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Extra Donne/Oltre le mimose c´è di più

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

8
MAR
2013

 

Esattamente 105 anni fa un gruppo operaie americane protestava in difesa del loro diritti. L’epilogo fu terrificante: 129 di loro morirono arse vive in un rogo “accidentale” in fabbrica. Oggi c’è ancora tanta strada da fare e tante le cose da cambiare. Ecco le opinioni, i sogni e le speranze della nostra Direttrice e delle penne in rosa del nostro Magazine
 
Festa della donna sì? Festa della donna, no? Alla vigilia della festa della donna, un pot-pourri di manifestazioni ed eventi  bombardano la nostra vita: convegni, seminari, mostre, spogliarelli, gadget, mimose, cioccolatini, generando l’ indignazione o il compiacimento di opinionisti e non che dibattono sulle sorti di questa giornata ormai più che centenaria!
E’ passato più di un secolo da quell’otto marzo del 1908, quando un gruppo di operaie americane dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terrificanti condizioni in cui erano costrette a lavorare. D’allora si è vista tutta una serie di celebrazioni e iniziative, che vedono come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, assumendo un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle soprusi che la donna dovette subire nel corso dei secoli, e quello che ancora subisce nonostante tanti passi avanti sono stati fatti nel campo del diritti e riconoscimenti sociali. La strada è tanta da fare e “la scolarizzazione” del rispetto, dell’uguaglianza, della comprensione, della non violenza e della libertà di poter scegliere è ancora molto tortuosa e piena di buche. In tal senso ho pensato di condividere con voi cari lettori e lettrici, l’opinione e le idee delle donne di questo Magazine, donne comuni che lavorano, lottano, sognano, soffrono, vivono e sperano in un mondo migliore.
 
Come vivi il tuo essere donna? 
Rosa «Nella pienezza del suo splendore, nel suo essere intuitiva, ricettiva, accogliente e materna». 
Maria Rosaria «Serenamente, direi». 
Roberta «Con estrema naturalezza e con l’assoluta consapevolezza di calzare a pennello nel corpo che abito. Non amo le estrosità e solitamente rifuggo da tutto ciò che assume i contorni di una frivolezza».
Carmela «Il mio essere donna lo vivo benissimo anche perché non potrei fare altrimenti».
Maria Teresa «Mi sento una donna in formazione  che ha da percorrere ancora tanta strada, tuttavia sono soddisfatta del percorso condotto finora  e spero di realizzare i prossimi obiettivi, rimanendo ancorata ai valori trasmessi dalla mia famiglia». 
Fabiana «Penso come tutte: impegnandomi a mille in tutto quello che faccio durante la mia giornata, con un alto senso di responsabilità (credo che chi più chi meno il senso di responsabilità nelle donne sia innato, forse perché per natura possono essere madri) e con tutti i buoni e mali umori che colgono ogni donna in fasi abbastanza ravvicinate tra loro».
 
Cosa ne pensi quando si parla di donne "con le palle"?
Rosa «Esistono, c’ho la prova. C’est moi».
Maria Rosaria «E’ un’espressione che non mi piace, che non condivido. Non c’è peggiore forma di maschilismo che l’utilizzo di espressioni come questa che rafforzano stereotipi sessisti e allontanano dal   traguardo auspicabile: la parità di genere nei diritti».
Roberta «Penso a tutte coloro le quali sono in grado di lottare per quello in cui credono; a quelle che gestiscono mille cose contemporaneamente; a quelle che sanno difendersi e che non si nascondono dietro due spalle maschili quando vengono attaccate verbalmente, ma che al contrario sono perfettamente capaci di tenere testa a qualsiasi tipo di discussione. Penso alle donne capaci, brillanti e intelligenti, che conquistano per la loro mente e non per il loro corpo».
Carmela «Secondo me, ogni donna ha “le palle” cioè il coraggio di affrontare qualsiasi problema: noi donne abbiamo la forza di andare avanti affrontando la quotidianità anche se va tutto storto, noi facciamo cose che gli uomini non potrebbero mai fare, primo fra tutti dare la vita».
Maria Teresa «Penso che fortunatamente esistono e sono anche tante! Sono donne esemplari non solo per la loro grinta, ma anche perché inseguono dei principi forti mostrandoci quali siano le vere battaglie per le quali valga la pena combattere».
Fabiana «E’ un’espressione che sicuramente si riferisce a tutte quelle che predominano, che sanno farsi rispettare, che non guardano in faccia a nessuno, ma sinceramente non è un’espressione che mi piace, o meglio, non mi fa venire in mente un tipo donna da prendere come esempio. Non che non approvi che la donna non si debba far rispettare, anzi, ma attribuisco questa espressione a chi è meschina, a quella che vuole sempre predominare, che incute timore…userei di più “donna tosta”».
 
