Agricoltura e biodiversità costituiscono risorse complementari capaci di fornire prodotti e servizi.
Le conseguenze di sistemi agricoli intensivi conducono verso un’agricoltura che non considera prioritaria la qualità del prodotto e dell’agroambiente. L’abbandono di buone pratiche nella gestione del suolo e delle aree marginali, la monocoltura, l’utilizzo improprio di agrofarmarci rappresentano fattori che influiscono alla progressiva perdita di biodiversità ed elevata mortalità di insetti impollinatori. La rinuncia a forme di prevenzione, insite nella diversificazione strutturale del sistema agrario, conduce ad un sistema semplificato di gestione che non promuove un uso efficiente dello spazio colturale e delle risorse native. In particolare l’organizzazione della difesa delle colture agrarie costituisce l’esercizio più praticato e complesso che inevitabilmente interagisce con i componenti biotici (piante, animali, microrganismi). L’attuazione della difesa delle colture avviene con strategie preventive, che consentono il controllo biologico, attraverso una lotta diretta agli agenti nocivi condotta con vari mezzi quando l’attacco è previsto o in corso. La lotta chimica, cieca e guidata, è attualmente la strategia di cura più diffusa che compromette la salute dei suoli, delle piante agrarie, degli insetti pronubi. La necessità di nuove misure e tecniche, come anche la riduzione di dosaggi, rappresentano la sfida verso un’agricoltura sostenibile. La dipendenza da prodotti chimici di sintesi, coadiuvata dai cambiamenti climatici, espone la pianta ad una maggiore suscettibilità e alla conseguente necessità di continui interventi al fine di tamponare l’emergere di situazioni di allarme. L’agroambiente diventa così un’area “contaminata” in cui entomofauna utile e microrganismi del suolo sono minacciati. La sperimentazione di molecole di origine naturale, l’adozione di pratiche agronomiche, la coltivazione di cultivar autoctone e/o a bassa sensibilità a malattie, contribuiscono a far sì che l’agricoltura non diventi depositaria di veleni. L’elevato impatto ambientale dell’agricoltura intensiva invita ad un’inversione gestionale che conduce alla sperimentazione di nuove frontiere di coltivazione in campo. Ridurre l’impatto ambientale e diminuire il numero complessivo dei trattamenti offre vantaggi economici e ambientali. L’obiettivo dovrà essere quello di generare benessere e sanità della pianta, qualità del prodotto, salubrità dell’ambiente agrario prendendosi cura della sua fertilità. L’impoverimento di sostanza organica sta costituendo uno dei rilevanti problemi dell’attività agricola: senza una vita microbica stabile e ricca la capacità delle piante di difendersi e produrre viene compromessa, diminuendo così l’assorbimento di nutrienti. Attraverso il recupero di pratiche agronomiche sarà possibile restaurare l’equilibro spezzato favorendo così la convivenza con insetti impollinatori.