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RAFFAELE PAGANINI: LA DANZA AI TEMPI DEL WEB

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

3
AGO
2012

 

È stato uno dei primi a portare il balletto classico in tv (ricordate Fantastico?) e ora farà lo stesso su Internet. A Massafra per il Levante Danza Festival 2012, la grande étoile internazionale si racconta e confessa: «La mia famiglia viene prima di tutto»
 
Arrivo trafelata all’Appia Palace Hotel di Massafra, scenario della kermesse di danza, un paio d’ore prima dello spettacolo. Tutto è quasi pronto: il piazzale è allestito con decine e decine di sedie, la piscina lì accanto lascia che la sua acqua si muova assecondando i ritmi della musica. Il palco impone la sua presenza. E lì su, fra i ballerini che abbozzano qualche passo di danza c’è lui, Raffaele Paganini, e tutto il resto per un attimo sembra scomparire ai miei occhi. Le sue gambe muscolose si muovono senza alcuno sforzo apparente. I suoi passi decisi e svelti calcano la scena e l’attenzione di tutti è fissa su di lui. Dopo qualche minuto le prove terminano, e il M° Paganini raggiunge me e gli altri giornalisti in giardino. Si accomoda su una poltroncina e attende pazientemente che le telecamere si accendano. Nel frattempo discorre amabilmente del più e del meno, mostrando anche un senso dell’umorismo piuttosto spiccato: sembra uno show-man. Ci parla con garbo e cortesia, intrattenendoci con alcuni aneddoti. È arrivato a Massafra alle 16 del pomeriggio e per la volta successiva si ripromette di partire il giorno prima, poiché altrimenti rischia di far tutto di corsa. «L’estate è così. Mi muovo per l’Italia e fra un’esibizione e l’altra spesso non mi rimane tempo per null’altro. Aspettare i mezzi e sottostare ai loro orari e ritardi non è davvero il caso; così ogni estate affitto una macchina e mi sposto comodamente da un luogo all’altro. Certo, è stancante, ma ci sono periodi in cui ho uno spettacolo a serata e ho una certa fretta, capite?». Tra assensi e sguardi ammirati, il discorso si sposta sui numerosissimi premi che l’étoile ha ricevuto. «I premi alla carriera mi spaventano. “Sai, vorremmo darti un premio alla carriera” – dice, modulando la voce per imitare un presunto presentatore – “No!” rispondo io. Ricevere un premio del genere mi fa sentire sempre come se fossi già arrivato al termine di tutto. So che loro intendono darmelo per ciò che ho fatto fino a quel momento, però fa sempre uno strano effetto. Tra l’altro io ho ricevuto il mio primo premio alla carriera che avevo solo 37 anni.». E ancora: «C’è stato un periodo, negli anni Ottanta, in cui i premi fioccavano. Te ne davano uno per qualsiasi cosa, era l’epoca dei riconoscimenti. “Ci è avanzata una statuina, eccola”» ride, fingendo di lanciare con noncuranza un invisibile trofeo. «Ma no, – ci affrettiamo a rispondere in coro – a una stella della danza come Lei, ogni premio è più che meritato». Va avanti così, fra battute e risate come se si fosse fra amici. Tutti i giornalisti sono finalmente pronti. Manca poco all’inizio dello spettacolo e mi preparo a rivolgergli alcune domande.
 
Siamo al Levante Danza Festival 2012. Come Le sembra questa manifestazione tutta pugliese?
«Premetto che ciò che dirò si basa su quanto ho visto finora, ed è ancora molto poco essendo ancora alla prima serata. Tuttavia il mio commento è estremamente positivo. Il Levante Danza Festival è giunto alla sua seconda edizione, e si presta a essere uno degli eventi di maggiore qualità nel campo della danza, il livello è altissimo. Durerà quattro giorni: in questa prima serata mi esibirò con la mia compagnia di danza su coreografie di Luigi Martelletta; nelle serate successive si entrerà nel vivo del concorso, dove giovani talenti si sfideranno per la vittoria. Essendo la prima volta per me al Levante Danza Festival, inizialmente ne sapevo poco e nulla: ero semplicemente stato chiamato per esibirmi. Ma quando sono arrivato qui ho trovato tante piacevoli sorprese, a partire da una splendida organizzazione e da un programma ricco di eventi, tra cui il concorso, il laboratorio coreografico e gli stage. Ho notato che c’è stata una cura pazzesca dietro a questa manifestazione, e quando le cose sono fatte professionalmente bene, allora non si può che apprezzarle. Io lo dico sempre, anche dei miei spettacoli, o delle kermesse a cui partecipo: possono piacere o meno, ma se c’è professionalità allora c’è qualità, a prescindere dai gusti di ognuno.»
 
