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SPECIALE CARNEVALE / Bambini: colori, costumi e coriandoli

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

20
FEB
2019

Dopo il Natale, il periodo dell’anno che i bambini attendono con più entusiasmo e che vivono con notevole intensità, è il Carnevale. Anche se è importante comprendere il vero significato e le origini del Carnevale, è innegabile che, parlando di bambini, l’aspetto per loro più attraente sia quello ludico. Tralasceremo, quindi, i significati più profondi della ricorrenza e con loro le opinioni contro i festeggiamenti per il Carnevale, per approfondire, invece, la visione dei bambini in quest’occasione. L’età dei bambini tale da permettere loro di attribuire un significato al Carnevale, è difficilmente inferiore ai tre anni, soglia oltre la quale è possibile notare un maggiore interesse per le attività sociali. Non è raro, comunque, che a quell’età i bambini siano poco attratti da questa festa se non, addirittura, ostili. Oltre alle molteplici dimostrazioni pubbliche di gioia collettiva, il Carnevale in diversi paesi del mondo fra cui l’Italia, contiene un fenomeno che investe tutte le fasce d’età: il travestimento. Per comprendere cosa spinga uomini e donne di tutte le età e ceto sociale, è necessario risalire alle origini del Carnevale per come lo conosciamo ora. La parola, nella sua etimologia più recente, deriva dal latino carnem levare, ossia “eliminare la carne” infatti, nel Medioevo, la Chiesa vietava il consumo della carne e combatteva la concupiscenza dal primo giorno di Quaresima, cioè il Mercoledì delle Ceneri seguente all’ultimo giorno di Carnevale, protraendo l’astinenza sino al Venerdì Santo. Pertanto, prima che ci sottoponesse alle privazioni, si dava sfogo a tutti i possibili eccessi nascondendo la propria identità con maschere e travestimenti. Il periodo del Carnevale era caratterizzato, infatti, da una maggiore tolleranza così da permettere, un po’ a chiunque, di liberarsi dai legacci degli usi, dei costumi e delle leggi terrene e morali. Inoltre, all’apice dei festeggiamenti, si processava e condannava a morte un fantoccio che rappresentava la fine dei bagordi e le malvagità accadute negli anni precedenti.

Per i meno abbienti, il Carnevale era l’occasione per godere di vantaggi inaspettati proprio a causa della diffusa promiscuità e dell’impossibilità di essere riconosciuti. Il travestimento aveva una duplice funzione: permetteva di confondersi fra la folla senza essere distinguibili e giudicabili, oltre a dare la possibilità a chiunque di esprimersi differentemente dalle convenzioni abituali dando, così, spazio a lati della personalità, anche molto differenti, normalmente celati e abitualmente repressi. È questo il lato del travestimento che si è conservato intatto nei secoli. La scelta di specifici costumi, infatti, rispecchia alcuni lati della personalità, altrui sconosciuta. Con questo non si afferma che il travestimento con abiti appartenenti al sesso opposto sia indicatore di travestitismo o che indossare costumi particolarmente provocanti indichi soggetti la cui sessualità sia repressa ma, nel concreto, sono l’esternazione di atteggiamenti che, durante il resto dell’anno, siano celati volontariamente o per necessità. La maschera permette di sostituire una parte del proprio io con altri aspetti psicologici della propria personalità. Travestirsi e indossare una maschera sono già un modo per infrangere le regole, le convenzioni e i ruoli cui si è abitualmente soggetti.

Se negli adulti il Carnevale e il relativo travestimento possono assumere anche un significato trasgressivo, nei bambini la visione è molto più naturale proprio per la prevalenza della loro purezza sui costrutti sociali. Anche per i bambini, il Carnevale è sinonimo di travestimento, con finalità differenti da quelle degli adulti, anche se in questi sono ancora insite alcune motivazioni risalenti all’infanzia. Mentre nei bimbi più piccoli il Carnevale riveste un aspetto felice legato all’esplosione di gioia e colori, in quelli più grandi il travestimento assume un’importanza più rilevante. Già dal momento successivo alla nascita, infatti, gli esseri umani sono sottoposti a una serie di regole e condizionamenti dispensati a fini educativi che, a prescindere dalle finalità, sono anche molto divergenti dallo sviluppo naturale dell’individuo. Di fatto, l’uomo non è libero già dal suo primo vagito tant’è gli si attribuiscono immediatamente un codice e un nome indipendentemente dalla sua volontà.

