MENU

TUTTO È BENE …

Pubblicato da: Categoria: IL RACCONTO

7
SET
2017

«Claudia, partiamo da sole. Papà non è riuscito a liberarsi. Un imprevisto di lavoro lo trattiene ancora qui, ma noi due, come due vecchie amiche, possiamo andare lo stesso qualche giorno al mare. L’estate sta finendo e noi non siamo riuscite ad andarci nemmeno un giorno».
Mi dice mia madre, cercando di non far trapelare il suo malumore.
Io la guardo sospettosa. Quando tira fuori la storia delle due vecchie amiche, significa che qualcosa non quadra con mio padre.
«Avete litigato?» Le chiedo, conoscendo per altro già la risposta.
«Ma ti pare? Io e tuo padre non litighiamo mai, dovresti saperlo». Mi risponde, aggiungendo sdegno per la mia domanda.
Invece litigano. Non immagina che io a notte fonda sia ancora sveglia, ma a me piace leggere sino a tardi e quindi mi capita di ascoltare le loro discussioni. Di notte li sento litigare spesso, eccome. Al mattino però tutto sembra tornato tranquillo e ostentano serenità. Ma è chiaro che lo fanno solo per me, per non farmi soffrire, tanto che a volte credo di essere l’unica ragione per cui non si siano ancora lasciati.
«Non lo so. Andare da sole senza papà non mi sembra una bella cosa». Le rispondo.
«Perché mai? Andiamo ad aprire la villa, farla arieggiare. Poi il mare, il sole, i bagni. Hai da sfoggiare i tuoi nuovi costumi, e ci sono tante ragazze della tua età lì, e noi sembreremo due amiche».
Insiste, ma dalla sua voce trapela un mare di disagio. La conosco, e me ne accorgo subito quando cerca di reprimere la sua inquietudine. E poi questa storia delle amiche che tira fuori ogni qual volta qualcosa non va per il verso giusto con mio padre… Io di amiche ne ho tante, invece di madre che ne ho una sola e ci terrei che continuasse a essere solo quella.
«Non so… non so che risponderti. Siamo sempre andati tutti tre assieme al mare, negli anni scorsi». Le rispondo. Ma lei ha ormai deciso, ed è chiaro come il sole che lo fa solo per punire papà per qualcosa che ha fatto, che non ha fatto o che a lei non è piaciuto.
Così mi convince a seguirla al mare e insieme prepariamo i trolley e il giorno dopo siamo pronte a partire. Tutto sembra normale, dunque tranquillo. Mio padre salutandoci fa le solite raccomandazioni a mia madre: non correre, vai piano, chiamami quando arrivate. Poi mi da un bacio sulla guancia e sfodera il suo solito sorriso, ma nei suoi occhi leggo solo tanta tristezza.
«Cerca di liberarti e raggiungici!» Gli dico abbracciandolo.
«Sarà difficile, ho un sacco d’arretrato da smaltire, ma ci proverò». Mi risponde, continuando a sorridere, mentre i suoi lineamenti restano tesi e io penso che questa volta la situazione sia veramente seria, più del solito.
Ed eccoci arrivate al mare, nella nostra villetta che i miei genitori hanno acquistato con tanti sacrifici un decennio fa. Arturo, il giardiniere, ha già provveduto a potare i rami, a tagliare l’erba e le siepi, a innaffiare le piante e ora il giardino è tutto rigoglioso e fiorito. Il mare è proprio di fronte a noi e così appena arrivata disfo il trolley e mi precipito in spiaggia. Qui ho un bel gruppo di amiche con cui ogni anno trascorro l’estate e non vedo l’ora di raggiungerle in spiaggia. Il cielo è terso, il mare di un blu intenso e tra gli ombrelloni intravedo le mie amiche attorniate dai soliti ragazzi. Con il sottofondo della musica assordante che proviene da un altoparlante, ci salutiamo e cominciamo subito a raccontarci, a chiacchierare.
Adesso sono contenta di essermi lasciata convincere a venire qui, anche senza mio padre. Gli amici sono sempre gli stessi, allegri, sempre un po’ sopra le righe ma garbati. Ed io mi lascio coinvolgere dalla loro stessa spensieratezza.
