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Benvenuto Carnevale /Tempo di focare, maschere e dolci

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

22
GEN
2016
Archiviate le vacanze natalizie, mai così “primaverili”, e i presepi viventi, le luminarie e – speriamo - la paura continua per eventuali attacchi da parte dell’Isis, ecco alle porte l’altra grande festa popolare. Intanto noi diamo anche i numeri
 
Come per Natale, anche per questa giocosa e allegra festa il periodo è abbastanza lungo; infatti è iniziato il 17 scorso, festa di Sant’Antonio Abate, con la celebrazione della benedizione degli animali in molte chiese e delle tradizionali “focare”, e terminerà il mercoledì delle Ceneri, il 10 febbraio, che segna anche l’inizio della Quaresima.
Sant’Antonio viene rappresentato circondato dagli animali e accanto a un porcellino, simbolo della salute. La sua devozione è molto diffusa nell’Italia meridionale. Si festeggia in molti paesi del leccese come Novoli; a Biccari, nel foggiano, dove le strade sono illuminate e riscaldate dai falò; a Serracapriola, dove si cantano per l’ultima volta i canti natalizi; a Molfetta, nel barese, i falò sono seguiti da fuochi d’artificio; a Giovinazzo accanto ai falò si scaldano pignatte di terracotta con  fave e ceci che la gente mangia attorno al calore del fuoco unitamente a olive e frutta secca accompagnate da un rosso e vigoroso vino. Tutto ciò per rimarcare come le feste tradizionali non possono fare a meno di proporre quel grande bagaglio enogastronomico che ha le sue peculiarità soprattutto nella nostra Regione.
Nel casertano esiste addirittura un paese che porta il nome di Sant’Antonio Abate dove si svolgono da secoli solenni festeggiamenti. Ebbene, un signore originario di questo paese, ma ormai da molti anni residente a Talsano, ci ha riferito che la madre, in giovane età, secondo la tradizione del suo paese, giocò al Lotto i numeri del “Santo” e vinse un buon terno tanto che sistemò le tre figlie femmine. I numeri, che suggeriamo ai nostri lettori, sono: 8 (il fuoco), 17 (Sant’Antonio Abate) e 34 (l’Abate). Buona fortuna a chi vorrà giocarli!  
E se poi ambite alla cinquina potete aggiungere 81 (il campanello che il santo porta appeso al suo bastone)  e 4 (il maiale).
Hai capito? Extra Magazine dà anche i  numeri…
Bene. Proseguiamo con il Carnevale. La sua durata varia di anno in anno ed è per questo motivo che si dice che il Carnevale è “lungo” o “corto”. Quest’anno la sua durata sarà di 30 giorni.
Noi pugliesi abbiamo anche un primato per la durata del Carnevale più lungo d’Italia. Infatti a Putignano inizia il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. Si tratta della festa della “Propaggine”, uno dei momenti di maggiore peculiarità del Carnevale putignanese. Ancora oggi, per 6-7 ore di fila, decine di poeti dialettali si alternano sul palco della piazza cittadina per declamare versi satirici in rima contro i politici, i potenti e determinate abitudini sociali. L’attacco diretto e sfrontato si alterna con messaggi allusivi di natura sessuale, sempre e comunque al fine di propiziare un futuro migliore. I più sfrontati suonano alle porte delle case chiedendo un buon bicchiere di vino dei nostri vigneti che, come si sa, assicura tanta ilarità.
Ma  non vorremmo stare nei panni di coloro che sono bersaglio di pesanti satire nei loro confronti. Sì, apertamente se la ridono, ma in cuor loro, se potessero, avrebbero certamente una reazione veemente.
Il popolo, lo dobbiamo dire prima di addentrarci nell’argomento, cerca sempre di coniugare la festa popolare con le caratteristiche della natura. Così, i riti del fuoco (vedi Novoli, nel leccese, dove il giorno di Sant’Antonio Abate si accende una focara alta 30 metri e dal diametro di 20) e le feste con le maschere e con i buoni cibi della nostra terra, servono quasi ad esorcizzare le influenze negative del “generale” inverno,  che comunque si trova ad oltre metà del tempo a lui riservato.
Come a dire che dell’inverno e dei suoi rigori non ce ne importiamo, lo snobbiamo mascherandoci e facendo festa, proprio come recita il detto popolare “Sand’ Anduene, masckere e suene”.
Per 30 giorni, soprattutto di domenica, vedremo numerosi bimbi mascherati nelle strade, nelle piazze e nei giardini del capoluogo ionico, pronti a lanciare manciate di coloratissimi coriandoli e a vivere un loro momento di gloria personale mostrando a tutti il loro abito o acquistato nei negozi specializzati o cucito dalle amorevoli mani delle mamme che acquistano i tessuti nei pochi negozi che ancora li vendono a metro. 
Certamente i bimbi fanno tenerezza e simpatia, ma dati i tempi che corriamo, non sappiamo se per motivi precauzionali, sarò vietato quest’anno il mascheramento degli adulti in forma irriconoscibile.
Per i carri il punto di riferimento dei tarantini rimane Massafra, uno dei più importanti e festosi carnevali della Puglia. A differenza degli altri, la maggior parte del corso mascherato non è transennato così che cittadini e forestieri partecipano direttamente all'animazione e al divertimento, stimolati anche dalle coreografie e dalle scenografie dei gruppi allegorici che sfilano lungo il corso principale del paese. 
Registriamo con piacere che sono numerosi i centri cittadini dell’arco ionico che vanno organizzandosi per istituire e perpetuare anche essi le tradizioni di Carnevale.
Poi, per concludere in allegria, via libera ai piatti tipici della tradizione con le “cazune de ricotte”, grossi ravioli con un ripieno di ricotta, pecorino, uova, sale, pepe; l’impasto è come quello delle orecchiette, cioè fatte semplicemente con acqua e farina. Dopo aver impastato, si stende la sfoglia e, con un bicchiere si formano dei cerchi al cui centro si pone il ripieno per poi richiuderli.
Proseguiamo, poi, il nostro pranzo, con la carne di maiale e la salsiccia, cucinata in vari modi. 
Come dolci caratteristici ci sono le chiacchiere. Sono croccanti e delicate sfoglie e sono chiamate con nomi diversi a seconda delle regioni di provenienza: chiacchiere e lattughe in Lombardia, cenci e donzelle in Toscana, frappe e sfrappole in Emilia, cròstoli in Trentino, galani e gale in Veneto, bugie in Piemonte, così come rosoni, lasagne, pampuglie, ecc.. Sono un dolce molto friabile, ottenuto tirando sottilmente un semplice impasto successivamente fritto e cosparso di zucchero a velo per il tocco finale. La loro forma rettangolare, con due tagli netti centrali, rende le chiacchiere inconfondibili e attira immediatamente da tempo immemore la golosità di grandi e piccini. La loro presenza nelle vetrine rende l’aria  immediatamente frizzante e allegra, ricordando a tutti l’avvicinarsi delle feste.
Che sia la prima o la milionesima volta che ne assaggiate una, ogni morso alle chiacchiere è una magia: ed è subito carnevale!
 
 


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