Gli elettori americani, quelli che determinano le sorti di una buona parte del Pianeta, sono aggrappati a logiche che, per noi europei, non sono sempre comprensibili. L’America, per come la conosciamo attualmente, è pregna di contraddizioni quali considerare logici i conflitti armati per risolvere controversie diplomatiche, coltivare politiche espansionistiche, ignorare le gravi conseguenze dell’inquinamento ambientale, permettere la diffusione incontrollata delle armi nella popolazione civile, mentre sono abituali ipocrite castigatezze verso le differenze di genere, le relazioni extraconiugali, le diversità di vedute e l’anticonformismo. L’upper class (la classe agiata e potente) e, in parte la middle class (la classe media) americane, quelle che influiscono realmente in ambito politico ed elettorale, nonostante pratichino liberamente qualsiasi stile di vita, ostentano atteggiamenti bigotti in pieno rispetto delle tradizioni coloniali del XVII secolo.
Negli USA è tutto possibile a condizione che nessuno lo sappia e che non se ne parli, cosicché non esiste un reale concetto di privacy nel momento in cui un cittadino raggiunga uno status che lo ponga oltre la media economica e sociale della popolazione. È, infatti, probabile che si possa distruggere la reputazione di un professionista, un amministratore pubblico o un politico a causa di un flirt extraconiugale, un’omissione nel proprio curriculum o l’occultamento della propria omosessualità. In politica, la contraddizione è ancora più ampia e, anche se la moralità imposta non rispecchia realmente le qualità degli esponenti politici, la carriera di una carica pubblica può concludersi anche per una menzogna sulla sua condotta privata mentre gli è concesso adottare qualsiasi metodo possibile per finalizzare la sua attività. La massima espressione dello stato di accusa è quella verso il titolare di un incarico pubblico, lo impeachment (accusa) che è una procedura finalizzata ad accertare illeciti durante lo svolgimento delle proprie funzioni. Anche in questo caso ci sono palesi contraddizioni tant’è uno dei casi più clamorosi d’impeachment negli States ha riguardato l’ex presidente Bill Clinton inquisito per aver mentito in merito a rendez-vous avuti con una stagista, presso la Sala Ovale della Casa Bianca, tanto da pregiudicare definitivamente la sua carriera politica. Il 24 settembre scorso, Nancy Pelosi, la presidente della Camera statunitense e leader del Partito Democratico al Congresso, ha ufficializzato l’adozione dello impeachment per l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In considerazione dell’indole di Trump, sembra strano che questi non fosse stato già rinviato a giudizio per il suo operato ma la sua nota scaltrezza, almeno pari alla sua grettezza, l’hanno salvato, perfino, dalle accuse di contatti segreti con il governo russo e delle sue interferenze nelle relative indagini. Trump è accusato di aver esercitato notevoli pressioni, ivi compresa la minaccia di sospendere i finanziamenti in corso, nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché aprisse un’inchiesta contro Joe Biden, ex vicepresidente americano divenuto il più probabile sfidante di Trump alle prossime elezioni. Trump, facendo uso di coercizioni da lui ammesse, avrebbe tentato di discreditare Biden accusandolo di aver fatto rimuovere un giudice ucraino che indagava sul figlio dell’ex vice presidente, poiché dirigente di una multinazionale ucraina del gas, oggetto d’inchiesta. Di fatto, il figlio di Joe Biden non è accusato di alcun reato mentre il giudice è stato rimosso per corruzione internazionale e non perché l’ha voluto Biden. Donald Trump avrebbe, quindi, abusato del proprio potere ricattando il presidente ucraino affinché individuasse pecche nella condotta del suo vice al fine di pregiudicarne la futura campagna elettorale. Conscio della sua condotta illecita, per raggiungere i suoi scopi, Trump non ha fatto ricorso all’intelligence americana ma a uno stato straniero posto volutamente in condizione di sudditanza economica.
Quasi certamente, se il processo d’impeachment dovesse concludersi con un’accusa formale, Donald Trump non dovrebbe essere sottoposto alla maggiore pena che prevede la rimozione o destituzione dalla carica (removal from office) e l'interdizione dai pubblici uffici (disqualification) ma subirebbe una grave compromissione della sua seconda candidatura alle elezioni presidenziali del 2020. Il paradosso statunitense fa sì che un intrigo internazionale finalizzato a interessi privati e una fellatio clandestina siano equipollenti per la messa in stato di accusa di un presidente degli States.