Agli inizi della Sua carriera, Lei si è dedicato prevalentemente alla danza classica di repertorio, e in seguito è  approdato ad altri generi, tra cui il musical. Quello che vedremo in questa prima serata del Levante Danza Festival, invece, ha delle note di sirtaki e tango. Un bel cambiamento.
«È proprio vero. Lo spettacolo di stasera è completamente diverso dal repertorio classico. Io sono convinto, e mi assumo la piena responsabilità di quanto affermo, che il balletto classico di repertorio intorno ai 35-36 anni dovrebbe essere interrotto. Questo perché quel genere di danza richiede un certo rigore, una disciplina e una perfezione assoluta, che dopo una certa età non è possibile ottenere. Dunque, io personalmente a 36 anni ho, come si suol dire, appeso le scarpette al chiodo. Ciò nonostante ho il mio modo di danzare che parte comunque dalla danza classica, che come è risaputo è la base di tutti i generi, e attraverso essa esploro nuovi modi di ballare. Quando poi ho incontrato il mio vecchio amico Luigi Martelletta, che è diventato il mio coreografo preminente, ho sperimentati questi  nuovi stili.»
 
Lei è una grandissima étoile internazionale, e ha avuto modo di danzare sia in Italia che all’estero con eccellenti ballerini. Cosa si prova a esibirsi in ogni parte del mondo?
«Beh, può sembrare paradossale, ma in realtà non c’è alcuna differenza nell’esibirsi a Roma, a Bruxelles o a Parigi. Così come non vi è differenza fra il teatro e la televisione. Sai, quando si balla accade una cosa strana: non si vede nulla! Quando sono sul palco e muovo i miei passi concentrandomi sulla musica e sull’esecuzione, non ho nessuna percezione di chi mi sta guardando. Non riesco a vedere il pubblico, lo immagino soltanto. So che c’è, che è lì, ma non lo vedo. Vedo luci, fari e ciò che accade attorno a me sul palco. Ed è poco importante che io mi trovi in Italia o all’estero. Se danzo “Il lago dei cigni”, il balletto è identico in qualsiasi parte del mondo. Pertanto, se emozione ci deve essere, ci sarà ovunque».
 
Si sistema sulla sedia. Parla con disinvoltura ed è un piacere star lì ad ascoltarlo. Intorno si forma un piccolo gruppetto ­che si sistema su un tavolino lì vicino. Una donna gli chiede timidamente se può scattargli una foto. «Mi offendo se non me la scatta!» risponde lui, prontamente. Si sente qualcuno che grida “è gentilissimo”, e lui subito: «Gentile? Piuttosto vanitoso». L’intervista riprende e Paganini sorprende ancora una volta per la genuinità dei suoi sentimenti.
 
C’è stato un momento in particolare in cui ha capito che la danza sarebbe stata la sua vita?
«Attenzione: la danza non è la mia vita. I miei figli e la mia famiglia sono la mia vita. La danza è un’arte che è entrata prepotentemente in me e che amo alla follia. È qualcosa a cui mi dedico con grande passione e dedizione e ho avuto la fortuna che sia diventata il mio mestiere. Ma io vivo per la mia famiglia. Ho due figli, una moglie e appena posso torno da loro. Quando sono a casa non si parla di danza, si parla di noi, della famiglia. Sono un uomo normale che si dedica con passione al lavoro che svolge.»
 
Cosa Le riserva il futuro? Ha qualche progetto in cantiere?
«Sì, sto aprendo delle nuove frontiere. In passato io sono stato il primo, o uno dei primi, a portare la danza classica, pura, in televisione e adesso sarò il primo a portarla in rete, su Internet. Ho appena finito di girare un talent, dove si sfidano dodici ballerini divisi in due categorie: la prima comprende la danza classica e contemporanea, la seconda l’hip-hop. Ci saranno delle sfide e poi concluderemo con una serata in cui si decreterà il vincitore. Inoltre il tutto verrà trasmesso su un canale web, DanceTvPaganini, su “Stream it”. Questo è un progetto che mi sta dando grosse soddisfazioni e che è nato da un mio interesse per ciò che mi circonda. Sono sempre molto attento alle nuove mode e alle tecnologie; attraverso i miei figli cerco di capire come raggiungere i giovani e come catturare il loro interesse. E poi, mi auguro possano seguire ancora molte, moltissime gioie.»


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