Dalle difficoltà economiche, al bisogno di una telefonata: le esigenze degli anziani sono varie, ma non impossibili da soddisfare. Lo spiega la Presidente dell’Auser, associazine impegnata nella promozione sociale e nell’invecchiamento attivo degli anziani, da anni in prima fila per i diritti della terza età
Contrastare ogni forma di esclusione sociale, migliorare la qualità della vita, diffondere la cultura e la pratica della solidarietà e della partecipazione, valorizzare l'esperienza, le capacità, la creatività e le idee degli anziani e sviluppare i rapporti di solidarietà e scambio con le generazioni più giovani: questi sono i principali obiettivi dell’Auser, un’ associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l'invecchiamento attivo degli anziani. Parole semplici, ma cariche di importanza, difficili da mettere in pratica, specialmente in tempi di difficoltà economiche. Sorta il 5 maggio del 1989, su iniziativa di CGIL e SPI, l’Auser si pone l’obiettivo di ridare dignità agli anziani, integrandoli nella società e contrastando ogni forma di solitudine e di esclusione sociale. Maria Antonietta Brigida, da anni, milita in questa realtà in qualità di Presidente: profondamente innamorata del suo lavoro, si dice entusiasta e soddisfatta della riconferma come Presidente Provinciale dell’Auser Taranto, anche se ammette che c’è ancora molto da fare in termini di ‘sensibilizzazione’ e ‘incentivazione’.
Ci racconti cosa ha significato per lei la riconferma come Presidente provinciale dell’Auser.
«Quando mi dissero che dovevo seguire l’Auser, all’inizio fui un po’ perplessa, poi, però, quando ho cominciato a lavorare nell’associazione, mi sono accorta che si tratta di un incarico stupendo: poter dare risposte immediate ai bisogni della persona anziana è fantastico. Essere riconfermata come presidente è stata una soddisfazione immensa, perché nella vita non ci sono solo gratificazioni economiche: talvolta, anche l’affetto di un anziano o la stima di una platea e un direttivo, possono rivelarsi preziose e dare un senso al tuo impegno. Mi ritengo una persona molto fortunata, perché conduco il lavoro che mi piace, lo svolgo con passione e soprattutto con dedizione. Ovviamente non sono sola, ma ci sono tanti volontari che mi aiutano a raggiungere importanti traguardi, perché altrimenti non ce l’avrei mai fatta».
Nei suoi anni di esperienza ha notato un miglioramento o un peggioramento della condizione degli anziani?
«C’è un grosso peggioramento della condizione degli anziani e purtroppo lo viviamo quotidianamente. Una delle questioni più spinose riguarda il drastico calo dei redditi e di conseguenza la diminuzione del potere d’acquisto. Prima organizzavamo le gite sociali che riscontravano una grande partecipazione, da un po’ di anni, invece, facciamo fatica a organizzarle, perché le persone rinunciano a trascorrere dei momenti in compagnia e preferiscono destinare quei risparmi a dei figli o dei nipoti in difficoltà. Gli anziani di oggi vivono una vita molto più sacrificata e nonostante ci impegniamo a dare il massimo, attraverso i nostri circoli, ci rendiamo conto che in molti hanno perso un po’ della loro serenità».
L’Auser è un’ associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l'invecchiamento attivo degli anziani: quali sono le maggiori difficoltà da affrontare per realizzare le vostre iniziative e i vostri progetti?
«Le difficoltà principali sono due: la mancanza di fondi e la mancanza di convenzioni. C’è una difficoltà economica, dal momento che non abbiamo il sostegno da parte di nessun ente e di nessuna istituzione e poi c’è la mancanza di volontari, per questo organizziamo delle campagne volte alla ricerca di nuove figure disposte a collaborare con noi».
Quindi ritiene che ci sia anche un problema di sensibilizzazione?
«Per quando riguarda il problema dei volontari, sì. I comuni, invece, non hanno ancora capito quanto possa essere importante inserire all’interno dei servizi primari, un servizio aggiuntivo. L’anziano non ha solo bisogno di un pasto caldo o della domestica che gli faccia delle pulizie, ma ha anche bisogno di qualcuno che gli parli, che lo faccia uscire e lo aiuti a distrarsi. Purtroppo però queste idee sono ancora molto lontane e non sempre sono radicate nella nostra mentalità».
Lei ha fatto, più volte, riferimento alla necessità di creare un ‘progetto sociale per tutte le età’: ci spieghi meglio cosa intende.
