L’Unità terapia intensiva coronarica, ovvero il reparto d’urgenza necessario in caso di infarto, è a rischio chiusura. Il senatore Lino Nessa denuncia questa situazione di sanità “distratta” e lancia un appello
Uno degli ultimi provvedimenti presi dal governo regionale di Raffaele Fitto, prima che passasse il testimone a quello guidato da Nichi Vendola, nel 2005, fu quello di dotare l’Ospedale di Martina Franca dell’UTIC (Unità Terapia Intensiva Coronarica), ossia un reparto d’urgenza necessario per intervenire prontamente ed efficacemente in caso di infarto. Raffaele Fitto inaugurò l’UTIC poco prima delle elezioni che avrebbero visto prevalere il rivale di sinistra. Al momento della sua inaugurazione, comunque, il reparto era completo in ogni suo elemento materiale (stiamo parlando di strumenti all’avanguardia e costosissimi!); mancava solamente lo staff di medici specializzati, ma sarebbero stati assunti molto presto, o almeno così pensavano tutti, sperando che Vendola mantenesse la continuità del progetto nel rispetto del lavoro e delle spese profuse. E invece è proprio dal 2005, anno dell’insediamento del primo governo Vendola, che il reparto attende di essere messo in condizioni di operatività; l’UTIC è rimasto completamente “vergine”, come Raffaele Fitto l’aveva lasciato al momento del taglio del nastro. L’ostacolo è stato sempre quello: nessun medico specializzato è stato mai assegnato al suddetto reparto.
Ma non è finita qui, purtroppo! In base al recentissimo riordino ospedaliero voluto dalla giunta Vendola, l’UTIC martinese è stato privato di ben quattro posti, in favore di altri reparti, come, ad esempio, quello di Cardiologia. Cosa significa? Significa che un cittadino martinese che ha bisogno di ricoverarsi per una serie di controlli al cuore, potrà farlo senza troppe difficoltà. Se, invece, viene colto da infarto, dovrà essere giocoforza trasportato a Taranto, nella speranza che almeno nel capoluogo bimare vi siano le possibilità per salvarlo. Nonostante, quindi, l’estrema utilità del reparto UTIC, e nonostante le risorse notevoli spese per la sua creazione, il governo regionale di centrosinistra ha deciso, de facto, di chiuderlo: il taglio di quei quattro posti rimanda ad un’imminente chiusura definitiva.
Gli esponenti martinesi del PdL combattono ormai da tempo perché Vendola presti più attenzione alla situazione UTIC: sette anni fa, Forza Italia riuscì a mettere insieme più d’un migliaio di firme nel giro di un giorno per salvaguardare il reparto. In questi giorni, invece, con gli ultimi provvedimenti e i conseguenti festeggiamenti della sinistra che, a suo dire, avrebbe salvato la sanità in Puglia, gli esponenti del Popolo delle Libertà martinese insorgono e fanno notare quanto sia grave l’atto amministrativo voluto da Vendola e di quanto sia intollerabile che la sinistra festeggi per un depotenziamento sanitario di tale portata.
Il senatore Lino Nessa, come i colleghi di partito, non ci sta e afferma: «Io ritengo che sia stata l’ultima delle bugie e delle mancate promesse che il governatore Vendola abbia fatto alla città di Martina Franca. Io ricordo che solo sette anni fa promuovemmo una raccolta di firme perché l’UTIC era stato appena inaugurato e non è stato mai aperto e messo in funzione: questo è stato il primo tradimento di molti, a Martina. Adesso, con l’eliminazione ulteriore di ben quattro posti letto, mi sembra proprio che vogliano dire che questo reparto non ci sarà mai nella nostra città. Voglio ricordare che noi avevamo combattuto per avere, finalmente, l’eccellenza dell’UTIC. Questo permette ad un infartuato di essere messo subito in sicurezza, senza perdite di tempo che potrebbero risultare fatali: a Martina questo non avverrà mai, di fatto… Io ho invitato già altre volte tutti i consiglieri di Martina che siedono in regione, a partire dallo stesso Pentassuglia, di non votare più i bilanci: non è corretto prendere voti a Martina per poi fare promesse che non vengono rispettate, soprattutto quando si parla di sanità e di vite umane. Sono molto amareggiato: quella per la salvaguardia dell’UTIC è stata una battaglia che abbiamo tutti quanti portato avanti con convinzione; avevamo anche avuto rassicurazioni che il problema riguardava solo un cardiologo che doveva arrivare là: oggi questo nuovo taglio ci fa capire che la volontà da parte loro di far funzionare l’UTIC non c’è mai stata e che si è trattata sin da subito di una farsa.»