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Enza Zizzi: Io, l´arte e il mondo che non c´è

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

20
APR
2012

 

Aspettando l’evento che ci condurrà tra ‘Grecia et Magna Grecia’ alla scoperta di nuovi artisti e tanti talenti, la pittrice martinese ci racconta del suo impegno per accendere la città di arte e di cultura
 
Sarà anche vero che il mondo stia cambiando, che le passeggiate all’aria aperta siano state soppiantate dalle navigazioni sul web, che le partite di calcetto improvvisate nella piazza si siano trasferite tra i tasti di una console, che al vecchio pennello tutto zuppo di colore, sia avanzato il fatidico  touchscreen e chissà se nell’eterno confronto tra passato e futuro, prima o poi non venga scavalcata anche la lingua italiana…ma, nonostante tutto, forse la capacità di emozionare rimarrà competenza assoluta sempre e solo di poche ‘persone’ e non di ‘automi digitalizzati’e certamente, l’arte, sovrana indiscussa delle emozioni più belle, non smetterai mai di stupirci. Con la passione per la pittura  sin da quando era bambina, Enza Zizzi prima di tutto si definisce madre e nella sua semplicità e modestia emoziona sia quando descrive e illustra le sue tele che ornano e particolareggiano le pareti della sua casa, sia quando parla dei suoi figli. Coadiuvata dall’aiuto di un marito che all’occorrenza diventa un vero manager, nei suoi quadri alla componente realistica che spesso rimpiange il passato, affianca atmosfere magico-oniriche in grado di dare libero sfogo alla sua fantasia, il tutto  lavorando  pazientemente e minuziosamente pensando ai grandi artisti del passato.
 La passione per l’arte è maturata col tempo o è sempre stata nel sangue?
«Potrei dire che l’arte è una passione innata, amo disegnare sin da quando ero bambina e ricordo ancora quella piacevole sensazione di stupore che provavo nel realizzare delle copie perfette di ciò che riproducevo. Tuttora mia madre conserva numerosi piccoli lavori che appartengono alla mia infanzia. Ho sempre coltivato questa passione senza mai abbandonarla, ho imparato da sola, correggendomi e cercando di scoprire nuove tecniche da utilizzare e solo col tempo sono riuscita a perfezionarmi grazie ai validissimi insegnamenti del maestro Filippo Cacace: è a lui che devo gran parte delle mie conoscenze in questo campo ed è grazie alla sua presenza che non ho mai avuto bisogno di attingere altrove per ulteriori consigli; ha sempre soddisfatto a pieno tutti i miei dubbi, le mie curiosità e continua a farlo tuttora.»
Nell’immaginario collettivo domina da sempre la concezione dell’artista come una figura avvolta da un’aura mistica accompagnata da un animo tormentato o da un eccessivo zelo per i suoi lavori: qual è lo stato d’animo che accompagna le sue creazioni?
«Al termine di un’opera provo sempre una sorta di insoddisfazione, vorrei sempre qualcosa in più, anche se poi mi arrendo all’idea che questo non è possibile. Le mie opere non mi sembrano mai finite e fosse per me le ritoccherei continuamente. Tuttavia non posso nascondere che questa estrema tendenza alla perfezione possa essere anche un po’ dannosa, perché rischia di bloccare un po’ il mio estro creativo con una serie di rimaneggiamenti e rifiniture: dovrei sicuramente staccarmi un po’ da questo atteggiamento e dare più campo libero ai pennelli.»
Cosa rappresentano le sue tele?
«Mi piace molto recuperare le antiche tradizioni e ritrarre i nostri avi con tutto il loro vissuto, le loro aspirazioni e le sofferenze che hanno dovuto affrontare, per non perdere la loro memoria. Attualmente sto lavorando a una tela che riporta due nostri compaesani del passato alle prese con delle condizioni di vita estremamente difficili e quindi costretti a emigrare, in cerca di fortuna e in cerca di un lavoro: in primo piano ho evidenziato le valigie che hanno in mano, cercando di dare l’impressione che in questi bagagli sia racchiuso tutto il sole della nostra terra, i colori e i profumi, tutto sullo sfondo di una Valle d’Itria che assiste inerme a queste partenze. Oltre al passato, mi piace molto raffigurare temi surrealistici che diano un tocco magico e trasognato alle mie tele: amo tanto sognare e volare con la fantasia, perciò utilizzo l’arte per trascendere la realtà e lanciarmi in un mondo più bello e spensierato. Non a caso per me dipingere è sinonimo di libertà, quella libertà di sognare, di esprimersi e di comunicare: solo così posso regalare un sogno anche ai nostri antenati, spesso privati di questa preziosa opportunità.»
