Il recente episodio di malaria, che ha colpito a Trento con esito mortale una bambina di quattro anni, ha riportato alla luce cupi ricordi provocando, oltre al dispiacere per la piccola, la paura che questa malattia possa nuovamente diffondersi sul nostro territorio
Vicino alla tradizionale insegna delle rivendite di sali e tabacchi di fine ottocento, c’era una piccola targa recante la scritta “Chinino di Stato”. Le poche sopravvissute al tempo e all’incuria sono ancora lì a futura memoria, come ricordo storico.
Il chinino si è rivelato la cura più efficace alla malaria che flagellava l’intera nazione e, perché fosse distribuito capillarmente nell’intero territorio, era venduto nelle tabaccherie dal Monopolio di Stato che ne deteneva anche la produzione presso gli stabilimenti farmaceutici di Torino. La malaria in Italia è stata debellata dal 1970 e l’ultimo caso, contratto in Sicilia, è stato registrato nel 1962.
Uno dei più grandi successi della ricerca italiana sulla parassitosi.
Il recente episodio di malaria, che ha colpito a Trento con esito mortale una bambina di quattro anni, ha riportato alla luce cupi ricordi provocando, oltre al dispiacere per il giovane decesso, la paura che questa malattia possa nuovamente diffondersi sul nostro territorio. L'autopsia ha confermato il referto e la diagnosi ospedaliera di morte per encefalopatite malarica.
Questa non è, chiaramente, una rubrica medica ma abbiamo raccolto le informazioni essenziali per spiegare l’eziologia e l’evoluzione di questa malattia e tranquillizzare i lettori sulla possibile diffusione.
In tal senso si può affermare che non risultano elementi probatori inerenti alla diffusione della malaria in Italia e nel resto d’Europa. Ogni caso eventualmente contratto in questi paesi sarebbe ufficializzato, proprio per dare corso ai mezzi di prevenzione, lotta e cura per contenere e stroncare l’epidemia.
Lascia, comunque, perplessi il caso di malaria forse contratto in Italia che ha provocato la morte della piccola Sonia. Perché si abbia una maggiore conoscenza del caso e la cognizione sulla diffusione della Malaria è necessario riportare alcuni concetti scientifici basilari.
La malaria è causata da un genere di sporozoi, i Plasmodium, che producono spore ad azione parassita. La trasmissione della malattia nell’uomo può avvenire solo attraverso la zanzara Anopheles.
Appartengono ai Plasmodium, quattro specie capaci di innescare la patologia malarica: il Plasmodium malarie, il Plasmodium falciparum, il Plasmodium vivax e il Plasmodium ovale. L’organismo monocellulare che ha causato la morte della piccola vittima è probabilmente il Plasmodium falciparum, la specie più dannosa all’organismo umano che provoca ogni anno migliaia di morti nelle zone più calde e umide del mondo dove vi siano abbondanti ristagni di acqua e scarsissima igiene e profilassi. La diffusione del chinino e di alcuni farmaci di moderna concezione ha ridotto notevolmente gli effetti del male sull’uomo. Non esistendo un vaccino per prevenire la malaria, la sua persistenza prevale in alcune località subsahariane e asiatiche, dove le scarse condizioni igieniche e la povertà favoriscono il proliferare di parassiti con le relative conseguenze sulla salute dell’uomo.
Come anzidetto, perché si contragga la malaria è necessaria la presenza della zanzara Anopheles. Non tutte, però, sono vettore di malaria e non è detto che anche quelle infette riescano a introdurre il Plasmodium nell’organismo umano. La zanzara che popola le estati dei nostri territori non sono Anopheles ma, in modo predominante, appartengono al genere Culex e alla sottospecie pipiens. Contrarre la malaria in Italia è, in concreto, impossibile salvo che non si determini una serie di condizioni favorevoli per l’immissione del Plasmodium nel corpo umano tramite, ad esempio, vettori artificiali, sempre e comunque provenienti da zanzara. Caso assai improbabile e sicuramente insensato.
La trasmissione della malaria non può avvenire da uomo a uomo perché la generazione dello sporozoo Plasmodium è vincolata alla sua permanenza nello stomaco delle Anopheles. In breve, la zanzara che punga un uomo affetto da Malaria ingerisce gametociti, un precursore delle spore malariche, che solo nel corpo dell’Anopheles possono trasformarsi in sporozoi che, in seguito, possono essere immessi in un altro soggetto attraverso un nuovo pasto ematico, generando quindi la patologia.
Le ultime risultanze cliniche ipotizzano che la bimba potrebbe essere stata trattata con un ago pungidito infetto. La contaminazione sarebbe avvenuta, quindi, da sangue a sangue come per moltissime altre malattie ma, come detto, la malaria richiede il cosiddetto ospite intermedio, l’Anopheles, tant’è che si è anche ipotizzata la presenza di una zanzara infetta trasportata dai paesi di origine attraverso un bagaglio.
Se sarà accertato che le modalità di trasmissione sono quelle indotte artificialmente per errore umano, si aprirebbero nuove frontiere nella possibilità di diffusione della malaria, caso questo molto improbabile. Il 25 aprile di ogni anno si festeggia la giornata mondiale per lotta alla malaria, il World Malaria Day e nell’ultima occasione sono state diffuse notizie circa la sperimentazione di un vaccino antimalarico e le possibili forme di lotta all’Anopheles che, purtroppo, dovranno essere incentrate sull’uso di sostanze chimiche ad alto impatto.
La morte della piccola Sofia, le cui cause sono evidentemente incerte, ha generato una moltitudine d’interrogativi sulla possibile diffusione della malaria in Italia. Fortunatamente i dati in possesso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e quelli del Ministero della Salute scongiurano categoricamente questa ipotesi perché l’aumento progressivo e diffuso delle condizioni igieniche e della corretta profilassi applicate dalla popolazione, accoppiate alle inidonee condizioni climatiche e territoriali, impediscono la riproduzione dell’Anopheles, vettore essenziale per la trasmissione della malattia.
Sotto il profilo sociale, il caso di malaria che si suppone sia stato contratto in Italia, ha generato un eccesso di allarme alimentato da secondi fini espressamente politici. È, infatti, stata diffusa la falsa convinzione che l’accoglienza dei migranti e dei profughi potesse favorire la proliferazione della malaria. Evidentemente la volontà di nazionalismo prevale sulla ragione e la logica. È anche peggio approfittare della buona fede popolare e della mancata conoscenza di problematiche troppo lontane dal pubblico. Non tutto può essere appreso e diffuso facilmente perché troppo specifico e necessario di studio e totale dedizione.
In realtà, come anzidetto, gli unici nemici da combattere per prevenire la malattia sono la zanzara Anopheles, la scarsa igiene, i ristagni di acque luride, le irrigazioni espanse e gli allevamenti intensivi, tutte condizioni che sono facilmente controllabili e ampiamente superate dal progresso sociale.
La malaria, come le altre malattie, è competenza del settore medico e della ricerca scientifica, unici organi realmente preposti allo studio, al controllo e alla cura.
La scelta sensata da intraprendere è affidarsi sempre alle specifiche competenze cui ricorrere anche per chiarimenti e informazioni. Nulla osta a poter seguire il corretto iter e divenirne parte attiva.