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Il diabete/ Ammalandosi s´impara

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

9
GEN
2015
Non è una malattia che condanna, ma una patologia con la quale si può convivere benissimo, basta seguire alcuni piccoli accorgimenti. A parlarcene Nicola Saracino volontario e paziente ADJ
 
Pur essendo una patologia oramai ampiamente diffusa, non tutti ancora sanno riconoscerla, affrontarla e soprattutto assumerne consapevolezza e conviverci in maniera totalmente serena. A raccontarci la sua esperienza e a fornire dei consigli utili per i pazienti diabetici e non solo, Nicola Saracino volontario e paziente dell’ADJ (Associazione Diabetici Jonici) da aprile 2014; Nicola ci spiega l’importanza di non sottovalutare questa patologia ma soprattutto, dei consigli e dei controlli degli specialisti, così come avviene all’interno dell’Associazione Diabetici Jonici.
Come è venuto a conoscenza dell’associazione?
«Mio padre che ora non c’è più, si era iscritto quando l’associazione era in viale Magna Grecia, lo stesso mio suocero che ora ha 92 anni era iscritto all’associazione quando locava in Corso Italia presso l’ex Anffas e poi quando si trasferì qui in via Lazio. Quando a marzo 2014 ho avuto un infarto, pur essendo un atleta perché correvo, mi sono reso conto di quanto fosse opportuno iscriversi all’ADJ».
Da quanto tempo ha il diabete?
«L’ho scoperto a 50 anni».
E adesso quanti anni ha?
«Quasi 66. I primi anni riuscivo tranquillamente a controllarlo, fino al 2008: era sufficiente quella sola compressa che assumevo durante il giorno, poi l’elettrocardiogramma era ok, la vascolarizzazione pure, la glicemia anche e in seguito ho smesso di controllarmi in quanto facevo un’intensa attività fisica, correvo 3 volte a settimana, facevo 120 km al mese circa, quindi avevo l’illusione che l’attività fisica potesse bastare, poiché è risaputo quanto lo sport in genere faccia bene ai diabetici, aiuta a mantenere il livello di glicemia nei limiti.  Quando a marzo ho avuto l’infarto, ho cambiato atteggiamento, ho smesso di fare l’autodidatta e mi sono affidato agli specialisti, mi sono iscritto all’associazione che già conoscevo e i controlli sono diventati frequenti. Ora sto benissimo!».
L’idea di fare il volontario oltre che essere paziente è stata concomitante?
«Mi è stato proposto dalla Presidente, contenta del fatto che fossi un biologo o meglio dottore in Scienze Biologiche e l’idea non mi dispiaceva, per cui ho dato la mia disponibilità per tre giorni la settimana, due ore al giorno, dato che assistevo comunque mio padre che era malato di Alzheimer».
Quindi adesso non corre più?
«No, perché con il cuore non si scherza, cammino tanto a piedi, ma ho appeso le scarpe da corsa al chiodo».
Come si trova con l’associazione? Che genere di feedback c’è stato?
«Siamo entrati in sintonia subito, mettendo a disposizione dell’associazione la mia esperienza professionale, oltre al mio “saperci fare nelle relazioni interpersonali” poiché ero un informatore medico per una grossa multinazionale, ero abituato ai rapporti con le persone. Sfruttando le mie competenze all’interno dell’attività dell’associazione,  piano piano ci stiamo incastrando in modo da ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo». 
Quali consigli darebbe a un diabetico o a una persona che ha appena scoperto di avere il diabete?
«In associazione ho imparato una cosa: l’alimentazione! Non si tratta di “dieta” ma di educazione alimentare; io non ho mai fatto la dieta, perché correvo e avevo bisogno di mangiare, altrimenti avrei rischiato una crisi ipoglicemica. La Presidente Galasso spiega a tutti l’importanza del valore dei cibi, ne fa il suo cavallo di battaglia. In tandem all’alimentazione va il consulto con gli specialisti del settore, quindi cardiologo, ortopedico, chirurgo vascolare e naturalmente il diabetologo, che consigliano nel modo migliore, monitorando il paziente. Di conseguenza il controllo della glicemia diventa automatico. Io suggerisco vivamente l’iscrizione alle associazioni come la nostra, perché c’è tutto da guadagnare, considerando che oltre al controllo periodico, c’è anche il consiglio costante, quindi è una situazione perfetta. Lo scopo del diabete è imparare la propria patologia ma se si è seguiti è ancora meglio. Se il diabete è controllato costantemente si vive normalmente, evitando le conseguenze irreversibili che coinvolgono occhi e reni per esempio».
Quali sono stati i suoi sintomi?
«Non sono sempre uguali per tutti, io non avevo sete né una minzione frequente, l’ho scoperto per caso: semplicemente ho fatto degli analisi di routine dopo circa 10 anni dalle ultime, e avevo la glicemia a 270. Provai a seguire una dieta per un mese, limitando fortemente i carboidrati, ma non risolsi nulla. Ora prendo la pillola, fortunatamente non sono costretto a fare delle iniezioni di insulina». 
 
 


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