Dopo un po’ vedo arrivare anche mia madre, avvolta nel suo nuovo pareo rosso corallo. Cammina come se fosse un’indossatrice sulla passerella. Si comporta sempre così quando vuole attrarre l’attenzione. Incontra anche lei il gruppo delle sue vecchie amiche e subito si mette a parlare con loro e sotto l’ombrellone colgo queste sue parole:
«Un impegno di lavoro… se riesce a liberarsi, ci raggiunge…»
Odio mia madre quando mente o recita, ma devo ammettere che lo sa fare sempre bene.
Le volto le spalle e m’immergo nelle chiacchiere dei miei amici. C’è un ragazzo nuovo quest’anno, si chiama Michele ed è davvero un bel ragazzo, alto, capelli chiari, occhi verdi, e ha una risata coinvolgente. Dal mio angolo lo osservo e devo ammettere che mi piace sempre di più, ma le ragazze che sono arrivate qui prima di me gli stanno tutte intorno e civettano per cercare di conquistarlo, quindi meglio non lasciarsi andare a sognare a occhi aperti.
Gloria, una mia amica che ha due anni meno di me, quando le dico che mi dispiace di essere arrivata al mare solo con mia madre, perché mio padre non è riuscito a liberarsi, mi risponde che lei sarebbe felicissima di essere qui da sola con sua madre e di non dover rendere conto di ogni azione a suo padre, anche adesso che è in vacanza.
Avrà pure ragione la mia amica, ma a me papà manca tanto, e questa situazione d’incertezza mi fa pensare e mi rende nervosa.
«Le mie amiche mi hanno invitata in pizzeria questa sera. Vieni anche tu?» Mi chiede mia madre mentre stiamo tornando alla villa. Io penso a quanto era bello quando ci andavamo tutti tre assieme e mio padre ne ordinava una enorme, piena di colori. Così, con il pensiero rivolto a mio padre, le rispondo che non mi va, che forse esco con le amiche e vado a farmi una pizza con loro.
«Mi stai facendo la guerra, Claudia?» Chiede mia madre, mentre sto andando a farmi la doccia.
«Non sono io che faccio la guerra. È che non vi capisco, non capisco questa situazione, il vostro comportamento». Le rispondo secca.
«Perché, cosa stai pensando? Cosa stai vedendo? Tuo padre ha avuto uno dei suoi tanti imprevisti di lavoro, come gli succede spesso. Lo hai sentito, se riesce a liberarsi, ci raggiunge».
«Ma credi che sia una stupida? Credi che non abbia capito? Scusa ma adesso devo andare a farmi la doccia». E dicendo così le passo davanti lasciandola da sola davanti alla porta della mia camera.
Trascorriamo altri due giorni cercando di evitare certi argomenti, ma non sono tranquilla. Non so cosa sia successo, cosa abbiano in mente, ma le telefonate tra loro sono sempre più concise, fredde, e allora la mia paura si trasforma in panico, ed è proprio questo panico che mi fa stare male. Anche perché non so come stiano veramente le cose. Non sono riuscita a sapere se la situazione che si è venuta a creare sia stata innescata da mia madre, da mio padre o da entrambi, e l’ansia, mescolata alla rabbia, mi fa infierire verso mia madre che è qui con me.
La notte cerco di tornare tardi, sempre più tardi e lo faccio solo per sfidarla. E vorrei che si annoiasse a stare qui da sola e che si decidesse una buona volta a fare pace con papà.
Quando torno, spero sempre che stia già dormendo, e questo per non dover parlare con lei. La terza sera però, nonostante sia davvero tardi, quando rientro la trovo che mi sta aspettando seduta sotto la pergola in giardino.
«Claudia…» Mi chiama.
«Scusa mamma, ma muoio dal sonno. Buona notte». Le rispondo e intanto infilo la porta d’ingresso.
«Vieni qui Claudia». Il suo tono di voce è perentorio, quasi un ordine. Allora mi fermo e torno indietro.
