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RENATO PORFIDO / Dal cantiere al set:sola andata

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

9
GEN
2015
Come si dice, uno che si è fatto da solo. Dopo aver lavorato nel settore edile arriva la svolta nel mondo del cinema. Oggi recita in film e fiction di successo al fianco di attori famosi 
 
 
La sua è una di quelle storie che merita di essere raccontata, con un happy end che già s’intravede chiaramente. Renato Porfido non è nato professionalmente come attore, anzi proviene da un ambiente diametralmente opposto. La sua tenacia, la voglia di cambiare, un inconsapevole talento e il suo destino hanno fatto il resto. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.
 
Dal settore edilizio al mondo del teatro e del cinema. Quando hai scoperto questa vocazione?
«Quando ero in cantiere, durante le pause quando scherzavo con gli operai o quando uscivo con gli amici. In me c’è sempre stata una buona dose di egocentrismo e a forza di sentirmi dire “potresti fare l’attore”, mi sono detto: “perché non provarci?”. Ho poi cominciato partecipando a dei corsi di avvicinamento al teatro e al cinema che mi hanno dato la spinta per crederci davvero».
 
Dove riesci a esprimerti al meglio, in teatro o nel cinema?
«Ho cominciato studiando al Teatro Nuovo di Torino. Il teatro richiede molto tempo e a differenza del cinema girano molti meno soldi. Poi mi è capitata l’occasione di girare degli spot pubblicitari che però, dopo l’entusiasmo iniziale, non mi entusiasmavano. Ho capito che volevo fare qualcosa di più e ho scelto di trasferirmi nella capitale del cinema, Roma».
 
I ruoli che preferisci interpretare?
«Mi definiscono poliedrico perché spazio da ruoli comici a ruoli drammatici. Questa mia caratteristica trova fondamento nella vita certamente non facile che ho vissuto. I film dove interpreto persone in difficoltà mi riescono benissimo proprio perché so cosa si prova, conosco le preoccupazioni e gli aspetti emotivi legati a determinate situazioni difficili».
 
Dall’altra parte della cinepresa come ti trovi?
«Devo dire che mi sto trovando molto bene anche se non ambisco a diventare un regista. Per fare il regista, così come per esercitare qualsiasi professione bisogna prima studiare. Ogni tanto leggo comunque dei libri per imparare cose più tecniche che possono aiutarmi per fare riprese e montaggio. Dopo che avrò firmato lavori come regista per vent’anni, allora potrò dire di essere un regista come hanno fatto tanti attori che sul campo hanno imparato i segreti del mestiere. Quando mi trovo dietro la camera provo un po’ di gelosia perché lì davanti vorrei esserci io al posto degli attori. Sto girando un film autoprodotto insieme ai coproduttori Alessia Vecchia e Angelo Cosimo Ciaiola, presidente dell’AGI Spettacolo di Roma, che mi danno una mano perché apprezzano la mia voglia di fare. E sono anche arrivate delle soddisfazioni con il mio corto “Chasing” che sta girando in diversi festival».
 
Hai realizzato il corto “Chasing” in cui si parla di dipendenza da gioco. Com’è nata questa idea?
«Era il giorno del mio compleanno, accendo la tv e ascolto la notizia del suicidio del 19enne Mario Castaldi che si getta da una scogliera. La cosa mi ha colpito molto e mi sono detto: “ci faccio un cortometraggio”. Il tema era ed è interessante e ho deciso di creare un momento di riflessione che andasse oltre una notizia data in pochi minuti e dimenticata in altrettanti minuti».
 
Hai recitato in cast con attori anche di un certo calibro. Chi ti ha colpito e perchè?
«Paolo Conticini, una persona buona dal punto di vista umano, ma anche Lino Banfi e Fiorello».
 
Il tuo genere preferito quando vai al cinema?
«Comico perché quando esco di casa voglio rilassarmi oppure i film d’autore. Non mi piacciono quelli di fantascienza e quelli ricreati al computer. Mi piacciono quelli dove trapela la verità».
 
Un film che ti è particolarmente piaciuto?
«Su due piedi posso dirti “L’infiltrato” che è andato in onda a dicembre 2014 su Rai3. Tra l’altro ho partecipato anche io interpretando una parte. E’ una docu-fiction che parla del caso di malasanità nella Clinica Santa Rita di Milano dove nel 2008 tramite intercettazioni telefoniche si scoprì che venivano operate delle persone che spesso non avevano bisogno di interventi chirurgici e venivano ritoccate le cartelle cliniche dei pazienti al fine di gonfiare i rimborsi per le prestazioni da parte della Regione (furono arrestate diverse persone tra le quali il socio unico e legale rappresentante della casa di cura, Francesco Paolo Pipitone agli arresti domiciliari, N.d.R.)».
 
Con chi vorresti recitare in futuro?
«Ce ne sono tanti ma in particolar modo Christian De Sica, Alessandro Gasmann e Marco Bocci».
 
Chi è Renato nella vita di tutti i giorni?
«E’ uno che lavora a 360° perché il cinema è un settore difficile. Ti chiamano per fare un film e poi magari per due o tre settimane sei fermo in attesa di chiamate. Questi periodi li riempio girando cortometraggi. Oggi giriamo alla stazione Tiburtina, domani gireremo all’Edicola Fiore organizzando qualcosa anche con Fiorello».
 
Cosa pensi del cinema italiano oggi?
«E’ in crisi tranne per coloro che vediamo tutti i giorni in tv che lavorano molto .. loro la crisi la sentono molto meno. Se consideriamo poi che la crisi ha colpito tutti i settori, capisci che siamo un po’ tutti sulla stessa barca e quando riesci a pagarti almeno le spese come capita a me, ti ritieni pure fortunato. Non bisogna strafare: io non abito a Trastevere, non ho un super attico da 8mila euro al mese di affitto… se lo facessi tornerei dopo pochi giorni a Bussoleno oppure a cercare lavoro nuovamente nel settore edilizio dove c’è pure crisi e qualora riuscissi a trovarlo un posto, dovrei sperare di riceverlo lo stipendio a fine mese perché le aziende stentano pure a pagare».
 
Quando non sei impegnato nel cinema cosa ti piace fare?
«Il mio è un continuo seminare. Quando esce un film aggiorno il mio showreel (trattasi di pezzi di video o film di pochi minuti di durata che vedono la partecipazione di un attore, una sorta di videocurriculum che gli attori utilizzano per proporsi ad agenzie e registi, N.d.R.). Oltre a questo vado in palestra perché avere un fisico asciutto e in forma mi consente di essere preso in considerazione per interpretare determinate parti come quella del poliziotto».
 
Cosa bisogna avere sencondo te per arrivare alla notorietà e al successo?
«Intanto bisogna certamente crederci e poi bisogna essere disposti al sacrificio. E’ un discorso che vale ovviamente per coloro che possono puntare solo sulle proprie forze».
 
La classica raccomandazione funziona anche nel tuo settore?
«In verità finora non ho toccato con mano questo discorso. Io posso solo dirti che a forza di insistere, con il lavoro serio e con il sacrificio, può capitare che qualche regista ti noti e ti prenda sotto braccio dandoti una buona parte in un suo film e così facendo tu possa emergere coltivando questa conoscenza strada facendo. La raccomandazione ti può dare qualcosa nell’immediato ma poco dopo cadi. Io cerco di non pensare a tutto questo concentrandomi invece su me stesso con l’impegno costante che prima o poi premia».
 
Dal modo in cui parli si sente che conosci il sacrificio.
«Sai, ho chiuso l’impresa edile nel 2008 poi ho lavorato in metropolitana come responsabile geometra di cantiere alla Metro di Torino agli scavi e 20mt sotto terra respirando le polveri sottili. Tante ore di lavoro anche di notte in galleria. In uno di questi momenti, durante gli attimi in cui riuscivo a vedere il cielo stellato ho capito che dovevo uscire da quella situazione che non era per me congeniale seppur mi avesse dato anche delle soddisfazioni personali e professionali per il mio spirito di sacrificio e per il mio impegno».
 
Chi ti piace di più tra gli attori italiani di oggi?
«Ce ne sono tanti ma Tony Servillo lo metto in testa alla lista perché mi piace la sua bella faccia e le sue espressioni. Ho lavorato anche in uno dei suoi set quando facevo la comparsa. Poi Valerio Mastandrea, bravo nella recitazione, mi piace molto anche lui».
 
Una proposta cui non rinunceresti mai?
«Tutte le proposte lavorative per me sono buone per formarmi e per imparare a patto che non mi si chieda di scendere a compromessi, a quelli rinuncio volentieri».
 
Un tema che vorresti trattare in un film?
«Un tema sociale come quello che ho trattato in Chasing sottolineando non solo gli ovvi aspetti drammatici ma mettendo in risalto anche aspetti e personaggi di contorno meno drammatici che possano mantenere alta l’attenzione dello spettatore creando ulteriori momenti di riflessione».
 
Come vedi il tuo futuro?
Lo vedo bene e con ottimismo per ciò che ho in cantiere».
 
Grazie Renato e un sincero augurio per la tua carriera
«Grazie a voi».
 


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