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Gianni Liviano/Meglio solo

Pubblicato da: Categoria: COVER

13
SET
2013
Che Taranto sia una città difficile da governare lo sanno tutti. Quello che non tutti sanno però è che, come dice il consigliere comunale, il Sindaco si circonda di yes-men incapaci di una progettazione a lungo termine. Intanto lui esce dal PD e continua per la sua strada
 
Se per qualcuno il concetto ancora non è chiaro, perché ne ha solo sentito parlare o non conosce il programma, o considera la realizzazione del progetto quasi come un miraggio, qualcun altro, come Gianni Liviano invece, ha investito del tempo e impegno, lavorando con passione e dinamismo. Dal mese di maggio, dopo aver avuto l’incarico dal Comune di Taranto, su iniziativa del sindaco di Bari Emiliano, Gianni Liviano, consigliere comunale del PD, ha istituito il Comitato Taranto Capitale Cultura 2019, di cui era Presidente, ha elaborato progetti, ha coinvolto i comuni della Provincia attraverso la “Carovana” con i quali ha firmato dei patti di intesa, ha aperto dei conti correnti per raccogliere fondi; da tener presente che il Comune, a differenza delle altre città candidate, non ha sostenuto la candidatura né economicamente, né fornendo strutture o mezzi per lavorare. Alla fine del mese di luglio, il sindaco di Taranto Stefàno ha deciso di togliergli la delega, giustificandosi inizialmente che l’incarico prevedeva una scadenza (questione smentita dalla stessa lettera di incarico che non prevede nessun periodo limite), ma a molti è sembrato una punizione, perché – dice qualcuno - il consigliere non aggiornava il Comune di tutti gli appuntamenti e novità che riguardavano il progetto (fatto smentito dalle mail che Liviano inviava volta per volta al Sindaco e al Capo di Gabinetto). Nonostante le vicissitudini altalenanti che si sono susseguite a riguardo del progetto Taranto Capitale 2019, i lavori stanno proseguendo attraverso l’impegno meticoloso del Comitato, che ha terminato di redigere il report da consegnare il 20 settembre alla Commissione Europea ai fini della candidatura; Gianni Liviano dall’esterno, continua a collaborare ai lavori, credendo come il primo giorno, nell’importanza di questo percorso. 
Come è nata l’idea di candidare Taranto Capitale Europea della Cultura 2019?
«L’idea è nata dal desiderio di cercare di estrarre Taranto da una depressione collettiva che la caratterizza da troppo tempo, e di investire nei percorsi buoni della fiducia, della speranza e di una maggiore autostima; forte anche il bisogno di costruire una diversificazione rispetto alle prospettive economiche e di sviluppo del territorio. Il mio tentativo è stato quello di mettere insieme la città, la comunità, la Provincia, l’università, la chiesa, la Camera di Commercio, la Lumsa, le associazioni, gli ordini professionali, ragionando insieme come comunità che si incontra e che valorizza le diversità, costruendo una nuova prospettiva di sviluppo».
Sembra un’opera abbastanza ardua; competeremo con città come Venezia, Ravenna, Assisi, Matera e Lecce. Cosa serve a Taranto per scommettere su questa candidatura? 
«In realtà quando ho cominciato questo percorso a me non interessava la meta, ma piuttosto la valorizzazione del percorso stesso; volevo creare il senso di condivisione, di prospettiva costruita insieme».
Perchè la proposta è giunta dal Sindaco di Bari Michele Emiliano, piuttosto che da un membro dell’istituzione tarantina, nonostante tempo addietro ci siano state delibere e interventi di sostegno da parte della Giunta Comunale tarantina?
«La proposta è nata dal Sindaco di Bari perché lui con lungimiranza ha immaginato di poter valorizzare una città ricca di storia, di bellezze naturali e artistiche, dotata di una comunità che ha deciso di scommettere sul proprio futuro. Evidentemente per il sindaco Emiliano era giusto offrire delle occasioni alla città di Taranto, per ragionare e scommettere sul suo futuro; ed Emiliano ha colto questa opportunità».
Questo progetto con o senza l’Ilva? Quanto incideranno le vicende che colpiscono il siderurgico?
«L’Ilva paradossalmente in questa vicenda non è un handicap, ma una ricchezza e una risorsa. La vicenda dell’Ilva si impone in maniera così controversa e difficile: da un lato ha dato sicuramente molto lavoro alla città ma al contempo, ha prodotto inquinamento, morti, malattie, ma anche una presa di coscienza. La presenza dell’Ilva sicuramente ci impone di ragionare su delle prospettive diverse, obbligandoci a immaginare un dayafter; naturalmente il futuro non può essere atteso, subìto, ma va costruito, realizzato, progettato e non può essere frutto di tecnicismi, ma di valutazioni di una comunità, della politica che miri a delle prospettive. Devo dire che il Comune di è molto lontano dall’acquisizione delle competenze e delle prospettive; il Sindaco poi è una persona totalmente incapace, circondato da persone che hanno il senso di responsabilità pari a zero e non hanno la sensibilità di poter governare la città in un momento assolutamente epocale. Questo è un momento in cui la città sta decidendo se morire o immaginare di vedere cieli nuovi, è una comunità che sicuramente ha valorizzato il percorso di partecipazione dopo la morte di madri, mogli, figli, ma è anche una comunità che non ha prospettive, che spesso si “piange addosso”, avvertendo il senso di fallimento. E' però da tempo governata da una classe politica non sempre capace di farsi costruttrice di futuro e questo certo non agevola le risposta concrete al disorientamento e alla sofferenza dell'intera comunità. Neanche il progetto Taranto Capitale della Cultura è stato per il Comune l’occasione per rendersi disponibile, per ragionare e lavorare insieme. Avevamo coinvolto con il pretesto della Capitale della cultura tutti gli stakeholders istituzionali per costruire in maniera condivisa un progetto di futuro recuperando passione, entusiasmo, competenze e mettendo insieme mondi differenti non sempre abituati a confrontarsi... Ma il Sindaco in maniera miope e irresponsabile ha affossato tutto».