«Cosa c’è, mamma?» Chiedo sgarbata.
«C’è che devi smetterla di comportarti così». Adesso ha parlato piano, sottovoce, quasi un bisbiglio, ma intuisco tutta la sua disapprovazione che prova nei miei confronti.
«E cosa vuoi, che continuiamo a giocare a fare le amiche?...» Le chiedo ironicamente, mentre sento la rabbia che mi sta montando dentro. Mi avvicino scostando bruscamente una sedia.
«… Ma se vuoi continuare a giocare a fare le amiche, sappi che le amiche si dicono tutto».
Aggiungo una volta sedutami di fronte a lei. Lei mi guarda e, alla debole luce dei globi del vialetto, noto il suo viso tirato e triste.
«Vi siete lasciati? Vi state lasciando?» Le butto lì brusca, ma lei scuote la testa.
«Certo che no. Come ti possono venire in mente certe scemenze…» Ma poi gira la testa dall’altra parte e inizia a piangere.
«Cos’e successo allora? Siete sempre andati d’accordo…» La mia voce esce quasi come un lamento, come una supplica volta a sapere finalmente la verità. Ma intanto sto per piangere anch’io e allora cerco di trattenere le lacrime.
«Tuo padre è cambiato. Non mi dimostra più, non dico amore, ma nemmeno affetto. È sempre perso dal suo lavoro, ha sempre qualcosa di più importante da fare. Ha in mente solo il suo lavoro e a me non dedica mai un minuto.
Esito, perché non capisco e allora chiedo.
«Ma se si tratta solo di questo, del suo lavoro, perché ti preoccupi tanto? Lo sai quanto ci tenga e quante preoccupazioni gli crea. Mi ero immaginata chissà quale tradimento, quale tresca. Ma se parli solo del suo lavoro, quello che gli ha permesso di comprare casa, questa villa, di farci vivere agiatamente, che problema c’è». Le domando.
«Lo so, ma una volta il tempo per me lo trovava».
Quindi, mia madre è arrabbiata non perché mio padre non l’ama più, ma perché lei lo ama troppo. E finalmente sento diffondersi in me un senso di benefico benessere.
«Non puoi pretendere che l’amore sia sempre fuoco e passione. Guarda le altre coppie, i vostri amici, ad esempio. Col tempo il rapporto si modifica per forza, negli anni l’amore si plasma in un bene sereno, costante e duraturo, e diventa un punto di riferimento». Mormoro.
«Pensavo che per noi sarebbe stato diverso. Noi non siamo come tutte le altre coppie. Noi siamo noi. Prima faceva pazzie per me. Prima non avrebbe mai lasciato che venissi qui da sola».
Ha gli occhi lucidi, e si riflettono alla tenue luce dalla luna.
«Allora perché non la fai tu una pazzia per lui. Domattina prendi la macchina e torna a casa. Solo un giorno, solo domani, per dimostrargli quanto gli vuoi bene, quanto ti manca, digli che avevi voglia di vederlo. Sarebbe bello, non credi. Come nei romanzi. Io ti aspetto qui».
Le rispondo e, forse colpita dall’idea di fargli una sorpresa, mi guarda sorpresa.
«Potrei farlo. Ma vieni anche tu, però. Non ti lascio qui da sola».
«Per starvi fra i piedi? Fidati, starò bene da sola, non preoccuparti, e se anche tardassi un altro giorno, ho tante amiche che potrebbero venire a dormire qui da me».
Come possono ansia e timori trasformarsi in felicità in meno di cinque minuti, non lo so?, ma vedendo l’espressione raggiante di mia madre, finalmente torno serena.
«Vado davvero. Domattina parto molto presto, così sarò a casa prima che lui esca per andare in studio. Buona notte Claudia». E dicendo così si alza e se ne va a letto, mentre io rivolgo lo sguardo al cielo per cercare la stella che ha esaudito il mio desiderio.
«Claudia, sei tu?» Sento chiamarmi. Mi giro verso la strada e vedo Michele che mi sta salutando con il braccio alzato.
«Sì, sono io, ciao. Che ci fai qui, a quest’ora?» Gli domando sorpresa e sentendomi un po’ in soggezione.