Come concilia la passione per l’arte con il ruolo di mamma?
«Non è sempre facile, anche perché quando lavoro alle mie tele ho bisogno di stare da sola, in una condizione più privata e in compagnia solo di una buona musica, perciò ne approfitto la mattina quando i miei bambini sono a scuola; durante il resto della giornata, invece, mi dedico solo ai miei figli, adoro stare con loro e mi piace scoprirli e osservarli giorno dopo giorno mentre crescono: non vorrei perdermi un attimo del tempo che posso passare con loro. Cerco spesso di coinvolgerli in quello che faccio, infatti, talvolta sono anche i protagonisti e l’ispirazione dei miei lavori e in questo modo mi diverto con loro.»
Quali sono i modelli artistici che segue nei suoi lavori?
«Io amo l’arte che va dal Cinquecento, adoro gli artisti di allora e mi rivolgo sempre verso di loro per apprendere nuove tecniche, infatti, attualmente sto lavorando sulla “grisaglia” che è una tecnica utilizzata proprio da questi pittori: Rubens, Caravaggio e tanti altri del periodo. Nel Novecento, con il futurismo e gli avanguardisti, c’è stata una vera e propria rivoluzione artistica che ha scomposto la realtà in forme geometriche ed essenziali tutte tese a rappresentare il dinamismo delle nuove città sconvolgendo il modo più comune di vedere le cose; in questo modo, una macchia di colore, cerchi colorati o anche un punto potevano dare dei messaggi ed essere estremamente significativi. Riconosco che si tratti sempre di una grande forma d’arte, ma io non la pratico, perché amo la perfezione, lo studio e la dedizione che ci mettevano gli artisti del Classicismo, creatori di opere che a distanza di anni, mettono ancora i brividi in chi le osserva.»
Facendo riferimento al Novecento, e quindi ai movimenti artistici che vanno dall’Astrattismo al Surrealismo, molto spesso si crea un’idea molto diffusa, seppur superficiale, secondo la quale chiunque possa diventare a proprio modo un artista.  
«Sì, è un’impressione assolutamente vera, il mio maestro sostiene sempre che solo chi è in grado contemporaneamente, sia di creare opere più astratte che comunichino qualcosa e sia di realizzare un’opera come quella di Michelangelo o altri nomi dello stesso calibro, può definirsi un grande artista. Tuttavia avendo esperienze con numerose gallerie, mi sono resa conto che c’è una richiesta maggiore verso questo tipo di opere più all’avanguardia, anche se spesso ci sono delle logiche di mercato che tendono a sfruttare l’artista con costi minori e a scegliere chi portare più in alto. Devo riconoscere, però che nonostante si tratti di una forma d’arte più sbrigativa e commerciale, proprio l’altro giorno parlando con un grande maestro d’arte, lui mi ribadiva l’utilità che si possa ricavare da un confronto con questa corrente, perorando la necessità di non rinchiudersi all’interno del proprio mondo, ma di aprirsi verso nuovi stili e tendenze. Resto del parere che sia impossibile paragonare una tela del Cinquecento con una più contemporanea, persino un bambino rimarrebbe incantato da quella più antica, ma il gusto moderno è fatto così, d’altronde le mode cambiano e chissà se col passare del tempo, tornerà in auge il gusto per l’arte classica.»
Rimanendo in tema con i cambiamenti e le novità dell’era contemporanea, è ormai un dato di fatto che l’utilizzo di internet o console da gioco, abbiano completamente defraudato il tempo libero da una buona lettura o da un attacco d’arte.