La presentazione della domanda di candidatura di Taranto dev’essere fatta entro il 20 settembre, perché? Cosa accade in questa data? E soprattutto cosa deve aver svolto o compiuto la città sino ad allora?
«È la data di scadenza della presentazione della domanda, entro il 20 settembre dobbiamo rispondere a un format della Comunità Europea, un format che ci sottopone a delle domande che riguardano il progetto, la prospettiva, l’idea, cosa si vuole realizzare per Taranto Capitale Europea della Cultura, da dove si parte e ciò che si vuole raggiungere. Adesso c’è un Comitato di persone, (non più composto da rappresentanti di tutti gli stakeholders istituzionali, poiché i comportamenti del sindaco hanno allentato l’entusiasmo di molti), presieduto dal Prof Baldi che con grandissimo senso di responsabilità e impegno, sta cercando di rispondere alle domande del report».
Adesso che sei stato esonerato, qual è il tuo rapporto con il Comitato?
«Ottimo!».
Veniamo al rapporto con il Comune e in particolar modo con il Sindaco. L’Amministrazione Comunale sembra non interessarsi a questo progetto, quasi come se non volesse essere coinvolta, provocando delle difficoltà alquanto consistenti: non ha investito un euro nel progetto, né ha messo a disposizione del  comitato promotore una stanza, un telefono o un computer. Il Sindaco tra l’altro non si presenta alla seduta del Consiglio Comunale in cui si è discusso del progetto, né a gran parte degli incontri del comitato promotore. Da cosa dipende questo distacco e disinteresse? Taranto ancora una volta divisa quindi, anziché fare rete?
«Ciò che ho espresso sinora, è la mia valutazione politica personale, che non vuole mettere in difficoltà il Comitato, che ha invece necessità di avere dei buoni rapporti con il Comune, affinché il progetto sia presentato attraverso il placet del Comune; la mia valutazione è che – ripeto - il sindaco è una persona assolutamente incapace, circondato da un’amministrazione altrettanto incapace; a loro sfugge il bisogno di ricostruire il sociale, di ragionare per prospettive. Avendo il senso di responsabilità pari a zero, nel momento in cui vengono a conoscenza che altri sono intenzionati a realizzare qualcosa di buono e innovativo per la città, avvertono un senso di timore, quasi come se dovessero essere spodestati, finendo per ragionare con opportunismi tattici. Si tratta di politici che poco si collocano con i bisogni della città e con il senso di bene comune. Il Sindaco non è interessato a ragionare sui bisogni. Fosse stato così, non si sarebbe circondato di persone incompetenti, buone solo a dire “signor sì”, per non parlare degli assessorati a sei mesi che rappresentano il festival del ridicolo; questa è una ragione della dilaniante divisione della città. L’altro motivo è l’antipatia che ha nei miei confronti». 
Ma senza la firma e il palese sostegno del Comune di Taranto, come può essere presentato questo progetto alla Comunità Europea?!
«Fino a quando sono stato esonerato io dall’incarico, il 25 di luglio il Comune è stato assente e indifferente, non ha messo un euro, non ha dato una mano, un locale a disposizione, una sede, un computer: non ha aderito al comitato. Dopo il mio esonero, il 27 luglio, ha messo a disposizione una stanza negli uffici del Comune sita in Vico Carducci 15 e ha sottolineato di non poter aiutare economicamente, a differenza degli altri Comuni che hanno investito milioni di euro; questo dà il segnale della priorità che danno le altre città al progetto e il valore che dà il nostro Comune, cioè niente. Bisogna capire quali siano le priorità, meno cultura e più esistenzialismo, non produce e non porta a nulla».
Come sta reagendo invece la cittadinanza all’idea di poter vedere la propria città Capitale della Cultura nel 2019? Che reazioni percepisci?
«La cittadinanza durante la fase della carovana si era fortemente entusiasmata, dopo un periodo di scetticismo aveva cominciato a crederci, poi le vicende legate al Comune hanno demoralizzato alcuni animi, però c’è partecipazione». 
Quindi secondo te, questo progetto per Taranto, oltre il titolo ben emerito che eventualmente le conferirà, servirà quantomeno da stimolo? Taranto riuscirà a uscire dalla crisi e a sganciarsi dalla sua originaria destinazione di cui fu investita, quella industriale?
«Taranto è una città difficile, che fa fatica a ragionare, che ama piangersi addosso: io non sono in grado di prevedere. Ciò che mi preoccupa, che da 30 anni la città è gestita da una politica mediocre che non è solo dei politici, ma è della comunità che li elegge questi politici mediocri. Negli ultimi 25 anni si sono susseguiti Cito, De cosmo, Di Bello, Stefàno: è la comunità che li ha eletti».
 



Commenti:

Antonino 13/SET/2013

Concordando con quanto espresso dal consigliere Liviano, aggiungo una preoccupazione, legata ai comportamenti dei componenti l'intero consiglio comunale, riguardo al progetto della candidatura di taranto a ecoc 2019. Nessuno di loro ha mai speso una parola a sostegno dell'iniziativa, salvo poi, in occasione dell'unanime approvazione in cons. com. del relativo dossier, dichiarare "ci abbiamo sempre creduto" (capo gruppo PD)! L'atteggiamento del sindaco nulla avrebbe potuto davanti ad una precisa volontà espressa dai consiglieri di considerare importante il progetto in questione, diventando essi stessi artefici della sua realizzazione.

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