«Bella nottata, vero? Non avevo sonno e ho pensato di fare due passi. Ogni tanto mi piace isolarmi». Mi risponde.
Sebbene sia stato spesso con noi in spiaggia e anche la sera in pizzeria, è la prima volta che parlo con lui da sola e provo una sensazione strana.
«E tu cosa ci fai ancora alzata? Cosa ti succede Claudia, sei sempre così sulle tue».
«In che senso, scusa?» Domando.
«Nel senso che sei sempre pensierosa e seriosa. Non sorridi mai, nemmeno con le tue amiche. E magari adesso ti ha dato fastidio che io sia passato davanti a casa tua, a quest’ora?»
Nonostante sia sempre circondato da tante belle ragazze, più belle di me e che farebbero pazzie per carpirgli un semplice sorriso, essere stata sfiorata dal suo sguardo mi stupisce e mi riempie di gioia.
«Ero preoccupata per mio padre, ma adesso non lo sono più, si è ripreso e sta bene». Gli rispondo. E intanto faccio un passo avanti per avvicinarmi al cancelletto. Lui fa altrettanto e ci troviamo vicinissimi.
Il cielo è stellato e provo un piacere enorme a chiacchierare con lui, mentre tutto intorno a noi è addormentato. Parliamo di noi, dei nostri interessi, dei nostri sogni e scopriamo di avere molte cose in comune. Quando ci salutiamo, sta ormai albeggiando e mi sorprendo quando mi propone di vederci presto, in mattinata, prima che arrivino gli amici, per farci una nuotata da soli sino all’isolotto. L’isolotto è solo uno scoglio aguzzo che sorge al centro della baia, ma noi lo chiamiamo così, isolotto.
Vado a letto proprio un attimo prima che mia madre si alzi. La sento muoversi, poi entra in camera mia e mi bacia sulla fronte, come quando ero bambina e mi saluta. Chiudo gli occhi, ma penso a Michele e mi sento agitata, e di dormire non se ne parla.
Muoio dal sonno, ma quando sento la musichetta del cellulare spalanco gli occhi e mi alzo. Solo io e lui, prima che arrivino gli altri, che meraviglia. Indosso il bikini azzurro, il più carino che ho, metto sopra il vestitino a fiori e corro a guardarmi allo specchio. Ho dormito pochissimo ma ho lo stesso gli occhi che mi brillano. Sono felice. Afferro la borsa da spiaggia e sono pronta.
Esco di corsa per andare all’appuntamento con Michele e mi trovo di fronte mio padre che cammina verso di me, e mi blocco.
«Papà, ma cosa ci fai qui?» Lui mi guarda e sorride.
«Sono riuscito a liberarmi. Dov’è la mamma? Voglio farle una sorpresa». Che sia riuscito a liberarsi del suo lavoro mi sembra improbabile, ma sono felice di vederlo.
«La mamma è tornata in città da te. Ha detto che le mancavi e voleva farti una sorpresa anche lei». Sentendo le mie parole la sua espressione è di puro sbalordimento. Tira fuori il cellulare e la chiama proprio nel momento in cui vedo arrivare Michele.
«Ciao, sei pronta?» Mi chiede.
«Sì, sono pronta, ma aspetta un attimo per favore». E gli faccio cenno di lasciarmi ascoltare la telefonata di mio padre.
« Ma cosa stai combinando? Io sono qui al mare perché volevo stare un po’ con voi. Ho fatto di tutto per liberarmi dagli impegni, e tu dove sei?». Lo sento dire. Poi si mette a bisbigliare e non sento più cosa si dicono, ma ho già sentito abbastanza. Mi giro verso Michele e sorridendo gli faccio cenno che possiamo andare. Lui annuisce e ha capito, glielo leggo negli occhi.
«Gli adulti sono tipi strani e a volte risulta difficile capirli». Mi dice, prendendomi per mano e iniziando a correre verso la spiaggia. Io lo seguo finalmente felice. Rido di gioia e lui mi fa eco con il suo radioso sorriso.



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor