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Col senno di poi/ Ma il terrorismo non si combatte con le sfilate

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
GEN
2015
Domenica 11 gennaio 2015, a Parigi, sono scesi in piazza più di 2 milioni di cittadini, e con loro i “Grandi del mondo”. 
L’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto alle ore 11,30 del 7 gennaio, dove degli uomini armati di Kalasnikov, sparando all’impazzata, ha provocato l’uccisione di 12 persone e ferite altre 11; e altre 8 sono state le vittime causate dai successivi interventi terroristici: una poliziotta, 4 ostaggi, 2 attentatori e un loro complice, ha lasciato tutti sbigottiti e col fiato sospeso.
Abbiamo visto i politici, tutti schierati in prima fila, che manifestavano. Il quotidiano francese Le Monde ha stimato che in tutta la Francia, quella domenica, abbiano sfilato, per manifestare contro il terrorismo, più di 4 milioni di cittadini. Il Ministro degli Interni francese, Manuel Carlos Valls, ha dichiarato che è stata la più grande manifestazione popolare mai tenutasi prima in Francia.
Scrivendo quello che penso, probabilmente farò stecca nel coro, e molti non saranno d’accordo su quello che dico, ma mi chiedo, e la mia è una semplice domanda: c’è bisogno di scendere in piazza e manifestare in assemblee oceaniche per dimostrare che siamo tutti contro il terrorismo? contro la violenza cieca e becera, contro il fanatismo intollerante? Credo di no. Penso che in un Continente democratico come il nostro, non ce ne sia bisogno. Dovrebbe essere insito, esplicito, radicato e riconosciuto da tutti che il terrorismo, il fanatismo e la violenza cieca, vanno contro ogni logica democratica di libertà d’espressione e di pensiero: i sacrosanti diritti dei cittadini, che i francesi conoscono bene: Liberté, Egalité, Fraternité. 
Avrei trovato invece coerente, per la gravità dei fatti, che a Parigi, e magari in tutte le Capitali europee, alle ore 11,30 di domenica 11 gennaio, si fosse osservato un minuto di silenzio in ricordo e per rispetto delle vittime. Avrei preferito che i Governanti, presenti a Parigi quel giorno, invece di sfilare, si fossero riuniti per trovare delle risoluzioni congiunte, adeguate e schiaccianti, contro il dilagante fenomeno che sta opprimendo ormai tutto il pianeta. 
Se non interverranno precise risoluzioni governative, né due né tre e nemmeno cento milioni di manifestanti, potranno mai fermare il terrorismo e il fanatismo violento. Invece i Grandi del Mondo cosa hanno fatto? Si sono indignati, questo sì. Poi? Poi si sono messi tutti in posa, stretti stretti, per non sfuggire agli occhi attenti dei media e, in prima fila, hanno sfilato insieme a milioni di cittadini. 
E dopo l’esposizione mediatica, cosa è successo? E’ successo che ognuno è tornato a casa propria. Parigi ha disposto maggiori controlli negli aeroporti e nei luoghi “sensibili”, dislocando maggiori Forze dell’Ordine. Il Belgio si è accorto improvvisamente di avere in casa il suo da fare per scovare e neutralizzare cellule impazzite. E in Italia? In Italia si temono probabili attentati contro il Vaticano, e allora, anche lì, è stata rinforzata la vigilanza; e la Capitale ha chiesto alle autorità preposte, ulteriori rinforzi.
I Governanti cosa hanno deciso? Questo non è dato sapere, almeno io non lo so. Forse, dopo il prossimo attentato, che coinvolgerà altre città e vite innocenti, ricominceranno a diramare solenni proclami e a sfilare. Un po’ come fanno le Autorità locali, nelle processioni del Santo Patrono: salutando, sorridendo, stringendo distrattamente mani tese e all’occorrenza anche abbracciando perfetti sconosciuti. 
Allora cosa è cambiato dall’11 settembre 2001 a oggi? Cosa si è fatto da allora per contrastare e sconfiggere il terrorismo, la violenza armata e l’infiltrazione di nuclei sovversivi? Io dico poco, o forse molto poco o addirittura, nulla. Salvo le eccellenti operazioni di intelligence e di polizia dei singoli Stati coinvolti, di vere azioni governative congiunte non ne ho notizia, ma questa sarà, senz’altro, una mia lacuna. 
Siamo tutti inermi di fronte al terrorismo e questo, noi italiani, lo sappiamo già dal 12 dicembre 1969, quando in piazza Fontana, a Milano, una bomba causò la morte di 17 persone. Ce lo hanno ribadito anche il 18 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia, quando un’ altra bomba provocò la morte di 8 persone. Ci è stato confermato il 2 agosto 1980, con la strage di Bologna, che causò 85 vittime. E poi ci sono state le brigate rosse e quelle nere. E ci sono stati gli anni di piombo e le bombe della mafia.
Ma quando credevamo finalmente di esserne usciti, di esserci liberati del fenomeno, ecco che è arrivato l’11 settembre 2001, con il terrorismo internazionale e il suo fanatismo estremo, che ha provocato altre 3000 vittime.
Nonostante manifestazioni di piazza, cortei celebrazioni, fiaccolate, siamo e restiamo sempre sotto scacco. E Parigi ne è l’orribile conferma.
 


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