 2014. 
«Fortunatamente - ha esordito l’imprenditore di Eataly nel Forum de “La città che vogliamo” - siamo nati in questo modello sociale, nel Paese dei consumi, dove il lavoro e il consumo vanno a braccetto; negli ultimi 20 anni è migliorata la qualità della vita e il ruolo del commerciante è fondamentale, è da gancio nella società. I mercanti parlano di margine garantito, piuttosto che margine limitato, perché i mercanti disegnano la società, sollevano la società dei consumi, come nel porto antico di Genova, sono i mercanti che alzano e abbassano il livello di frequentazione dei flussi di  persone». Secondo Farinetti il commerciante chiude e fallisce per due ragioni. La prima fa riferimento alle tasse troppo alte, quindi costi elevati per gestire il bene pubblico; oggi un commerciante che fa tutto regolare arriva a pagare il 60% di tasse. La seconda motivazione porta agli Istituti di Controllo che sono arrivati a pressare troppo i commercianti: se un ristoratore ha le piastrelle di 3 cm più basse del dovuto, incorre in penale. Bisognerebbe abbassare le tasse alle imprese, alleggerire gli Istituti di Controllo, per cui si dovrebbe rinunciar a qualcosa, come per esempio al finanziamento delle sagre. A Sud tra l’altro, ha evidenziato Farinetti, esiste un walfare più accentuato che a Nord, se si pensa che ci sono diciannove Organi di Istituti pari ai tre del nord Italia. Traendo spunto dal suo libro “Sette mosse per l’Italia” ha dato dei suggerimenti, quasi una chiave di lettura, affermando che ciò che manca al Paese è la coscienza civica, il senso di essere cittadini. Si è mostrato contro un modello di progresso che secondo lui distrugge il posto di lavoro come il telepass, la comunicazione online, magazzini online, tutto ciò che probabilmente andrà bene per la generazione dei prossimi 20 anni, perché adesso non siamo ancora pronti e ci sentiamo come le mondine quando arrivarono le John Deere, macchine agricole americane. Forti esportazioni e cambio di coscienza civica sono le due chiavi per farcela; la coscienza civica la si può cambiare anche in pochi mesi, non occorrono necessariamente degli anni. Molte volte abbiamo assistito a dei popoli che hanno cambiato marcia o dal basso attraverso una rivoluzione o dall’alto con un potente leader. A questo punto Oscar Farinetti ha elencato le sue sette mosse per farcela, per uscire e vincere la crisi. La prima è quella di saper gestire l’imperfezione, in quanto non si raggiunge la perfezione ma bisogna ben amministrare l’imperfezione e starle quanto più lontani è possibile. La seconda è quella di individuare le priorità; sarebbe a dire che il prodotto è qui che deve essere realizzato, non con materiale italiano e costruito fuori. Poi ancora bisogna saper bene mixare esperienza, professionalità e velocità; è necessario possedere grande determinazione ma propensione al dubbio. Bisogna pensare locale e agire globale, dobbiamo quindi studiare le nostre diversità, le nostre pluralità e renderle globali e quindi narrarle, è necessario imparare a narrare. «Eataly ha successo perché racconto una mela». Sesto in elenco è il rispetto; bisogna spostare il valore del rispetto dal senso del dovere al senso del piacere. Infine “mai arrendersi”, perché la tenacia massacra tutti: se si rispetta gli altri punti e poi si abbandona tutto, non ne vale la pena. L’imprenditore ha lasciato il pubblico rispondendo a una domanda, che Eataly non diventerà una catena, perché ogni attività commerciale del posto dovrà conservare le sue peculiarità.
 


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