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La memoria dei vinti / Storie di eroi involontari

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

27
LUG
2017

Dieci racconti di resilienza, di persone profondamente trasformate, ma non distrutte, dall’orrore e dalla durezza dell’esperienza vissuta. Ma che ce l’hanno fatta

“La memoria dei vinti” è il titolo del libro, edito da Mandese, in ristampa, che Maristella Massari, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno ha scritto per ricordare dieci grandi uomini. Il periodo storico raccontato parte dal 1915, protagonisti semplici ragazzi, giovani di 18-19-20 anni che si sono ritrovati a vivere un’esperienza terribile, che li ha segnati a vita.
Il libro è stato presentato nel corso di una serata moderata dalla giornalista Rosa Colucci, direttrice di Extra Magazine, e introdotta dall’Ammiraglio Pasquale Guerra. Tra il pubblico, alcuni parenti dei protagonisti di questo libro, che è un inno alla vita e alla forza che ogni uomo, in momenti di grande difficoltà, scopre di avere, ma anche giovani e professoresse, considerato che in alcune scuole il libro sarà utilizzato didatticamente. Il punto di vista è quello che mette l’uomo al centro della grande storia, occasione per scoprire che dietro quelle battaglie c’erano dei giovani, delle persone che soffrivano e gioivano insieme. Un libro che emoziona perché chi lo legge entra in empatia con la storia raccontata.
Il volume è un percorso che parte dalla prima guerra mondiale, attraversa la seconda e giunge al 25 aprile 1945. Le grandi battaglie sono filtrate attraverso le testimonianze degli ultimi: soldati, carabinieri e marinai che, graziati da un destino benevolo, portarono a casa la pelle anche se a prezzo di enormi sacrifici. La Massari, brava e comunicativa (il suo passato di giornalista televisiva viene fuori nel sentirla parlare), spiega le motivazioni che la hanno portata a scrivere il libro, dedicato ai figli. “Cerco di calarmi nella realtà dei ragazzi perché credo nel futuro e questo libro vuole essere memoria storica di fatti ed eventi importanti che rischiano di perdersi. Parlo, attraverso queste pagine, della generazione dei vinti, che vinti non sono, alla generazione dei ragazzi, detta dei millennial, che racchiudono la loro vita in uno smartphone”. Oggi, in un momento storico nel quale tutto è immediato, tutto si consuma, e nel quale persino la memoria è liquida, quale percorso stiamo compiendo? Il rischio, afferma Maristella Massari, è quello di creare un nuovo medioevo digitale. Ecco allora “dieci storie di resilienza, dieci giovani che non avrebbero mai voluto essere eroi, dieci giovani del nostro territorio”. Emerge l’amore verso la patria, la città e la famiglia. E così si susseguono le storie di Vincenzo Antonucci, Ercole Palermo, Michele Caggiano e altri, segnati a vita da esperienze difficili persino da raccontare (tutti gli intervistati non hanno risposto alla domanda: ha mai ucciso qualcuno?).

Hanno dovuto fare i conti con la morte, e ricordare per loro è sempre stato doloroso. “Uno dei racconti a cui tengo di più – la Massari entra nel vivo del libro – è stata l’intervista ad un fante, Vincenzo, un giovane figlio di fornaio, i cui tre fratelli maggiori emigrarono negli Stati Uniti nel 1913. Era il penultimo dei figli maschi, aspettava fremente la cartolina di richiamo per partire quando, invece, arrivò la lettera di precetto. Partì per il fronte, un ragazzo di Fragagnano, che non conosceva i monti, le altezze, la neve, per una guerra di cui non sapeva niente. Impero austroungarico? E chi era? La guerra? E cosa era? Le trincee erano troppo distanti dal loro mondo. Persino la comunicazione era difficile, tra di loto non si capivano, il calabrese parlava il dialetto calabrese, il piemontese quello piemontese. La carneficina della prima guerra mondiale, che comportò milioni di morti, unì il Paese nell’ideale comune, perché al rientro dalla guerra erano tutti fratelli”.
L’Ammiraglio Pasquale Guerra ha sottolineato il taglio particolare dato dalla Massari, volutamente controcorrente. La storia con la S maiuscola racconta sui libri le decisioni prese da pochi grandi, i vincitori, analizza e racconta i documenti; la peculiarità del libro sta nel fatto che i racconti dei singoli sono collegati alle nostre tradizioni. “Questo libro non racconta la storia dei grandi nomi, ma degli eroi di Taranto, che sono vissuti a Taranto. In questo modo le piccole storie raccontano la grande storia. Storie minime che si innestano su tragedie immani e globali, ma capaci di nobilitarle grazie alla loro umanità”.
Vincenzo si salvò perché finì per essere sepolto vivo sotto i corpi dei suoi compagni morti. Giovanni, carabiniere diciottenne, si salvò dalle decimazioni tedesche l’8 settembre del 1943 nelle campagne della Jugoslavia. Michele, silurista di sommergibile, naufrago e ferito, fu portato in salvo dagli Inglesi perché scambiato per il suo comandante del quale all’ultimo minuto prima di finire in acqua indossò la giacca. E poi ci sono i racconti della prigionia, gli stenti, la fame. Venti anni di lavoro giornalistico. Cosa ci resta oggi di quegli eventi? La memoria di tanti ragazzi mandati a morire per costruire un Paese migliore. Chi fu sfiorato dalla mano della morte, per il resto della sua esistenza, fu attratto in maniera ipnotica dalla vita. Non perse mai la voglia di imparare, la curiosità di scoprire, l’ambizione di fare.



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