MENU

Lo sanno a Lizzano/Cos´è Sferracavalli

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

13
GIU
2014
Oltre a una strada in salita del comune sulla costa orientale ionica, è un festival, un progetto, un’associazione di promozione sociale. A parlarcene  è la direttrice artistica, Eleonora Masi
 
Un’iniziativa che valorizza il territorio di un piccolo comune tarantino, che coinvolge persone sparse per il mondo e richiede attività sostenibili e condivise come il coworking, il crowdfunding e couchsurfing. A parlarcene con un entusiasmo accelerato è Eleonora Masi, la direttrice artistica.
 
Ci racconti di Sferracavalli?
«Sferracavalli è  innanzitutto il nome di una ripidissima salita che c’è appena fuori da Lizzano; così ripida che i cavalli ci perdevano i ferri, ma dalla cima di quella salita, la vista è bellissima. Dal significato di questo nome spesso un po' ermetico c'è il cuore di tutto il nostro progetto che nasce nel 2011 grazie alla vittoria del bando Principi Attivi. Siamo un'associazione di promozione Sociale, fondata da sei giovani ragazzi e ragazze di Lizzano sparsi per l'Italia e per il mondo, ma con la voglia di tornare a casa per condividere con il paese le proprie esperienze. Sferracavalli è più che altro riconosciuto come il “Festival Internazionale di Immaginazione sostenibile”, una manifestazione che si tenne con enorme successo dal 16 al 20 agosto 2011 e fu incentrato sul teatro grazie all’esperienza della direttrice artistica Francesca Cavallo, oggi presidente dell’associazione. Furono coinvolte due giovani compagnie rumene emergenti che si esibirono nella suggestiva location dell’ex Cinema Massimo (edificio storico chiuso da più di trent’anni) e volontari da Spagna, Austria, Nuova Zelanda, India, Regno Unito, tutti ospitati dalle famiglie lizzanesi, in una sorta di “Couchsurfing ante litteram” (modo di viaggiare sostenibile, ospitando ed essendo ospitato da persone del posto visitato) che ha creato occasioni di scambio interculturale e di  apertura alla diversità mai sperimentate prima di allora a Lizzano. Nel 2012 abbiamo avuto il privilegio di ospitare il primo TEDx della provincia di Taranto con la partecipazione di sei speaker locali e nazionali come Cecilia Sala (oggi fra i ragazzi di Announo su La7) e Fulvio Molena del Teatro Valle Occupato di Roma. Quest'anno siamo vincitori di un altro bando regionale, Laboratori dal Basso, grazie al quale ospiteremo dal 12 al 31 luglio, lezioni e workshop (gratuiti e aperti al pubblico) sui temi dell'innovazione rurale e dell'imprenditoria giovanile per generare occupazione. Sette artisti, architetti e imprenditori pugliesi, italiani e statunitensi accompagneranno i partecipanti in un percorso “didattico” fortemente interattivo che parte dalle basi, con un'analisi dei bisogni del territorio, per poi progettare in maniera partecipata una nuova idea di utilizzo di un luogo dismesso (rendendolo ad esempio, uno spazio di co-working e co-living). Discuteremo di nuove forme di impresa, di sostenibilità economica grazie alla rete (con la pratica del crowdfunding, ovvero l’attività di raccogliere fondi in rete per finanziare un progetto), terremo laboratori di autocostruzione con materiali di risulta e organizzeremo tutti insieme un grande evento conclusivo. Molti altri eventi pomeridiani e serali (dibattiti, cene urbane, mostre fotografiche, attività per bambini) arricchiranno il programma di quella che, in realtà, sarà a tutti gli effetti la seconda edizione del Festival Internazionale di Immaginazione Sostenibile». 
Qual è il tuo  ruolo?
«Mi sono avvicinata a Sferracavalli che ero solo una volontaria locale. Li ho scoperti agli inizi di agosto 2011, a ridosso della prima edizione, e senza neppure accorgermene mi sono ritrovata a scrostare la ruggine dalle sedie dell'ex cinema come a essere una delle social media manager e curatrici del blog. Il nostro è un festival di tutti, cerchiamo di non avere una vera e propria gerarchia, c'è solo tanta urgenza di fare e sicuramente tante responsabilità da prendersi, se ne hai voglia. E’ questa la sfida che ho accettato diventando la direttrice artistica di quest'anno, anche se in realtà continuo a fare un po' di tutto sia nell'organizzazione che nella comunicazione. Avevamo necessità di avere un punto fermo sul territorio che facesse da collante e radunasse le realtà associative, perché avere membri del gruppo operativo che vivono in Australia, altri negli Stati Uniti, altri a Roma, è una ricchezza quanto una problematica; coordinare le nostre chiamate Skype è divertentissimo! Dopo aver tanto girovagato per  il mondo, ero pronta a fermarmi un po' anche per fare pace con Lizzano, ed essere il fulcro di queste energie mi sembrava l'occasione migliore per mettermi alla prova, imparare tantissimo ed essere utile per qualcosa che ho a cuore».