«Noi non siamo un’associazione solo di anziani, ma il nostro progetto è rivolto a tutte le età, in particolar modo ai i ragazzi che saranno il futuro della nostra società. Abbiamo presentato diversi progetti in vari istituti di Taranto e i ragazzi non solo hanno deciso di fare volontariato presso la nostra associazione, ma gli stessi docenti hanno scelto l’Auser per il tirocinio degli studenti delle classi di studio relative alle tematiche sociali. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere i giovani, sia perché vogliamo tramandare la grande cultura e la memoria degli anziani, sia perché vogliamo far capire che le persone della terza età non vanno abbandonate, anzi, hanno tanto bisogno di qualche parola, di una carezza e di un sorriso. Con i giovani ci stiamo impegnando in questa direzione, infatti, ad aprile organizzeremo un’iniziativa per far emergere il lavoro e i dati che i ragazzi hanno raccolto riguardo al tempo libero degli anziani».
A proposito di giovani, se dovesse fare un confronto tra gli anziani e i giovani odierni ritiene che ci sia qualcosa che i giovani debbano apprendere dagli anziani e viceversa?
«Gli anziani possono tramandare e trasferire una cultura che va dalla storia del loro vissuto, fino alle loro maestranze, mentre i giovani possono trasmettere molto delle loro attuali conoscenze. Stiamo facendo un progetto bellissimo con l’Istituto Pacinotti di Taranto, in cui gli alunni fungono da docenti per gli anziani e impartiscono loro delle lezioni riguardo l’utilizzo del computer: i nostri anziani si divertono tantissimo e da parte loro, raccontano di passate avventure e vicende».
Allora è il caso di sfatare una volta per tutte il mito secondo il quale i giovani e gli anziani sono due categorie difficili da conciliare.
«Noi possiamo dire che i nostri giovani stanno benissimo con i nostri anziani e lo dimostrano anche i nostri corsi: si crea una simbiosi fantastica ed è stupendo come i giovani riescano a insegnare con tranquillità e calma ai nonni».
L’Auser di Taranto si distingue anche per il servizio di assistenza telefonica Filo d’Argento: quali sono le maggiori richieste che vengono poste dagli anziani? È un servizio che ha avuto molto riscontro?
«Sì, Filo d’Argento è un servizio che sostiene 225 anziani e offre tre tipi di servizio: la compagnia telefonica, la compagnia a domicilio e il trasporto. Molte persone anziane vivono da sole e necessitano di una compagnia, hanno bisogno di parlare e soprattutto di essere ascoltate, perciò ci chiamano al numero verde e a rispondere c’è un’altra anziana, nostra volontaria. L’altro problema è la mobilità delle persone anziane, non solo nelle città, ma anche nei Comuni. Chi è solo, chi non può prendere un pullman o ha bisogno di spostarsi, chiama il filo D’Argento e noi ci occupiamo degli accompagnamenti: arriviamo a effettuarne quattro al giorno, presso diverse strutture, dalla posta a vari negozi. Abbiamo un progetto che si chiama ‘Non solo Spesa’ ed è convenzionato con i supermercati Coop, che vede la partecipazione di numerosi anziani: ogni giorno conosciamo persone nuove, che vengono da noi, non solo per fare la spesa, ma per svagarsi e distrarsi. Il nostro obiettivo è quello di soddisfare i bisogni primari di questi ‘senior’, dal momento che con il taglio dei fondi, molti servizi sono stati ridotti».
Parliamo di “invecchiamento attivo” cosa sottovalutiamo più spesso quando ci riferiamo agli anziani e cosa, quindi, dovremmo rivalutare a proposito di questa fascia d’età?
«Ora si vive molto di più rispetto al passato e gli anziani di oggi non possono essere classificati come una popolazione di serie B, ma come tanti individui che possono dare ancora molto alla collettività, perché dotati di tante professionalità. Mi rattrista quando a volte si accusano gli anziani di costituire una fascia sociale che ‘consuma’, che spende i soldi dell’Inps, della sanità e che sottrae lavoro ai giovani: tutto questo è impensabile. Nessuno dei nostri anziani vuole sostituirsi ai ragazzi, ma cerca semplicemente di rendersi utile in quelle mansioni che nessun giovane di oggi farebbe, basti pensare alla tutela del verde, ai nonni vigili o alla custodia dei musei. Quando capiremo che queste persone possono offrire ancora molto, allora risparmieremo due volte: sia sulla collettività, che sulla sanità. Gli anziani hanno bisogno di sentirsi coinvolti e integrati, altrimenti se rimangono soli in casa, finiscono per cadere nel tunnel della depressione, costretti a prendere psicofarmaci e a curarsi dallo psicologo».
C’è qualcosa che si sente di aggiungere?
«Sì, col vostro aiuto vorrei sensibilizzare un po’ di più le persone a conoscere la nostra associazione e inoltre mi piacerebbe lanciare un appello: la nostra unica fonte di finanziamento è la sottoscrizione per il 5xmille all’Auser, perciò chiunque volesse aiutare la nostra associazione, può farlo anche così».