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Festival della Valle d´Itria/Gli imprevisti di Armida

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

1
AGO
2014
“La lotta d’Ercole con Acheloo” suscita entusiasmi, ma qualche inconveniente – tra l’ilare e l’umido - accompagna lo svolgersi della storia di Armida e Rinaldo
 
Note, vocalizzi e melodie continuano a diffondersi per le strade del centro storico. 
E così dopo “La donna serpente”, a distanza di pochi giorni sono andate in scena: “La lotta d’Ercole con Acheloo” nel Chiostro di San Domenico e “Armida” nell’Atrio del Palazzo Ducale.
La prima delle opere barocche allestita nella bellissima cornice del chiostro, ha entusiasmato tutto il pubblico. Mirabile l’esecuzione dell’orchestra, bravissimi cantanti e ballerini, meravigliosi i costumi, suggestiva, emozionante e, in alcuni momenti spettacolare, la scenografia e le scelte della regia.
Rivoli d’acqua che scorrono lungo  pareti trasparenti, bolle di sapone che si disperdono nell’aria fino a raggiungere il cielo, angeli che appaiono dall’alto e portano tutti con il naso all’insù.
I due enormi specchi che fanno da cornice ai lati della scena, tipici della pittura barocca, tentano di definire luci e ombre dell’esistenza dei protagonisti.
E’ interessante considerare la metafora del fiume: segno di assenza di regole, di flusso, di cambiamento.
I sinuosi movimenti dei corpi danzanti sono chiara espressione della conoscenza di sé e dei propri sentimenti.
Alla luce di tutto ciò erano inevitabili gli interminabili applausi al termine dell’opera.
Lo stesso non si può affermare per “Armida”, i melomani all’uscita non avevano certo commenti positivi, «…giriamo moltissimi teatri in Europa, questa sera non ci sono piaciute molte cose, a partire dai costumi».
Certamente la serata non era partita bene, la pioggia di qualche ora prima aveva lasciato le sedie umide, se non addirittura bagnate, e molte signore, in abito da sera, prima di accomodarsi, avevano dovuto asciugarle.
Ilarità dei presenti quando l’hostess, in elegantissimo abito lungo color salmone, invece di accompagnare il direttore d’orchestra, è stata seguita, a sua insaputa, dall’ultimo arrivato, che applaudito dal pubblico presente ha poi preso comodamente posto in platea.
L’umidità ha costretto gli orchestrali ad accordare gli strumenti durante l’esecuzione e nei pochi momenti di silenzio arrivavano le note di musica cubana partite da un locale vicino.
Oltre all’udito e alla vista, in questa serata un po’ particolare, è stato coinvolto anche l’olfatto degli spettatori: un delizioso profumo di carne arrosto  giungeva nell’Atrio del Palazzo Ducale.
Dopo aver respirato a pieni polmoni, ho pensato: “That’s Martina: cultura, musica, emozioni, imprevisti… profumi e sapori!”.
 


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