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L´ombelico della discordia

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
OTT
2019

Il 4 ottobre di ogni anno, Bologna festeggia il suo santo Patrono. I programmi civili e religiosi dedicati a San Petronio sono molto vasti e, come succede in ogni città italiana, quelli patronali sono fitti di appuntamenti finalizzati a riunire i bolognesi attorno alla loro città e le sue tradizioni. Quest’anno, inoltre, i festeggiamenti religiosi hanno coinciso con l’elevazione di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, a cardinale. Il tema conduttore delle manifestazioni petroniane 2019 è stata l’accoglienza e, oltre alla liturgia dedicata al santo, si sono articolate moltissime iniziative incentrate sull’ospitalità. In Italia, l’accoglienza è, spesso, espressa attraverso la mensa, simbolo di condivisione della propria casa, disponibilità, accettazione. È sufficiente visitare il Paese per scoprire che gli italiani sono ospitali, salvo situazioni sporadiche che, comunque, non rappresentano la reale identità nazionale. Non potrebbe essere diversamente giacché l’Italia è un millenario crogiolo di popoli molto differenti e provenienti da località geografiche anche molto distanti. L’offerta del cibo, oltre a essere un simbolo di accoglienza, lo è anche di buon auspicio e prosperità che si desidera condividere. A Bologna la tradizione culinaria comprende piatti tipici come le tagliatelle, le lasagne, il ragù, il gran fritto, la mortadella e, principe delle pietanze, il tortellino, la tipica pasta all’uovo a forma di ombelico, ripiena di lombo di maiale, prosciutto crudo, mortadella, Parmigiano-Reggiano, uova e noce moscata. Così come in ogni località si propone il piatto tipico locale, a Bologna si coglie ogni occasione per offrire i tortellini, realizzati rigorosamente a mano, e cotti in brodo di manzo e cappone. Come le orecchiette in Puglia. Durante la festa per San Petronio, il tortellino è il protagonista culinario ma, proprio per assecondare il tema dell’accoglienza, quest’anno, in alternativa al rigido disciplinare, al tortellino si è affiancata una pasta del tutto simile, dove il maiale è stato sostituito dal pollo. È un tortellino? No ma vi assomiglia e ha permesso a chiunque di partecipare collettivamente al festoso e tradizionale convivio senza preclusione per gusti, esigenze alimentari e veti etici o religiosi. Una piccola percentuale di tortellini rivisitati. I tradizionalisti, le congreghe culinarie, gli speculatori politici hanno gridato allo scandalo ma è sufficiente allontanarsi da Bologna di qualche chilometro perché il ripieno dei tortellini contenga tutto lo scibile umano senza destare scalpore. Il maggiore contestatore della rivisitazione è stato il pantagruelico leader della Lega, Matteo Salvini, che ha ritenuto il ripieno di pollo, una forzatura che distrugge le tradizioni, voluta solo per soddisfare le esigenze della popolazione islamica. A suo dire, il colpevole del sacrilegio sarebbe stato proprio l’arcivescovo Zuppi, il quale, dichiarandosi estraneo all’iniziativa, l’ha, invece, molto apprezzata. In sostanza, mentre in sede governativa si definiscono i dettagli per salvare l’Italia dal tracollo, piuttosto che lasciare ai bolognesi la libertà di festeggiare la loro città, come e con chi vogliono, c’è chi ha trovato il tempo e le motivazioni per attaccare sempre e comunque chiunque voglia vivere in Italia con serenità e armonia. In assenza di valide argomentazioni, si tende a strumentalizzare la tradizione imponendo usi e costumi pur di contrastare chi non rispecchi i canoni di una presunta italianità. Di fatto, i tortellini al pollo sono stati serviti con quelli tradizionali perché il cibo offerto durante i festeggiamenti è stato solo un’opportunità per condividere la propria vita. La tradizione italiana è fatta di cultura e stile ma anche d’innovazione e sperimentazione. Il tutto proiettato verso un futuro che comprenda il meglio del passato ma senza preclusioni per le utili novità. Spesso, molti conservatori, specie in ambito culinario, ignorano che la maggior parte dei piatti tradizionali della nostra nazione derivano da ricette provenienti da luoghi e culture anche molto lontane dalla nostra. L’intera cucina, così come l’essenza del popolo italiano, è frutto di scambi interculturali di origine millenaria nonostante le pretese di gretti difensori dei confini di una nazione che, per la sua posizione geografica, non può che appartenere al mondo. 



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