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Barbonaggio teatrale/L´arte ha un prezzo

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

17
OTT
2014
Il regista salentino Ippolito Chiarello propone un nuovo, provocatorio, modo di fare cultura: gli attori scendono in strada… e tornano alle origini
 
La cultura può essere considerata figlia della società in cui nasce, in quanto ne interpreta demoni e aspirazioni. Tuttavia, nei periodi di crisi economica, è la prima vittima nonché la preferita, un po’ come spesso capita a bambini e adolescenti quando i genitori decidono di separarsi. E in entrambe le situazioni, è necessario un gesto inatteso e provocatorio per “illuminare” il cuore della questione. Per un artista, può trattarsi della scelta di scendere in strada e rimettere nelle mani del pubblico il proprio lavoro. In una parola, intraprendere il barbonaggio teatrale, come ha fatto Ippolito Chiarello, attore e regista salentino.
Il barbonaggio teatrale è un modo nuovo di concepire e proporre l’offerta culturale, che prevede l’allestimento in mezzo alla gente, nelle piazze. L’attore, munito di palchetto, si presenta attraverso un menu composto dalla sue creazioni (monologhi, porzioni di spettacoli), che vende in singole parti. Il pubblico, che talvolta è composto anche da persone generalmente lontane dal teatro, se interessato, non ha che da scegliere, lasciandosi guidare dalla curiosità per l’ignoto, o assecondando gusti e inclinazioni già consolidate, pagando poi a rappresentazione conclusa, come se fosse al ristorante. 
«Non faccio nulla di nuovo», precisa Chiarello, «ritorno alle origini, l’arte pagata direttamente dallo spettatore, i valori che ritornano reali. Ormai non c'è più un reale ‘circuito’ così io me lo creo da solo … un circuito low cost (ospitalità, cachet bassi e spettacolo tutti i giorni). Il teatro e l’arte in genere può vivere e non sopravvivere, solo se salvaguardiamo le radici di questo mestiere e quindi anche e soprattutto i piccoli spazi, gli spettatori, le piccole opere. Vorrei ritornare a essere attore e non installazione scenografica».
Dare vita a questo percorso ha significato per Chiarello rimettere in gioco (e quindi in un certo senso rischiare) la propria “fisionomia artistica”, spostando decisamente più in là i “confini” della propria poetica. L’attore ha lavorato con la compagnia teatrale Koreja, una delle realtà culturali più longeve e forti a Lecce, per dieci anni circa, dal 1995 al 2004, fondando poi Nasca Teatri di Terra, e avviando collaborazioni con altri gruppi italiani e stranieri. Finché non scrive uno spettacolo ispirato a Fanculo Pensiero, il romanzo autobiografico di Maksim Cristian, manager che un giorno decide di andare incontro a una nuova vita, abbandonando ciò che di materiale lo legava alla precedente. 
Tuttavia, riuscire a mettere in scena questa storia si rivela più difficile del previsto, così, nel 2010, l’artista richiede l’autorizzazione per occupare il suolo pubblico, paga la Siae, e inizia a girare l’Italia e l’Europa con Fanculopensiero Stanza 510. E l’esperienza si traduce in un film intitolato Ogni volta che parlo con me, per la regia di Matteo Greco.
Una scelta in un certo senso, obbligata, quella di Chiarello, per restituire centralità alla propria urgenza creativa. «Spogliarsi di ruoli, di sé stesso per rivelarsi al pubblico in una nuova veste, scendendo dai fasti e gli allestimenti dei palcoscenici, continuando a interrogarsi sui temi dello spettacolo e quindi sul senso di una vita trascorsa a rincorrersi senza mai fermarsi. Un’altra possibilità di incontrare e ritrovare il pubblico, una ricerca viva ai margini dell’edificio teatrale, una sfida, un modo per protestare contro il gioco al massacro degli scambi, un modo per protestare contro l’abitudine della politica a svendere a pezzi la cultura, senza un progetto, schiava dell’evento, prolifica di tagli fusse ca nu fusse, un modo per promuovere lo spettacolo e invitare il pubblico a venire a vederlo a teatro».
E se il gradimento del pubblico si è manifestato forte e chiaro, anche gli addetti ai lavori non hanno tardato a prendere posizione, dimostrando che in molti, probabilmente, aspettavano un gesto come questo. Infatti, figure come Teresa De Sio, Claudio Santamaria, Erica Mou e Raiz hanno dato pubblicamente il loro sostegno, e intorno a Chiarello si è formato un folto gruppo di barboni teatrali che ha ripreso il suo format. Che sia l’inizio dell’era della pay per view 2.0?
 


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