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IL BIANCO E IL NERO/ L´ORIGINE DEL NOBIL GIOCO E´ NEI CHICCHI DI GRANO

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

19
GEN
2017

“Non senza ragione del gioco degli Scacchi non si conosce l'origine. Esso probabilmente preesisteva all'apparire dell'uomo sulla Terra e forse anche alla creazione del mondo. E se il mondo ripiomberà nel caos ed il caos si ridissolverà nel nulla, il gioco degli Scacchi rimarrà, fuori dello spazio e del tempo, partecipe dell'eternità delle idee. (Massimo Bontempelli, La donna del Nadir, 1924).”


(Continua dal numero 2  di ExtraMagazine del 13 Gennaio)
Continuiamo il viaggio nel tempo, cominciato circa una settimana fa, e torniamo nel IV secolo d.C., epoca che conosciamo attraverso quello che ci riportano i libri di storia. Ovviamente tutto è avvolto nella leggenda, nel mito, e non potremmo mai attestare con certezza la reale origine del Nobil Gioco, però senz’altro la narrazione appaga quel lato della nostra persona che sente la necessità di perdersi e vagare in mondi lontani e diversi da quello che viviamo quotidianamente. Mi accingo, pertanto, con piacere a narrarvi la seconda storia, tratta dal blog de “Il Fatto Quotidiano”.
“C’era una volta il re indiano Kaid. Egli una volta che ebbe sconfitto tutti i suoi nemici, riportando la pace nel regno, piombò nell’afflizione e nella noia. Per uscirne chiese aiuto al suo ministro Sissa, che gli parlò degli Scacchi e lo invitò a provarli. Egli si rese conto, tuttavia, che il gioco era troppo complicato e, perciò, lo semplificò riducendo i pezzi in campo da 56 a 32. L’idea funzionò e, all’offerta di una ricompensa, Sissa rispose al re di non voler null’altro che un diram d’argento per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza e così via fino alla sessantaquattresima. Kaid lo rimproverò per una così modesta pretesa, ma si dovette immediatamente ricredere quando il tesoriere lo informò che tutti i diram del globo non sarebbero stati sufficienti ad accontentare Sissa. Il sovrano avrebbe dovuto sborsarne ben 18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 73 miliardi 709 milioni 551mila 615, in cifre 18.446.744.073.709.551.615.
Gli epiloghi che la tradizione ci tramanda sono due: in uno il re, colpito da tanta saggezza, offre il regno all’alto dignitario, che però rifiuta; nell’altro, ritenutosi preso in giro da lui, lo fa mettere a morte.”
Esiste un’altra versione della seconda favola, raccontata da Natale Ramini nel suo libro “Come giocare e vincere a scacchi”, De Vecchi Editore, Milano 1973. Questa storia, intitolata “Gli Scacchi e il Faraone”, tramandata dalla tradizione, contribuisce ad arricchire di mistero e astuzia il gioco. E’ spiegato così il significato del titolo, ossia perché l’origine del Nobil Gioco risieda nei chicchi di grano.
Esso è sicuramente uno dei più antichi del mondo, per quanto non si sappia con precisione chi l’abbia inventato. Lentamente, con il progredire delle relazioni commerciali, si diffuse in altre regioni e specialmente in Persia, dove divenne ben presto popolare e dove i pezzi acquistarono forme ben definite. Essi erano indicati come Re, Consigliere, Elefante, Cavaliere, Carro di guerra, Soldati. Il gioco arrivò in seguito in Egitto, infatti è qui che si ambienta il racconto.
“C’era una volta un ambasciatore persiano che volle insegnare al Faraone il gioco degli Scacchi. Questi, entusiasta, al termine della partita, per testimoniare la propria gratitudine, invitò l’ambasciatore ad esprimere un desiderio qualsiasi, che sarebbe stato senz’altro esaudito. L’interpellato rispose che voleva del grano: un chicco sulla prima casella della scacchiera, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza e così continuando e raddoppiando, fino alla sessantaquattresima casella.
‘Una cosa da nulla’ proclamò il Faraone, stupito che la richiesta fosse così misera, e diede ordine al Gran Tesoriere di provvedere. Dopo oltre una settimana il funzionario, che nel frattempo aveva tentato di fare i conti, si presentò dicendo: ‘Maestà, per pagare l’ambasciatore non solo non è sufficiente il raccolto annuale dell’Egitto, non lo è neppure quello del mondo intero, e neppure i raccolti di dieci anni di tutto il mondo sono sufficienti’. Non si sa come reagì il Faraone a tale notizia, ma si suppone piuttosto male!”
Infine, ecco di seguito la terza favola, che vede protagonisti due fratelli.
“C’erano una volta Gau e Ralkland, i quali, nonostante i legami di sangue, si contendevano un impero. Da questa disputa nacque una guerra civile. A imporsi fu il maggiore, Gau, mentre l’altro morì per un aneurisma.
La madre dei due non accettò la morte del figlio minore, immaginando che la mano assassina fosse stata quella del figlio superstite. Entrò, dunque, in scena l’immancabile Sissa, che ricostruì la battaglia sulla scacchiera, riuscendo a dimostrare alla sovrana come Ralkland fosse morto, in realtà, per cause naturali.”
Con questa si conclude la trilogia del mito sull’origine del Nobil Gioco, ma le leggende non sono state ancora tutte narrate…
(Continua nel numero 4  di ExtraMagazine del 27 Gennaio)



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