Il ricordo di un fatto tragico, il suicidio del padre di un compagno di classe, diventa l'occasione per parlare di un fenomeno odioso
Presi coscienza molto presto nella mia vita del fenomeno dell'usura e della figura dello strozzino. Frequentavo allora nel 1965 la seconda media presso la scuola Vittorio Alfieri situata ai tempi in piazza Carbonelli, dove oggi a pochi metri sorge il monumento al Marinaio. Per la vicinanza a Taranto Vecchia, la scuola era il primo avamposto di incontro tra l'isola e la penisola nonchè crocevia umano fra due realtà differenti degli studenti delle famiglie del borgo e quelle di Taranto vecchia. Una commistione difficile tanto che il sottoscritto fu bullizzato (altra storia che affronteremo in seguito) in prima media, in quanto coscienzioso capo classe con tanto di nomi scritti alla lavagna dei buoni ma soprattutto dei cattivi. Questi ultimi mi procurarono non pochi problemi morali ma anche fisici. Mio compagno di banco era uno spiritoso, intelligente e scalmanato ragazzo di cui ometterò il nome. Tutto procedeva bene fin quando una tremenda mattina il professore chiamò il mio compagno fuori della classe e da quel momento non lo rividi mai più. Il padre vittima degli strozzini si era suicidato sparandosi alla tempia su una panchina di marmo in piazza Garibaldi. Ancora oggi passando vicino a quella panchina ho un colpo al cuore.
Fenomeno quello dell'usura che viene da molto lontano; da Aristotele sino ad arrivare a Ezra Pound tantissimi hanno disquisito in merito a questo perverso fenomeno, con Dante che mise gli strozzini nel canto XVII° dell'inferno, dove li descriveva come bestie accovacciate su una sabbia infuocata dovuta ad una pioggia di lava incandescente, rei,i banchieri del tempo di non trarre guadagno dal loro ingegno ma dal danaro stesso. Figuriamoci l'Alighieri al cospetto della nostra società finanziaria di oggi come resterebbe scioccato. Non basterebbe un intero inferno a contenere banche, banchieri, banchetti, tutti i personaggi dove un'economia reale e virtuale è divenuta unica protagonista assoluta in tutte le decisioni mondiali, soprattutto nei fatti recenti Italiani scavalcando di fatto la politica (Mattarella docet), in un liberismo sfrenato. Strangolati in questo inferno finanziario restano i personaggi più deboli di una società malata a pagare "dazio". A Taranto poi si sa, da anni c'è tanta gente che preferisce non mangiare pur di apparire e senza voler aprire un vaso di Pandora a questo bisogna aggiungere la rovinosa cultura del gioco che a un certo punto diventa compulsivo, rovinando intere famiglie. Complice anche la crisi che dal 2008 attanaglia il mondo, in un'Italia praticamente fallita, il giro di usura è aumentato in maniera esponenziale, tanto da assicurare alla giustizia ultimamente, nell'operazione di polizia, denominata "Caffè amaro", sei spregevoli usurai tarantini. E' solo una goccia nel mare ma la notizia mi ha riempito di gioia anche se la colpa, diciamolo, non è solo di quest'ultimi ma di tutta una società in cui una persona in difficoltà economica trova un muro davanti a sé invalicabile, rappresentato dalle banche, che prestano il danaro solo a chi lo ha già, fregandosene minimamente del risvolto sociale. Dati i tempi credo che si debba dare molta più attenzione al problema, creando eventualmente delle "banche sociali", come già nei programmi di qualche snobbato partito politico. Tempi passati quando in alcuni condomini tarentini c'era una piccola "cassa" dove molti, soprattutto operai dell'Arsenale, depositavano una somma alla comare d