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E pigliate ‘na pastiglia

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

14
GIU
2013
La donna più anziana del mondo ha 115 anni. E’ rimasta sola a mantenere il primato dopo che il suo collega anagrafico, nipponico pure lui, ha tirato i remi in barca al giro di boa dei 116. La vegliarda è nata quindi nel Giappone del 1902, che in quegli anni esportava linee curve e il gusto per certe decorazioni che in Europa si andavano trasformando nei “colpi di frusta” tipici dell’Art Nouveau.  Nello stesso anno Francesco Giuseppe non si decideva ancora a mollare il trono austro-ungarico, in Italia Vittorio Emanuele III aveva inaugurato da un paio d’anni un regno che sarebbe durato fino all’abdicazione del ‘46, e in Vaticano era papa Vincenzo Gioacchino Pecci, Leone XIII, il primo a essere ripreso nella prima pellicola italiana tuttora esistente. Profondo conoscitore della lingua latina, il pontefice era molto parco a tavola: non andava oltre un brodino, un’ala di pollo al mattino e un mezzo petto alla sera. Chissà se i cuochi del Vaticano utilizzavano il preparato per brodo Grabinski, di Bologna, “superiore -come recitava la reclame- per gusto e sostanza a tutti i brodi in commercio, indispensabile ai villeggianti, touristes etc., in vendita presso i migliori salsamentari e droghieri delle principali città d’Italia –listino gratis a richiesta”. Ora il preparato Grabinski non esiste più, probabilmente perché era un brand difficile e poco eufonico; sfido a creare un jingle: l’unica rima possibile è con Zagrebelsky, lo sfortunato giurista che non è diventato Presidente della Repubblica proprio a causa della difficoltà nel scrivere il suo nome. Se Z. si fosse chiamato Gustavo Rossi o un qualsiasi cognome riconosciuto dal T9, a quest’ora Napolitano starebbe con la signora Clio a Capri. Ma ritorniamo al 1902. Era un’Italia di tradizione agricola, quando i manifesti pubblicizzavano lo zolfo extrafino per le viti Poggi & Astengo, “i più ricercati e preferiti perché i più economici ed efficaci”, e i malanni si curavano con le Pillole Pink, che promettevano “guarigioni autentiche: le attestazioni sono firmate dai vostri amici, dai vostri vicini”. Le concorrenti, le Pillole Fattori, forti dell’anatomica certezza che dalla bocca in giù è tutto un attimo, facevano anche di meglio, essendo imbattibili contro “alito cattivo, gastricismo, catarro intestinale, emorroidi  e stitichezza”. Pochissime macchine in quegli anni, quando segretario della Fiat era Giovanni Agnelli, dalla cui genia sarebbero scaturiti Gianni, Lapo e la Multipla. Si andava tutti in bicicletta, in particolare le Styria, “marca di prim’ordine” che permetteva anche la vendita “in comoda rateazione mensile se con ottime referenze e speciali comodità di pagamento ai signori Ufficiali senza alcuna garanzia”. Mi viene un dubbio: qual era l’estensione entro cui sistemare quelle “ottime referenze”? Facciamo un esempio: avrebbero mai concesso la rateizzazione a Mimmo Mele, l’ex parlamentare dell’UdC che fu coinvolto in uno scandalo a luci rosse a base di sesso e cocaina? Ecco, non lo so. Forse Mele non avrebbe potuto nemmeno comprarsi la bicicletta nel 1902, ma ai giorni nostri è divenuto comodamente Sindaco di Carovigno.
 


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