Inesperienza e paura di vincere costano quattro punti in tre giorni agli uomini di Ciullo, ora ultimi in classifica ed attesi dal Benevento vicecapolista
Scrivere un articolo su due partite giocate a distanza di tre giorni è un compito complicato, scivoloso, perché si sa, ogni partita fa storia a sé. E invece capita di poter parlare di due incontri, due storie, così simili nello sviluppo e nella chiosa, da poterle racchiudere in un’unica trama dal finale tragico, di quelli che ti verrebbe voglia di chiamare l’autore per convincerlo a cambiarlo.
Martina - Ischia e Martina - Juve Stabia sembrano quattro atti di un’unica sceneggiatura, in cui il protagonista diverte e si diverte nel primo e nel terzo, per poi turbare e cancellare ogni sorriso nel secondo e nel quarto.
Due rimonte subite in casa a distanza di tre giorni, dopo essere stati in vantaggio per 2 a 0 alla fine del primo tempo; quattro punti buttati al vento e la consapevolezza che comincia ad affiorare, che non può trattarsi di un caso. Basta analizzare un dato: il Martina subisce rigori contro da quattro giornate consecutive. Se le partite durassero 45 minuti i biancoazzurri avrebbero 10 punti in classifica: niente male per una neo-promossa. E invece gli uomini di Ciullo sono già costretti a guardare tutti dal basso, con due punti in classifica che non rendono merito del bel gioco espresso anche nelle sconfitte. Espresso però fino ad un certo punto della gara. Quando l’inerzia della partita ha cominciato a spostarsi in favore dell’avversario il Martina è divenuto inevitabile vittima della legge di Murphy: se pensi che qualcosa possa andare male, andrà male. La paura di veder svanire una vittoria già pregustata ha cominciato a dominare i nervi; la lucidità è venuta meno minuto dopo minuto. Il resto lo ha fatto la solita vecchia dea bendata: la sfera attratta come da un destino segnato ha trafitto Bleve e i cuori dei tifosi all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero. Uno sfregio pesante da sopportare.
Per questa ragione Ciullo dovrà ora lavorare sulla mente dei suoi, prima ancora che sull’aspetto tattico che pure ha bisogno di essere analizzato attentamente. L’impressione è che al Martina serva una vittoria per accrescere quell’autostima annichilita da sconfitte e rimonte.
Dalle note positive si deve ripartire. Ma le note positive, risultati alla mano, hanno finora inciso meno rispetto a quelle negative. Fragilità difensiva, condizione atletica non ottimale, inesperienza di tecnico e molti giocatori - pur bravi a creare gioco e dinamismo – ma ingenui di fronte ad avversari arguti, cinici, spietati nello sfruttare i cali di tensione della squadra martinese. Non è un caso che praticamente in tutte le partite di campionato viste finora, sono risultati decisive le sostituzioni nella ripresa. Si gioca sulla distanza dei 95 minuti con 14 uomini pronti a incidere sull’esito della gara. E chi entra spesso non è il ragazzino prodigio, ma la vecchia volpe che sa dove mettere testa e piedi.
Il girone C di terza divisione è una giungla senza respiro. Il giovane Martina deve crescere in fretta e imparare a sopravvivere, partita dopo partita, sfidando la selezione naturale che non risparmia il più forte, bensì il più adatto al cambiamento.