Cosa vedi nel tuo futuro?
Rosa «La meraviglia della realizzazione».
Maria Rosaria «Gli anni si fanno sentire: pesano di più sulla schiena, e non solo in senso metaforico; anche i  miei passi si fanno incerti e in me, che amo molto passeggiare e pensare questo a volte procura  la sensazione di camminare sul bordo di una foglia che s’accartoccia. Insomma vedo l’autunno, non già la primavera.  Tuttavia è un autunno che ingloba le precedenti stagioni e porta frutti che, mi auguro, di raccogliere e gustare serenamente».
Roberta «Vedo, o meglio mi auguro di avere, una stabilità economica e professionale, una carriera avviata e magari una bella famiglia. E naturalmente, tanti miei romanzi sugli scaffali delle librerie».
Carmela «Nel mio futuro vedo tanto lavoro, diventare mamma e moglie».
Maria Teresa «Devo ammettere, con grande amarezza, che in questo periodo sul mio futuro incombe una grande sensazione di precarietà: non solo in campo professionale e lavorativo, ma anche a livello affettivo, molti sentimenti si sono rarefatti, soprattutto tra i giovani». 
Fabiana «Ora se guardo il mio futuro è nebuloso, molto offuscato, non saprei dire».
 
Se potessi rinascere, sceglieresti di essere un uomo o una donna?
Rosa «Assolutamente donna. Ci vuole più di una vita per arrivare a capire qualcosa di questo “mistero senza fine bello”».
Maria Rosaria «Senza ombra di dubbio, una donna».
Roberta «Non mi dispiace affatto l’essere donna; tuttavia, per curiosità, sceglierei di nascere uomo. Così, per vedere come si sta. E magari ricordarmi della mia vita precedente. Altrimenti come faccio a valutare come si sta meglio?».
Carmela «Mi piace essere donna. ».
Maria Teresa «Sempre e solo una donna».
Fabiana «Non mi ci vedo uomo, anche se penso che siano agevolati sotto molti aspetti rispetto alle donne. Non mi ci vedo uomo, quindi donna».
 
Un pregio e un difetto della donna.
Rosa «Coincidono: è la predisposizione alla sindrome da crocerossina». 
Maria Rosaria «Non amo le generalizzazioni, Le risponderò quindi facendo riferimento a me, come donna. Pertanto individuerei come pregio la pazienza e come difetto l’emotività». 
Roberta «Un pregio è senza dubbio la capacità di farsi forza nei momenti difficili. Le donne vengono considerate il sesso debole, ma non sono d’accordo. È nelle avversità che sappiamo mostrare il nostro lato duro. Un difetto, beh… la volubilità. Oggi vogliamo una cosa, domani l’esatto opposto. Prova a farmi queste domande la settimana prossima e te ne darò conferma!».  
Carmela «Intuire quello che ha nel cervello l’uomo. La donna non ha difetti».
Maria Teresa «Penso che la donna sia dotata di una sensibilità unica, anche se a volte tende a proteggerla. Il difetto lo cantava la Mannoia: “siamo dolcemente complicate”, a volte “anche troppo” aggiungerei!».
Fabiana «La donna è bella, a prescindere. Poi è più intelligente, responsabile, non è mai scontata ed è determinata. Purtroppo non ha lo spirito di conservazione, cioè non si tutela molto, va sempre oltre i suoi limiti fisici, psichici, basta confrontarla con un uomo nell’arco di una giornata. Non è razionale (a volte è necessario esserlo, ma la donna quasi mai), è distratta, a volte finisce con l’essere imbranata e non sa controllare le emozioni (il che potrebbe anche essere un pregio, dipende)».
 
