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Camillo Pace/ Il nostro viaggio infinito

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

14
OTT
2014
Tra percorsi musicali, la fede e le nuove generazioni, una chiacchierata con l’affermato musicista martinese, che è riuscito ad emergere e “Adesso” è pronto a regalarci la sua ultima fatica musicale
 
 
“Dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo”, così scriveva Miguel de Cervantes nella sua celeberrima opera Don Chisciotte e questa citazione è forse lo specchio di ciò che il nostro territorio sta vivendo, infatti sempre più giovani frequentano i conservatori e le scuole di musica locali e sognano una carriera in ambito musicale. La musica, infatti, non è solo quel qualcosa di magico che ci fa ballare, sognare, ricordare e cantare ma per molti è un lavoro ed un sogno vero e proprio e nel mondo ci sono tanti giovani che lavorano sodo per inseguire quel sogno chiamato -appunto- “musica”. Per questo noi di Extra Magazine abbiamo deciso di intervistare Camillo Pace, un esempio per tutti coloro che “sognano a ritmo di musica”. Camillo Pace è un ragazzo solare per chi lo conosce, un poeta e un sognatore, con quel suo sguardo da artista perso nel vuoto, pensando forse a una nuova canzone, a un futuro mantenendo sempre l’umiltà e la modestia che lo hanno sempre caratterizzato. Questo è il musicista: un poeta che canta le proprie poesie e cerca di trasmettere a tutti il bello di vivere e di ascoltare. 
 
Ciao Camillo, com’è nato il tuo amore per la musica?
«È nato tanto tempo, verso i 15/16 anni con un gruppo di amici che mi hanno chiesto di suonare con loro e siccome mancava loro un tastierista ho dovuto imparare in fretta a suonare questo bellissimo strumento, ed è da quel momento che ho iniziato a suonare i primi brani musicali. Ho iniziato a suonare gruppi famosissimi come i Led Zeppelin e i Pink Floyd ed ora invece i giovani amano molto di più suonare artisti come Vasco Rossi e Ligabue».
 
Quanto ha influito il tuo viaggiare in varie parti del mondo nella tua carriera musicale?
«Tantissimo, ogni angolo del globo che ho avuto il piacere e la fortuna di visitare mi ha dato qualcosa: stimoli nuovi, idee nuove e quindi posso dire che viaggiare serve tanto ma a prescindere dalla musica, viaggiare serve soprattutto perché è un’occasione unica per aprire la mente».
 
Hai un ricordo particolare di uno dei tuoi viaggi? 
«L’Africa è rimasta nel mio cuore e ha notevolmente influito per me la figura del padre missionario Padre Reuben Kanake e lì insieme a lui ho trovato tanta ispirazione musicale ed appena sono tornato ho inciso il mio disco “Uhruru Wetu”».
 
A tuo parere qual è il miglior modo per imparare a suonare o semplicemente poter “educare l’orecchio” ad ascoltare della buona musica?
«Bisogna ascoltare tanto, tutti i tipi di musica e non solo le canzoni che ci passano le radio e le televisioni, bisogna ascoltare tutto quello che c’è; al giorno d’oggi abbiamo la fortuna di avere una grande risorsa come internet -sempre a portata di mano- quindi si può partire anche da lì per rendersi conto di ciò che la musica ci regala ed è il modo più bello di scoprire tanti artisti diversi e per imparare delle cose nuove come anche imparare a suonare». 
 
Che ne pensi del continuo sviluppo dei vari conservatori locali? 
«Io ho frequentato il conservatorio e posso affermare con certezza che i nostri conservatori sono migliorati tantissimo e sono diventati delle vere e proprie università, dove è possibile laurearsi in musica. I conservatori danno tanto però purtroppo c’è poco investimento da parte delle istituzioni e soprattutto da parte del Ministero e degli altri enti, purtroppo ci sono poche risorse e i conservatori sono costretti a investire poco sui ragazzi però credo che debbano essere proprio i ragazzi, vista la situazione, a investire di più su loro stessi e sulle proprie energie, sulle loro idee nuove e su quello che chiaramente ognuno di noi sente, quindi mi rivolgo ai ragazzi, in ogni ambito, se voi avete delle idee, se avete delle ispirazioni e dei sogni, investite e credete in voi stessi non aspettate che sia un conservatorio o chi per esso investa su di voi, non soffermatevi mai su un qualcosa, aprite sempre i vostri orizzonti, non aspettatevi che vi regalino “un pacco con un bel fiocchetto” ma cercate di metterlo voi questo “fiocchetto” e siate orgogliosi sempre di quello che fate».
 