Chi collabora con il progetto? Come lo finanziate?
«Per l'edizione di quest'anno, Laboratori dal Basso è un’iniziativa sperimentale realizzata da ARTI (Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione) e Bollenti Spiriti e cofinanziata dall’Unione Europea, quindi è da questi fondi stanziati che possiamo per esempio, provvedere ai viaggi e all'alloggio dei relatori. Per il resto purtroppo, c'è specialmente tanto lavoro volontario e collaborazioni in-kind (intendendo fornitura gratuita dei beni e servizi che una tipologia di azienda o associazione può offrire) delle associazioni che sposano l'idea di Sferracavalli. Quest'anno sono molte: l'associazione “Amici dei Musei”, il Circolo Arci “Giovanni Mele” e l'associazione “Arcadia” su Lizzano e inoltre il laboratorio urbano “In punta di piedi” di Francavilla Fontana e la sezione territoriale pugliese della ONG “Vento di Terra” di Mottola. Uno degli intenti del nostro laboratorio sarà proprio quello di imparare come avviare una campagna di crowdfunding efficace per far sì che una vasta e variegata comunità possa contribuire con una donazione più o meno consistente ai nostri progetti futuri, in maniera tale da non essere più “schiavi” dei bandi o degli eventuali sponsor, che è un po' il dilemma di tutte le realtà no-profit. Nel frattempo abbiamo già un conto paypal sul nostro sito www.sferracavalli.com, qualora vogliate sostenerci!».
A chi è destinato Sferracavalli?
«Seguendo un'impostazione un po' “a matrioska”, il primo target principale a cui vogliamo destinare il laboratorio sono i cosiddetti “Neet”, i ragazzi e le ragazze dai 15 ai 24 anni, più soggetti a disoccupazione ed emigrazione (con conseguente dispersione di risorse del territorio) e gli under 35, ovvero i giovani precari più o meno qualificati, gli studenti universitari residenti e/o rientrati. Le attività puntano al coinvolgimento delle altre realtà associazionistiche della provincia e della regione, senza escludere la possibilità di partecipazione per alcuni ragazzi e ragazze provenienti dal resto d'Italia già addentrati nel campo dell'architettura, della sostenibilità e dell'innovazione, che arriverebbero a Lizzano appositamente per seguire le lezioni usufruendo dell'ospitalità delle nostre famiglie». 
Come si trasforma Lizzano durante Sferracavalli?
«Lo slogan della locandina della scorsa edizione era: “Ancora non sapete quant'è bella Lizzano”;  ci rivolgevamo prima di tutto ai lizzanesi che talvolta sono i primi a pensare che in paese non accada mai niente e tutto sia irrecuperabile. Non è così. Le potenzialità della nostra comunità sono enormi, quando si riesce a collaborare andando oltre il pregiudizio, la diffidenza, il timore della novità e ci si sporca le mani di polvere e di vernice. Quando questo accade non si tratta di un miracolo, ma semplicemente di una metamorfosi che già nell'aria si respira, ma si ha il coraggio di far accadere. Lizzano durante Sferracavalli diventa un esempio virtuoso di apertura e ospitalità, condivisione delle esperienze più diverse e disparate, luogo magico che affascina gli occhi degli stranieri e incanta chi non ci vive tutti i giorni. Chi viene da fuori vive un'esperienza indimenticabile; chi fuori magari non è mai stato, torna ad apprezzare ciò che ha intorno e per dirla con un proverbio latino, capisce che può rendersi ancora artefice del proprio destino. Colorarlo, come facemmo coi nastri fucsia calati dai tetti dei palazzi e la pittura del salotto urbano che ricreeremo nel centro storico. Quello che viene considerato un piccolo paese spento della costa orientale della Provincia di Taranto, quello che ha “solo” il mare più bello di tutta la litoranea, si accende con un'affluenza significativa di persone che vengono a seguire eventi unici, perfino a livello nazionale». 
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«La mia aspirazione più grande è sempre stata quella del giornalismo, ma la professione si è talmente modificata che sarebbe un errore vedermi fissa in una redazione, o come corrispondente dalle trincee, come immaginavo da bambina. Sento che le esperienze che ho accumulato negli ultimi due anni potrebbero presto cambiare la mia direzione professionale in maniera inaspettata, anche perché credo che purtroppo (o per fortuna?) oggi il lavoro bisogna inventarselo. Credo anche, che mi basterebbe vivere in un Paese che ritiene che la cultura e la creatività siano strumenti di lavoro come tutti gli altri, da retribuire adeguatamente. Spero sinceramente che questo sia un sogno che si avveri,  e non un'utopia».
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor