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Vita da musicisti/Il contrabbasso non è un prosciutto!

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

7
DIC
2012

Dopo il successo del concerto Paoli-Zilli a Taranto, Rosario Bonaccorso, Roberto Tarenzi e Pasquale Angelini raccontano i loro esordi, fra suore e tavole da surf, e i ricordi più cari, come quelli legati al grande Guy Portoghese

 
Entusiasmo alle stelle per il concerto di Gino Paoli e Nina Zilli al Teatro Orfeo di Taranto. Il cantautore ligure e la virtuosissima cantante emiliana, accompagnati dall'Orchestra della Magna Grecia - diretta dal Maestro Stefano Fonzi - e dal trio di musicisti composto da Rosario Bonaccorso (contrabbasso), Roberto Tarenzi (pianoforte) e Pasquale Angelini (batteria), hanno emozionato il pubblico del Teatro, attraverso la reinterpretazione di alcuni grandi classici del repertorio di Paoli ("Senza fine", "Quattro amici", "Il cielo in una stanza", "La gatta") e le incursioni della voce di Nina Zilli, che ha emozionato per l'interpretazione de "L'uomo che amava le donne" e "50mila". I due cantanti hanno anche fatto dialogare le proprie voci, così diverse ma tenute armoniosamente assieme, in testi come "Ti lascio una canzone" e "Che cosa c'è". Ottimo l'accompagnamento dell'Orchestra e di Bonaccorso, Tarenzi e Angelini, che hanno fatto sentire le proprie abilità in assolo ben inseriti nel contesto sonoro. Un matrimonio perfettamente riuscito, quello tra il jazz dei tre musicisti, la rivisitazione in chiave jazz-pop di Gino Paoli, la particolarissima voce della Zilli e la potenza sinfonica dell'Orchestra della Magna Grecia.
Bonaccorso, Tarenzi ed Angelini hanno fatto le prove generali del concerto in una serata organizzata dall'Associazione culturale e musicale "Eventus", domenica scorsa al "Baretto" di Martina Franca, dove il contrabbassista ligure, il tastierista lombardo e il batterista martinese hanno intrattenuto gli ospiti del locale in un'esibizione dall'altissimo tasso tecnico, nella quale Bonaccorso ha spiegato la genesi di molti suoi testi, stupendo per tecnica e capacità narrativa, Tarenzi ha mostrato un'abilità fuori dal comune nel passare da un genere all'altro del jazz senza alcun tipo di problema e Angelini si è entusiasmato per essere tornato ad esibirsi nella sua città. Sappiamo, infatti, quanto il batterista martinese adori la propria città d'origine, facendovi ritorno appena possibile nei (pochi) momenti liberi dei progetti musicali da lui curati. L'amore di Pasquale Angelini per la terra natia è dimostrato anche dalla passione con cui crea le manifestazioni targate "Eventus", che già l'estate scorsa hanno portato in Valle d'Itria artisti come Gerardo Casiello, Renzo Murrone, Filippo Tirincanti e Fabrizio Bosso. Alla fine del concerto di Martina Franca abbiamo conversato con i tre musicisti, che hanno svelato gli aneddoti più divertenti e i ricordi più cari della propria carriera. «Ho tantissimi aneddoti da raccontare: una volta, ad esempio, mi hanno detto che il windsurf (avevano scambiato la custodia del contrabbasso per una tavola da surf) doveva andare nel vagone merci e non in quello passeggeri, ma la volta in cui una suora mi disse di non avere mai visto un prosciutto così grosso, riferendosi al mio strumento musicale, è per me indimenticabile. Erano i primi tempi: ero giovane e viaggiavo in treno perché non possedevo l'auto. Andavo a Roma, a Firenze per fare delle jam session e ripartivo al mattino presto. Sono sempre meno i giovani che anche adesso si comportano così, perché siamo stati abituati a dar loro tutto e subito». Tarenzi si è soffermato sulle differenze che ha riscontrato musicalmente tra nord, centro e sud, dalla sua prospettiva geografica ampiata, per essere nato a Milano, trasferito a Roma e qualche volta di passaggio in Puglia: «Abito a Roma da quasi cinque anni e, tra Milano e Roma, le differenze a livello di fruizione da parte del pubblico si vedono: la città lombarda è un po' più “fredda” e il nord ha un bacino d'utenza più riservato, meno abituato allo scambio, ma interessato anche a dei discorsi culturali più profondi e ricercati. Al nord c'è più interesse anche a ciò che è più "palloso", mentre a Roma preferiscono passare una serata divertente: nel settentrione il jazz è spesso il fine della serata, al centro invece diventa un mezzo per trascorrere piacevolmente i propri momenti con gli amici». Angelini ha voluto ricordare il grande musicista barese Guy Portoghese - scomparso pochi mesi fa - frontman e leader della band "Guy e gli specialisti", in cui Angelini ha militato per alcuni anni: «Mi viene la pelle d'oca a parlare di Guy, perché ancora non ci credo. E' stato un grandissimo artista, ho avuto il piacere e l'onore di suonare con lui per cinque o sei anni. L'ho sentito poco prima che morisse: anche se non ci collaboravo da un annetto, siamo rimasti in ottimi rapporti. Ho imparato tantissimo da lui e come me tantissima gente: si è visto da tutto quello che c'è stato attorno alla sua scomparsa. Sul palco era grandioso: in alcuni concerti anche gli ascoltatori americani pensavano che Guy fosse americano, per lo slang utilizzato e per i modi di fare sul palco. Lui è nato nel quartiere Libertà di Bari e viene - anzi veniva, ma non riesco a parlare di lui al passato - da una realtà dove c'era il nulla, dalla strada e lì si è formato. Era un'emozione sentirlo suonare e soprattutto cantare. Era un frontman incredibile, ci mancherà. Spero di essere presente al concerto che si terrà il 15 dicembre a Bari, in sua memoria». 
 


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