Ora parliamo ancora un po’ di te, Camillo. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Tanti, difficile da riassumerli (ride, ndr). Mi piace molto pensare al futuro, quindi posso dire che per ora sto per andare in studio a registrare il prossimo disco e dopo “Autoritratto”, disco vecchio uscito l’anno scorso ricomincerò fra pochi giorni e quindi spero, per il prossimo Natale, di avere un nuovo disco pronto».
 
Vorresti parlare del tuo disco, magari anticipandoci qualcosa?
«No (ride, ndr), ci sono tante novità, ci sarà un cambio di “direzione” e di “stile”, ci saranno due brani che già si conoscono, ovvero “Adesso” e “Si addormenta e vola” che sono due brani già su YouTube, ed appunto si parte da lì, il resto sarà una sorpresa». 
 
Nel tuo disco con Connie Valentini, Uhruru Wetu, hai fatto un ringraziamento speciale a Dio; quanto è importante la sua presenza nella tua carriera musicale?
«Egli è importante non solo nella mia carriera musicale ma nella mia vita, mi ha accompagnato tantissimo, mi accompagna in ogni momento e sono sicuro che mi accompagnerà, quindi per me Dio è una delle cose veramente più importanti che ogni giorno mi dà una possibilità; mi ha fatto vedere tante situazioni e conoscere tanta gente, a prescindere dal fatto che una persona possa credere o non credere in Lui, Egli per me c’è sempre stato e mi ha dato tanto e mi ha arricchito tanto, ho trovato Dio in tante persone che mi sono state vicine, tra cui il già citato Padre Reuben e altri missionari con cui ho avuto a che fare e ho lavorato; ho iniziato la mia carriera musicale a strimpellare la chitarra proprio sui gradoni della chiesa di San Francesco, qui a Martina Franca, ero un animatore dei missionari della Consolata e quindi è partito tutto da lì e lì ho mosso i miei primi accordi sulle chitarre e lì ho lanciato le mie prime canzoni e quindi su dei gradini ho iniziato a suonare e su quei gradini era appoggiato anche Dio».
 
La musica potrebbe diventare una “nuova risorsa” per il nostro territorio?
«La musica nel nostro territorio qui a Martina lo è già grazie al Festival della Valle d’Itria, alla Fondazione Paolo Grassi e agli altri enti che ci sono, alle scuole di musica. Ricordo quando ero piccolo c’erano molti gruppi che suonavano nelle cantine e ci si vedeva tantissimo, anziché uscire preferivamo suonare, si andava ad ascoltare gli altri gruppi e adesso si è persa un po’ quest’atmosfera però credo che la musica non possa dare che tanto alla nostra Nazione, siamo un Paese dove c’è della bella musica e soprattutto sperando che “dall’alto” chi comanda possa investire per noi (ride, ndr),  dando nuove speranze ai nostri ragazzi e stimolarli a dare tutto e credo che gli stimoli siano ciò che rende migliori i nostri lavori perché se ci alziamo la mattina con la voglia si possono fare davvero belle cose, i problemi ci saranno sempre per tutta la vita, non esiste un mondo perfetto e sarebbe un mondo noioso, poiché i problemi a volte fungono da stimolo, io stesso ho tratto ispirazione dai problemi per scrivere nuove canzoni, dobbiamo soltanto avere la forza di superare ogni cosa, siamo qui perché dobbiamo crederci, tutti, ognuno di noi e se crediamo che la musica possa aiutarci, allora dobbiamo investirci su e crederci sempre». 
 
In conclusione, cosa consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere una carriera nella musica, un po' sognatori come te?
«Non sono capace di dare consigli, non mi sento nessuno per poterne dare, spero solo che i ragazzi possano credere di più in loro stessi e possano avere la forza di portare avanti le loro scelte nei tempi che stiamo vivendo, per niente facili. Quindi auguro loro di poter crescere e avere delle idee sulle quali poter combattere ed avere dei sogni sui quali credere, penso proprio che i sogni siano il motore che possa far muovere il mondo quindi essi sono il nostro punto di partenza e poi spero che i ragazzi siano in grado di poter fare le cose che sentono; nella mia ultima canzone che si chiama “Adesso” parte proprio da dei pensieri e dei discorsi di Don Tonino Bello e nel ritornello dico che bisogna “osare insieme, costruire insieme, progettare insieme”, l’insieme è ciò che ci aiuta, più che un consiglio bisogna dire che “l’unione fa la forza”». 
 
 


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