Con l’incremento dell’educazione e con l’accesso alla scolarizzazione, cresce anche il condizionamento che, relazionato con la condizione e l’età del bambino, è molto più pressante di quanto si affermi. Per questo, i bambini tendono a scegliere costumi carnevaleschi che riproducono le fattezze dei personaggi che popolano la loro fantasia costruita attraverso fiabe e racconti o programmi televisivi.

I primi anni di vita sono già sufficienti a consentire l’associazione fra il Carnevale e l’occasione per rimuovere le inibizioni, abbandonare le regole quotidiane e accantonare, anche se temporaneamente, il ruolo che si scelto o si è costretti a impersonare. Il travestimento per i bambini è anche un’importante occasione per testare e sperimentare altri ruoli non usuali e per affrontare paure, impersonando proprio il ruolo di figure spaventose e grottesche.

Il Carnevale per i bambini è, sicuramente, un evento sociale positivo almeno sino a quando non subisca l’eccessiva interferenza degli adulti. Capita, a volte che, oltre alle normali raccomandazioni di rito, questi tendano a condizionare i bambini nella scelta dei trucchi, dei costumi e delle maschere impedendo loro, di esprimersi completamente. Sebbene siano comprensibili i suggerimenti, è necessario evitare le ingerenze anche perché impediscono l’osservazione delle attitudini, delle aspirazioni e del comportamento dei bambini. Non è detto, inoltre, che i gusti dei bambini siano peggiori di quelli degli adulti. L’interferenza diviene anche più intollerabile se proviene da ambienti estranei alla famiglia o alla scuola nei quali si redarguiscono bambini, ma anche adulti, a favore della morigeratezza, della riflessione e del rigore, circoscrivendo il Carnevale al periodo di preparazione alla Quaresima e come tale sottoponendolo a censura. In realtà, il Carnevale non è l’occasione per contestare o sovvertire le norme sociali e religiose ma soltanto una pacifica rappresentazione che, al massimo, può includere lo scherno.

È concretamente più costruttivo cogliere l’occasione per illustrare pacatamente il significato religioso e storico del Carnevale, così come lo è introdurre i bambini alla storia delle maschere tradizionali italiane relazionandole alle regioni di origine provando, inoltre, ad avvicinarli alla commedia dell’arte, importante baluardo delle farse, dei mariazzi e delle barcellette medievali, che ebbe la sua massima espressione nella seconda metà del ‘700 con Il teatro comico di Carlo Goldoni. Più che un’ulteriore occasione per dispensare regole, il Carnevale deve essere colto come un’opportunità per permettere ai bambini di scoprire altri aspetti della propria personalità lasciandoli liberi di rigenerarsi dai condizionamenti, seppur necessari per impartire educazione e istruzione, cui sono e saranno sottoposti per l’intera vita. La stessa considerazione vale per i bambini che non vogliono partecipare attivamente ai festeggiamenti per il Carnevale ai quali deve essere lasciata l’opportunità di scegliere o maturare i tempi per farlo. Un’influenza positiva che gli adulti possono apportare, è quella di indurre i bambini a realizzare in proprio, dove è possibile, i costumi e le maschere, aiutandoli senza essere invadenti, affinché il Carnevale sia un’occasione di aggregazione, sottraendola, così, alla commercializzazione, che ammonta per il settore a circa 200milioni annui, e garantendo ai propri piccoli maggiore qualità e sicurezza. Lo stesso vale per la preparazione dei dolci tipici carnevaleschi.

Come ogni festeggiamento, il Carnevale deve essere un’opportunità per riscoprire sentimenti più ameni e farli scoprire ai bambini. Ben vengano, quindi, suoni, colori, maschere, costumi, cortei, carri allegorici e feste che inducano felicità e allegria per interrompere, anche se temporaneamente, gli impegni della vita già abbastanza difficili e complessi.

Come in ogni evento, che regni stile e buon gusto.



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