Un pregio e un difetto dell'uomo.
Rosa «Coincidono: sono creature estremamente semplici».
Maria Rosaria «Vale la stessa premessa fatta nella risposta precedente. Certamente una virtù dell’uomo è quel garbo spontaneo orientato all’ascolto e all’empatia, la gentilezza, da non confondere con la galanteria manierosa che punta alla “conquista” .  Considero un difetto la volgarità».
Roberta «Un pregio? Beh, invidio negli uomini la loro capacità di mostrare i sentimenti. Non è vero che li nascondono, semplicemente li mostrano con i fatti e non con parole sdolcinate. E il rapporto di amicizia che intrecciano tra loro. Quando l’uomo sceglie il suo amico, si può star sicuri che lo avrà al suo fianco per molto, moltissimo tempo. Un difetto? L’ipocondria. Basta un raffreddore per fargli credere di essere in punto di morte».
Carmela «Pregio: capire la donna (a volte). Difetto: Volere a tutti costi ragione anche se ha torto».
Maria Teresa «Rispetto alle donne hanno un pizzico di sicurezza in più e questo li aiuta molto nelle relazioni interpersonali. Li detesto quando credono di avere ancora un po’ di dominio su di noi. Per loro il difetto lo cantava Mina: “semplici e un po’ banali, io direi quasi prevedibili e sempre uguali, sono fatti tutti così gli uomini e l’amore”. Ovviamente non faccio di tutta l’erba un fascio».  
Fabiana «L’uomo è forte, inutile a dirsi ma a forza fisica ci batte, hai voglia che andiamo in palestra, se dobbiamo sollevare qualcosa di veramente pesante solo l’uomo può, poi uno schiaffo cavolo, quello dell’uomo fa male, il nostro meno. E’ capace di dare quel senso di protezione che tanto ci piace e poi è buffo, l’uomo è davvero buffo. Ahimè è scontato (dopo un po’ lo diventa), è pigro, insicuro e non prende mai la situazione in mano».
 
Pare che tra donne ci sia troppa competizione e poca solidarietà. Cosa ne pensi?
Rosa «Che è darwinianamente comprensibile, ma che è arrivato il momento di cambiare».
Maria Rosaria «Da quello che osservo, che leggo, che constato, noto, con piacere, che tra donne, invece, cominci a crearsi una rete virtuosa e solidale. Certo, la competitività esiste e non solo tra donne, ma l’attuale situazione di profondo disagio e incertezza sta favorendo il formarsi di alleanze costruttive».
Roberta «Credo sia vero, ma solo in parte. Non è una regola universale, non credo abbia a che fare tanto con il genere, quanto piuttosto con il carattere di una persona».
Carmela «No, per come sono fatta io provo tanta solidarietà femminile».
Maria Teresa «In alcuni casi è così. Sono favorevole a una sana competizione, perché è indice di impegno costante e quindi di miglioramento, ma ovviamente non deve degenerare nell’odio accecato o nell’invidia. Le donne sono più diffidenti e difficilmente riescono ad aprirsi tra loro, però le vere amicizie esistono e quando trovi la persona giusta allora non c’è solo solidarietà, ma anche complicità, grande affetto e stima reciproca». 
Fabiana «Sì, nell’ambiente di lavoro capita spesso; forse perché la donna è determinata e ambiziosa, molto di più rispetto all’uomo».
 
Sei ad un bivio, devi prendere una decisione: cosa sceglieresti, famiglia o carriera?
Rosa «Vedi alla seconda domanda: mai senza una, mai senza l’altra».
Maria Rosaria «Mi auguro che in futuro di bivi come questo non ce ne siano, nel senso che auspico riforme delle leggi, dei servizi, del welfare, dell’occupazione, dell’immaginario, riforme che pongano fine a questo dilemma. Un recente sondaggio commissionato dal mensile “Elle” ha fatto emergere una schizofrenia tutta italiana:  le donne rappresentano il 60% della popolazione universitaria, il 22% decide di non iniziare un percorso professionale, eppure la stragrande maggioranza delle intervistate dichiara di vivere una situazione di emancipazione e indipendenza.  Ancora oggi la famiglia si identifica con la sola madre: dal momento che, come i dati confermano, si riversa quasi esclusivamente sulle spalle delle donne la cura della casa, dei figli, dei genitori anziani. Insomma, allo stato attuale, famiglia e carriera sono un’illusione e le donne in carriera spesso sono delle equilibriste». 
Roberta «Bella domanda. Sono ambiziosa e a bruciapelo ti direi la carriera. Ma mi pentirei un secondo dopo. Con chi condividi i tuoi successi se non hai nessuno? Se quando torni a casa dopo una giornata sfiancante trovi le stanze vuote? Meglio la famiglia. Avere accanto gli affetti rende felici, e quando si è felici va tutto bene anche in altri ambiti».
Carmela «Sceglierei la carriera per mantenere la famiglia».
Maria Teresa «Penso che scegliendo la carriera rimarrebbe comunque un vuoto nella nostra vita, difficile da colmare. Siamo nate e predisposte al ruolo di madri, è il dono più grande che abbiamo ricevuto e ritengo che nulla sia in grado di sostituire l’amore di un figlio e della propria famiglia». 
 