«Sì, tutto questo è tristemente vero. Purtroppo si prediligono altri passatempi che esulano da tutto ciò che possa essere davvero formativo e di conseguenza sono pochissimi i ragazzi che si appassionano al mondo artistico. Proprio per questo, assieme a una mia amica, mi occupo di un corso di disegno e pittura, per bambini e ragazzi: per far capire loro come sia importante, salutare e divertente, scoprire le proprie abilità, avere la possibilità di esprimersi e coltivare nuove passioni. Sarebbe bello se ci fosse anche più attenzione da parte delle scuole con un insegnamento più approfondito sia dell’arte come abilità, sia della storia dell’arte, poiché molti ragazzi non conoscono bene la divisione dei movimenti artistici e a chi appartengono le opere più belle che hanno scritto la storia del nostro paese.»
Una domanda su Martina è d’obbligo: in vista delle prossime elezioni e anche di tutto quello che ne è stato del nostro paese fino a ora, alcuni programmi politici avanzano l’idea di un rilancio turistico che muova dalla rivalutazione delle nostre bellezze. Crede che tutto questo un giorno si realizzerà davvero?
«Non so se crederci ciecamente, ma di sicuro lo spero tanto. Vede, l’anno scorso ho vinto un concorso internazionale a Messina, organizzato dall’Associazione Culturale EuropClub, al quale hanno partecipato tantissimi talenti artistici, tra cui anche poeti e musicisti, perciò abbiamo insistito tanto per ripetere questo evento, anche a Martina Franca: abbiamo interpellato le autorità competenti per cercare di realizzare un evento unico, organizzando anche qualche bus per far arrivare gente da fuori, data la portata degli ospiti che verranno, ma la risposta è stata molto negativa, perché attualmente non c’è un grosso impegno su questo fronte. Si tratta di un evento che vuole nascere e concludersi a Martina, ma si sposterà anche nei comuni limitrofi, per questo si chiama “Turismo a costo simbolico” e si prefigge di dedicare quattro giorni all’arte e alla cultura : a malincuore devo ammettere che una risposta nettamente diversa è giunta, invece, dal comune di Alberobello che addirittura si è impegnato per offrire a tutti un cocktail di benvenuto e una serata folkloristica per esibire le usanze e i costumi locali, da Castellana Grotte che concederà l’ingresso libero alle grotte e da Taranto che offrirà l’ingresso guidato al Castello; qui a Martina è stato già tanto ottenere una guida che illustri il centro e le zone più caratteristiche. Tra gli ospiti ci saranno: Carlos Sánchez, un grande poeta argentino, Istvan Horkay che ha fatto numerose pubblicità per la Coca cola, Franco Bolignari, cantante italiano, noto al grande pubblico per aver doppiato la canzone "Crudelia De Mon" nel film di animazione “La carica dei 10”,  insomma tantissimi personaggi di elevati livelli che con la loro presenza potranno davvero rappresentare una grande opportunità per conoscere e apprezzare il nostro territorio; speriamo davvero che la politica futura del nostro paese, si impegni anche da questo punto di vista che creerebbe anche un grande movimento commerciale.»
Si tratta di un grande evento, importante per mettere in luce il nostro paese, ma sicuramente non facile da organizzare: ci vuole molta pazienza e se posso permettermi, anche tanta audacia nell’intraprendere un’iniziativa del genere.
«Diciamo che oltre alle poche possibilità offerte dal nostro Comune, un altro grave intoppo è costituito dall’eccesso di burocrazia che ormai si nasconde ovunque. Prima parlavo delle bellezze del nostro paese: ormai il centro storico sta morendo e ci sono tanti scorci che necessiterebbero solamente di un po’ di calce, però ci sono così tante leggi che ormai ristrutturare un locale o chiedere anche un parere igienico-sanitario è diventato un’impresa: tantissimi permessi da chiedere, documenti da compilare e firmare e la gente inevitabilmente si scoraggia.»
Oltre a questo grande evento ci sono altri progetti in programma?
«Dovrei fare due mostre tra cui una con Walter Scotti al quale sono legata da  un rapporto di grande stima e amicizia: crede molto nelle miei capacità e mi ha insegnato tanto. Con lui c’è anche il programma di fare una mostra nei migliori alberghi sulla litoranea di Castellaneta, perciò spero davvero che la nostra collaborazione porti sempre buoni risultati.»


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