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Il relitto dell´incrociatore Giovanni delle Bande Nere ritrovato a sud di Stromboli. Era stato affondato nel 1942

Pubblicato da: Categoria: PROTAGONISTI

12
MAR
2019

    “Il mare non è altro che una biblioteca di tutte le lacrime della storia” (Lemoney Snicket), come le infinite lacrime versate per i marinai morti a bordo dell’incrociatore Giovanni delle Bande Nere, silurato il 1° aprile 1942 in piena II Guerra Mondiale. Fu un incrociatore leggero della Regia Marina appartenente alla classe Alberto di Giussano, così denominato in onore del capitano di ventura del XVI secolo, Giovanni delle Bande Nere.

    Con “Bande Nere” si intendono le compagnie organizzate dal capitano di ventura Ludovico di Giovanni de’ Medici, e rappresentavano la migliore espressione della strategia e tattica italiana emerse nel corso delle guerre rinascimentali. Erano truppe leggere e mobili adatte alla “piccola guerra”. Mentre Giovanni era un professionista della guerra abile che si faceva pagare a caro prezzo per il suo servizio.

L’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere il 21 marzo 1942 prese parte alla seconda battaglia della Sirte riuscendo a colpire l’incrociatore britannico Cleopatra pur senza causare gravi danni. Le condizioni meteorologiche proibitive incontrate durante la battaglia, costrinsero la nave a rientrare a Messina per tamponare alcuni danni subiti.

    Nel Bollettino d’Archivio dell’Ufficio storico della Marina Militare si legge che in data 28 marzo 1942 era stato trasmesso l’ordine di trasferimento dell’incrociatore da Messina a La Spezia, con transito da Stromboli, per effettuare alcune riparazioni in Arsenale. La scorta doveva essere effettuata dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra con copertura aerea durante le ore diurne. L’occasione non sfuggì ai sommergibili inglesi. Durante la navigazione alle ore nove circa del 1° aprile 1942, a otto miglia a sud-est di Stromboli, furono avvistate scie di siluri. A colpire il Giovanni delle Bande Nere fu il sommergibile britannico costiero HMS Urge che intercettandolo, lanciò due siluri contro l’incrociatore. Fu colpito al centro da una torpedine lanciata a brevissima distanza dall’Urge che si trovava nello spazio compreso tra l’Aviere e il Bende Nere. Il secondo siluro divise lo scafo in più tronconi, affondandolo rapidamente e trascinando con sé 381 uomini. L’abbandono fu eseguito ordinatamente ma in meno di due minuti dall’impatto del primo siluro l’incrociatore era scomparso. I naufraghi che riuscirono a salvarsi restarono per molto tempo in acqua, feriti, sotto choc, nell’acqua gelida tinta di nero per le tonnellate di nafta fuoriuscita dai serbatoi, furono raccolti dalle navi di scorta e sbarcati a Messina e Palermo. Fu uno dei naufragi più drammatici della storia militare italiana in cui secondo il Bollettino della Marina, le perdite furono di 373 uomini di cui 16 ufficiali, 97 sottufficiali, 295 sottocapi e comuni e 5 militarizzati. I marinai a bordo erano complessivamente 507.

Il cacciamine Vieste della Marina Militare dopo 77 anni, durante un’attività di verifica tecnica e sorveglianza dei fondali nel Mar Tirreno a sud dell’isola di Stromboli, ha ritrovato il relitto dell’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere affondato nel 1942 dal “serial killer” Urge conosciuto come il terrore delle navi che incrociava nel Mediterraneo meridionale. Il relitto è stato localizzato e identificato a circa 11 miglia nautiche a sud dell’isola di Stromboli ad una profondità compresa tra 1460 e i 1730 metri in una posizione compatibile con quella del suo affondamento. La scoperta è avvenuta con l’impiego dei veicoli subacquei imbarcati sul cacciamine Vieste in grado di condurre ricerca e identificazione a quote profonde: il veicolo autonomo subacqueo (Autonomous Underwater Vehicle-AUV) Hugin 1000 della ditta Kongberg e il veicolo filoguidato Multipluto 03 della ditta GAY Marine. Circoscritta l’area di ricerca in base alle presunte coordinate dell’affondamento, il cacciamine ha provveduto a mappare il fondale con il veicolo Hugin, scoprendo più contatti correlabili con il relitto. Successivamente i contatti sono stati identificati con l’uso del Multiphoto che ha consentito di filmare le prime immagini della nave rivelando i tre tronconi in cui si spezzò nell’affondamento e accertandone l’identità.

    Il sommergibile britannico costiero HMS Urge all’alba del 27 aprile 1942 salpò dalla base di Malta con l’ordine di dirigere verso Alessandria. Proprio durante questa missione del sommergibile si persero le tracce. Era partito all’attacco del motoveliero italiano San Giusto scortato da cinque motozattere tedesche e dai caccia CR42 della 153 Squadriglia della Regia Aeronautica, e proprio al comando di uno di questi aerei, il sergente Marzoli avvistò l’Urge emerso che cannoneggiava il convoglio, sganciò due piccole bombe che fecero perdere le traccia del “serial Killer” delle navi. Nelle ore successive altri CR42 sganciarono altre bombe nell’area i cui era stato avvistato il sommergibile. Non riemerse più dai fondali marini. L’Urge è stato localizzato nell’agosto del 2012 a 47 metri di profondità a circa un miglio della costa di Ras Al Hilal, da dove era avvenuto l’attacco.



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