C'è secondo te esiste un mestiere non compatibile con l'essere donna?
Rosa «No. Una donna sarebbe capace di fare tutto quello che fa un uomo. Viceversa un uomo non sempre è in grado di fare tutto quello che fa una donna».
Maria Rosaria «No». 
Roberta «No, non direi. Oramai la donna ha oltrepassato qualsiasi frontiera: ha reso possibile svolgere professioni una volta considerate tipicamente maschili, come l’autista di autobus o di camion, il calciatore, il pilota di Formula 1. La donna ha ampiamente dimostrato di poter fare qualsiasi cosa. Ma sia chiaro, vale anche l’opposto: anche l’uomo può svolgere mansioni in passato prerogativa del genere femminile».
Carmela «Possiamo impegnarci in tutti i mestieri: siamo più brave degli uomini».
Maria Teresa «Riuscireste a immaginare una donna in tuta da meccanico, intenta ad adoperare un cric e con le mani unte di grasso? Io no!». 
Fabiana «Penso che possano tranquillamente conciliarsi tra loro; i tempi sono cambiati, la donna studia, si impegna si esprime nel suo lavoro e anche quando ha una famiglia, non fa la differenza. La donna è completa, può esserlo, ha tutte le carte in regola per unire le due strade».
 
Festa della donna, sì o no?
Rosa «Se non ci si riduce a deforestare le mimose, allora sì».
Maria Rosaria «Perché no?». 
Roberta «Assolutamente no. Che senso ha? E soprattutto, perché farlo in quel modo? Chiediamo la parità in tutti i campi, lottiamo per ottenerla, ma poi ci arrabbiamo se l’8 marzo il nostro uomo non ci porta un ramoscello di mimosa. Lo trovo talmente sciocco. A quel punto perché non fare la festa dell’uomo? E, inoltre, l’8 marzo si dice venga festeggiato per ricordare le donne morte nell’incendio di una fabbrica nei primi anni del Novecento – argomento peraltro molto dibattuto, in quanto spesso si tende a fare confusione fra due diversi eventi –; e noi come le omaggiamo? Andando nei locali a sbavare dietro a uno spogliarellista. Ma dico, siamo matte? Anni di lotta per i diritti della donna buttati nella spazzatura».
Carmela «Sì».
Maria Teresa «Assolutamente sì. L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna e deve rappresentare  un’occasione importante per riflettere sulle grandi conquiste politiche, sociali e umane condotte finora, affinché ci aiutino a portare avanti altre battaglie per debellare ogni forma di abuso e violenza ancora esistente». 
Fabiana «Assolutamente no! E’ un giorno che si ricorda, per la sua importanza, ma nessuna “Festa della Donna”».
 
Senti l'esigenza di dover dire qualcosa?
Rosa «Subito una donna al Vaticano e una al Quirinale. La prima si troverebbe perfettamente a suo agio con le scarpe rosse e l’altra farebbe morire d’invidia le amiche con tutti quei corazzieri a disposizione».   
Maria Rosaria «Segnalo il recente saggio di Loredana Lipperini: “Di mamma ce n’è più d’una” (Feltrinelli). Una lettura, ricchissima di dati e informazioni, dell’attuale scenario italiano, in cui ancora il mito del materno ripropone il solito clichè “natura contro cultura”, ovvero le fautrici dei pannolini lavabili contro quelle che la Lipperini chiama “le madri al mojto”, cioè le mamme che non disdegnano una vita sociale e lavorativa accanto agli impegni genitoriali».
Roberta «Solo una: sono state fatte tantissime campagne contro la violenza sulle donne. Spesso sono vittime di abusi, vengono maltrattate dal marito, stuprate per strada, uccise dal compagno. Per non parlare delle torture a cui le donne sono sottoposte in alcuni Paesi del mondo (la mutilazione genitale è solo una delle atrocità che alcune popolazioni sono costrette a subire). Tutto questo è assolutamente riprovevole, scioccante, assurdo. Sono cose che non dovrebbero mai più accadere. Ma non solo per le donne: per tutti! La prossima volta che scendiamo in piazza non facciamolo solo contro la violenza sulle donne, lottiamo contro la violenza in genere. Facciamolo per gli uomini, per i bambini, per gli animali, per gli anziani. La violenza colpisce tutti e tutti devono esserne protetti».
Carmela «Buona Festa delle donne a tutte».
Maria Teresa «Sì, vorrei più rispetto per la donna, la sua dignità e il suo corpo. A Vercelli da giorni le donne non escono di casa, perché incombe il terrore di uno stupratore seriale che ha già abusato di tre ragazze. Non si può vivere nel terrore, non si può pensare alla donna come a un involucro vuoto atto unicamente a soddisfare gli istinti più infimi dell’uomo». 
Fabiana «Un consiglio che do alle donne tutte, compresa me stessa: svincolarci dai sensi di colpa, qualunque donna ne ha almeno uno».
 
 
 

 



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