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Craxi, il film e le polemiche sull´ottimista dal garofano rosso

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
GEN
2020

Recensire un film prima di averlo visto è sicuramente inusuale, ma se dobbiamo innovare, e guardare al futuro, dovremo pur battere strade nuove, o no? Gianni Amelio rivisita la figura di Bettino Craxi e in Italia si riaccende il dibattito. Ricordo un titolo, in merito, che mi è sempre piaciuto: “Hoffa. Santo o mafioso?” Potremmo dire lo stesso anche di Craxi, come di tanti uomini di potere, le cui contraddizioni sono state messe sotto la lente di indagine dei posteri, in ragione del loro ruolo nelle sorti di grandi comunità.

Già, perché l’elemento interessante di questa “prerecensione” (se la Crusca mi perdona, petalosamente…), è proprio la contraddizione. Ne abbiamo già parlato, ma è ormai il sale, la vera questione centrale della contemporaneità. Per decenni ci siamo formati sui libri di storia, che raccontavano i personaggi con un appiattimento reso possibile dal gran tempo trascorso, dalla penuria di video, di post su facebook, e di filmati scomodi caricati su youtube. C’è voluto del tempo per analizzare a fondo le figure più mitizzate, o vituperate, dei secoli scorsi, perché era difficile entrare nella complessità delle loro vite, uscire dal racconto edulcorato che ci è giunti, senza i documenti e l’approfondimento necessari, che solo in pochi potevano permettersi.

Per personaggi più recenti non è così. Craxi divide moltissimo, ancora oggi, perché alcuni lo considerano un riformista, capace di sganciare la sinistra italiana massimalista da un ruolo velleitario e subalterno, mentre altri snocciolano le condanne legate al malaffare, alle tangenti, a quel sistema della “Milano da bere”, che finì nelle tragedie di Mani Pulite. Sono entrambe tesi che hanno del vero, ed io non voglio sottrarmi ad un giudizio personale, perché altrimenti… che “prerecensione” sarebbe mai questa?

Ritengo dunque che Craxi fosse un uomo perfettamente calato nel suo tempo, capace di dominarne il presente, ma privo di lungimiranza rispetto alle degenerazioni che sarebbero scoppiate in futuro.  Il vero nodo irrisolto, che genera spesso una forma distorta di retrotopia, è che “i bei tempi”, così come oggi vengono da molti rimpianti, erano molto meno belli di come apparivano. Il giudizio sull’uomo non può prescindere dall’analizzare il prezzo che le generazioni successive stanno ancora pagando, non certo per colpe attribuibili esclusivamente a Craxi. Ciò che non credo si possa dire, è che Craxi fu un martire, anche se, ridurre la sua esperienza politica alle vicende giudiziarie, non rende appieno le contraddizioni di quel tempo.

In definitiva, le polemiche sull’ottimista dal garofano rosso, come lo descriveva Antonello Venditti, in una splendida canzone, nascondono la vera tragedia del nostro paese: non essere riusciti, dopo tanti anni dalla fine della prima Repubblica, a costruire un sentire comune, che tenga assieme le contraddizioni in cui siamo immersi, senza riproporre, in modo acritico e non politico, le eterne contrapposizioni tra manichei, da un lato, e lassisti, dall’altro. Ecco, io ho detto la mia, prima di vedere il film. Dopo, si sa, sarebbe stato un gioco da ragazzi. 




Commenti:

Umberto Mosso 10/GEN/2020

Concordo sostanzialmente, pure io non avendo visto il film. Ma non è aver visto il film che ci impedisce di ragionare su Craxi. Ragioniamo di politica e storia recente, non siamo critici cinematografici.

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